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LE ISTRUZIONI PER AVERE IL MASSIMO DA PINTEREST E ISTAGRAM:


Così in questo sottobosco di una rete sempre più partecipata si accreditano realtà come Foursquare, Pinterest e Instagram. Per operatori e aziende diventa prioritario conoscere e presidiare queste nuove agorà digitali. Oggi vorrei fornirvi alcuni consigli legati a questi tre social network ibridi, mobili, condivisi. Lo faccio però appoggiandomi a tre osservatori speciali che – per i rispettivi media sociali – analizzano ciò che avviene e monitorano gli sviluppi, riuscendo ad intercettare a loro volta una community di “aficionados”. Ringrazio, quindi, per queste successive riflessioni l’osservatorio Foursquare Italia, il team di Pinterestitaly e la community degli Instagramers Italia. 

Foursquare-Explore-searchFoursquare

Partiamo da Foursquare e quindi spostiamo i riflettori dal come sto (Facebook docet) al dove sto (Foursquare, appunto). Con questo geo-social network nato nella primavera del 2009 in Nordamerica e divenuto un caso di successo in tutto il mondo, la sfida è combattuta a suon di check-in, tip e special. Secondo i dati dell’osservatorio Foursquare Italia il tasso di crescita percentuale soprattutto tra le brand page italiane è a tripla cifra negli ultimi mesi. Boom che riguarda soprattutto il settore turistico per quello che viene definito il primo “so-lo-mo“, acronimo che esplicitato afferisce all’identità di Foursquare: social, local e mobile. «Per le aziende la forza di Foursquare è il fatto che viva in simbiosi con gli altri, sollecitando le reti di amicizie che gli utenti hanno su Facebook e Twitter e abbracciando i devices mobili», racconta Roberto Cobianchi, fondatore dell’osservatorio Foursquare Italia, realtà nata nel 2010 e impegnata a studiare il social network con il coinvolgimento di una decina di blogger e redattori.
Attenzione ai piccoli. Nell’agone si combatte una battaglia che vede schierati indistintamente i Davide e i Golia. Così accanto al 13% delle pagine di grandi brand e catene commerciali si schiera un 12% di micro-store e imprese familiari (aggiornamento aprile 2012). «Le aziende che vinceranno questa sfida saranno quelle che combineranno social, local e mobile: l’Italia dei mille campanili e dell’uso intensivo degli smartphone gioca un ruolo fondamentale». Ecco allora tre consigli costruiti insieme all’osservatorio Foursquare Italia al fine di valorizzare al meglio i plus del social network.
Consiglio uno. Ricordarti che le applicazioni di Foursquare sono diversificate
Si va dalle campagne di branding alle azioni di guerrilla fino all’utilizzo come fundraising. Uno degli obiettivi è aumentare il foot-traffic, far venire clienti nello store, in un museo o in un luogo turistico sbloccando uno “special“. Uno dei pionieri a Londra è stato il brand di calzature Jimmy-choo, che ha inventato il “Catch a Choo”, una caccia al tesoro per Londra. Per chi ha punti vendita il primo consiglio è attivare promozioni digitali, ovvero gli “special” di Foursquare, e attirare il ceck-in all’interno dello store. Dal ceck-in viene poi attivata la notifica alle varie reti sociali.
Consiglio due. Sfrutta le nuove potenzialità di integrazione con le reti sociali
Da poco è possibile per i brand lanciare aggiornamenti. Così la brand page può comparire negli stream. La cosa interessante è che a questo aggiornamento può essere associata anche una promozione. «È una opportunità grandiosa perché così si crea lo special e si informano i sostenitori, lavorando sugli aggiornamenti condivisi delle reti sociali», precisa Cobianchi. Ai brand viene di fatto offerto un megafono che prima non c’era. Per evitare che il brand possa essere invasivo occorre programmare: esserci ma con moderazione.
Consiglio tre. Crea sinergie tra i vari social online e tra le attività online e offline
Gli utenