Piattaforme:PC, PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One
Genere:Survival horror
Sviluppatore:Creative Assembly
Data uscita:7 ottobre 2014
Fan di Alien gioite, perché quello che stiamo per raccontarvi ha dell’incredibile: finalmente qualcuno è riuscito a creare un titolo capace di rendere merito e omaggio a una delle saghe fantascientifiche più famose di sempre. SEGA e Creative Assembly hanno messo in piedi un gioco di valore, in grado di rapirci dal primo minuto e che ci ha impressionati sia come fan della serie sia da puri videogiocatori.
La formula per ottenere una produzione di successo è stata particolarmente semplice a dire il vero, ed è bastato togliere esplosioni e scontri a fuoco sotto testosterone per riportare sui giusti binari un filone di giochi su licenza che non è mai riuscito a convincerci. Basti pensare di recente al disastro fatto sempre da SEGA con Alien Colonial Marines o a uno dei molteplici shooter aventi per antagonista uno tra gli alieni più famosi del cinema, escludendo ovviamente quell’Alien versus Predator che tanto ci aveva esaltato nei primi anni del 2000.
E così ha inizio una nuova storia…
Alien Isolation non è un semplice videogioco basato sulla saga di Alien ma vuole inserirsi di prepotenza nella narrazione tra Alien e Aliens Scontro Finale, buttando nel calderone nientemeno che la bella Ripley. Non stiamo parlando però della tostissima Ellen interpretata da Sigourney Weaver come ci si potrebbe aspettare, bensì di sua figlia Amanda, che pur di recuperare le poche informazioni contenute nella scatola nera della Nostromo si imbarcherà in un viaggio pieno di pericoli verso la stazione spaziale Sevastopol.
Ci troveremo per le mani una protagonista spinta dall’affetto e dalla voglia di scoprire la verità su quanto accaduto, che dovrà però ben presto affrontare da sola problemi all’apparenza insormontabili. Prima che le cose vadano storte infatti non passeranno più di cinque minuti e il giocatore si troverà da subito invischiato in un susseguirsi di eventi devastanti. In questa avventura non saremo completamente soli, anche se la caratterizzazione dei personaggi secondari non riesce a colpire nel segno, e tra qualche banalità e linee di dialogo davvero troppo poco incisive ci si dimenticherà davvero in fretta di tutti loro. Anche Amanda, purtroppo, andrà incontro alla stessa sorte e per il giocatore, senza poterla vedere in volto se non in rarissime occasioni e senza la possibilità di delinearne con precisione il carattere proprio a causa dei dialoghi scontati, diverrà difficilissimo provare dell'attaccamento.
Tutto questo è amplificato dalla mancanza di espressioni facciali convincenti, da un comparto animazioni che non ci ha convinto, quantomeno per gli umanoidi, e da un doppiaggio non particolarmente esaltante seppur sufficiente. La storia procede su binari piuttosto standard, senza grossi twist o colpi di scena, ma ricalca i racconti spaziali più noti, con portelloni in avaria continua, missioni di soccorso e recupero e chi più ne ha più ne metta, rimanendo comunque dentro canoni ben delineati da altre decine di produzioni simili.
Se in tutto ciò potrebbe leggersi un nota di disappunto è solo perché il resto ci ha convinto a tal punto da poter mettere in ombra i difetti sopraelencati, trascinandoli in secondo piano e rendendoli addirittura dimenticabili durante la campagna.
Ma cosa ci ha esaltato così tanto? Cosa è stato in grado di farci valutare il gioco così favorevolmente? La risposta è semplice: Creative Assembly ha lavorato ad Alien Isolation esattamente come un fan avrebbe fatto. Tutti i riferimenti al primo film, l’atmosfera perfetta della stazione spaziale, i tunnel stretti e claustrofobici e in generale la sensazione di trovarsi davvero in quel 2055 disegnato e ideato da Ridley Scott sono elementi di assoluto valore nella produzione. Una cura sbalorditiva che, persino nei colori e nei giochi di luce, riesce a far respirare le medesime sensazioni della pellicola, in una situazione più unica che rara a dire il vero. Gran merito di tutto questo viene dal sistema di illuminazione sublime che il motore di gioco mette in mostra, facendo spaventare il giocatore con giochi di luce incredibili, con lampi che filtrano dalle grate proiettando sul muro ombre impressionanti capaci di modellarsi nella mente del giocatore in paura e tensione.
Non
dimentichiamoci infatti che Alien Isolation è prima di tutto un
survival horror con gli attributi, punitivo e particolarmente difficile
se preso sottogamba. Le meccaniche di gioco in realtà sono estremamente
basilari, con Amanda che potrà correre per i corridoi o muoversi a
carponi sperando di passare inosservata. Una preda in costante bisogno
di riparo e sicurezza, quella sicurezza data a volte da un semplice
armadietto chiuso o dal nascondersi sotto un lettino, esattamente come
quando da bambini si cercava riparo dalle paure più primordiali. In
Alien Isolation queste paure sono ben identificabili e la realizzazione
dell’Alien non lascia spazio a dubbi: quello che ci sta dando la caccia è
un essere spietato, senza scrupoli, che ci fiuta, sente l’odore della
nostra paura, è intelligente e anche terribilmente veloce. Farsi
scoprire vuol dire morire e questo nel gioco porta a due elementi
contraddistinti: il primo ovviamente è la scarica di adrenalina che ci
arriverà non appena sentiremo il fiato della bestia sul collo e la resa
del cervello conseguente all’idea di aver fallito la missione; il
secondo, purtroppo, deriva dalla realizzazione istantanea di dover
ricominciare tutto da un checkpoint posto in chissà quale altra parte
della stazione. Il titolo utilizza un sistema di savegame vecchio
stampo, con postazioni fisse nelle mappe dove registrare i nostri
progressi, e non sempre ci sarà concesso di avere salvataggi nel breve
periodo di tempo. Diciamo purtroppo perché questo si rivela un problema
in termini di esplorazione a lungo andare. Durante la nostra run, il
primo impatto si è sempre rivelato il migliore, e questo nonostante
girassimo alla rinfusa e alla cieca cercando questo o quell’oggetto per
far partire un evento o semplicemente frugassimo cassetti e ripostigli
per ottenere importantissimi elementi per il crafting. Morire e dover
rifare un pezzo strappa completamente la voglia di riesplorare l’intera
zona, visto appunto l’elevata tensione che permea il titolo, spingendo
invece il giocatore a “correre” verso gli obiettivi chiave così da poter
proseguire nella storia. L’alta difficoltà del gioco fa sì che questa
situazione si ripeta più volte nell’arco della stessa sessione,
arrivando a frustrare il giocatore più che a tenerlo sulle spine. Alien
Isolation non è inoltre un gioco di terrore nel vero senso del termine,
gli spaventi presenti sono pochi e abbastanza telefonati, ma è lo stato
d’animo che inietta durante le fasi di gioco più tese a renderlo davvero
unico.
Oltre all’alieno, che rappresenta la minaccia principale ed è indispensabile per dare la sensazione di essere sempre braccati, incontreremo anche l’equipaggio ostile della stazione, terrorizzato e spietato forse in maniera sin troppo eccessiva, e gli androidi, anch’essi ovviamente ostili. Sfuggire a questi nemici non è difficile come per l’alieno e anzi gli androidi risultano facilmente raggirabili vista la loro lentezza, tale per cui correre intorno a un tavolo sarà più che sufficiente per mandarli in tilt. Gli umani invece sono solitamente armati e con un paio di colpi possono metterci ko, motivo per cui usare una maggior strategia è davvero fondamentale.
Possiamo alternativamente decidere di usare la forza bruta piuttosto che uno stile di gioco stealth, sfruttando un revolver o una sorta di crick per il corpo a corpo, o costruire addirittura bombe e molotov con gli oggetti sparsi per le stanze. L’uso delle armi resta comunque altamente sconsigliato, il sistema di shooting non tiene conto delle hitbox dei nemici (sparate in testa a un umano e questo continuerà a sputarvi piombo contro) rischiando così di farvi sprecare le già poche munizioni, e inoltre il rumore dei colpi potrebbe attirare a voi l’alieno facendo più danni che altro. Sfruttate invece il frastuono creato dagli umani a vostro favore per utilizzare come piccolo cucciolo da compagnia l’alien e fargli liberare interi corridoi, mentre voi vi godete lo spettacolo da qualche angolo buio.
Per
proseguire in Alien Isolation intelligenza e nervi saldi saranno
indispensabili, anche se il duro e crudo gameplay viene attenuato da un
paio di trovate interessanti come una mappa tattica che vi indicherà
sempre il punto dove dirigervi e un comodissimo rilevatore di movimento,
purtroppo non particolarmente accurato o meglio, non come avremmo
voluto, visto che vi mostrerà l’alieno e gli altri pericoli ma si
dimenticherà di porte e navette, facendo perdere un po’ di atmosfera. Si
inseriscono nell'amalgama del gioco alcuni mini giochi per aprire i
portelloni sigillati, i soliti collezionabili e alcuni terminali di
accesso dove approfondire trama e storia di background.Oltre
alla campagna principale, la cui longevità è decisamente variabile e si
attesta tra le 12 e le 18 ore a seconda del vostro approccio, il menù
principale prova a proporre anche una modalità secondaria a punteggio
denominata survival nella quale dovrete semplicemente tentare di
arrivare il prima possibile al termine dello stage completando più
obiettivi principali nel minor tempo possibile, per poi paragonare i
vostri punteggi a quelli dei vostri amici.
Abbiamo già detto che l’atmosfera, il design e la realizzazione delle location e dell’alieno sono fenomenali, vicinissime alla perfezione, e se dovessimo eleggere un ulteriore punto saldo nella produzione indubbiamente citeremmo il sonoro. Con i bassi al massimo, le luci spente e un impianto 5.1 il gioco vi farà tremare le budella dalla tensione. I passi del’alieno rimbomberanno in ogni dove mentre si sposta rapidamente tra le tubature e corre sopra e sotto di voi senza che possiate vederlo. E proprio questo che ci ha appassionato del gioco, al di là delle lacune di programmazione, ed è questo che vogliamo premiare: la capacità di regalare emozioni, elemento sempre più raro nelle produzioni moderne.
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sabato 4 ottobre 2014
Alien Isolation
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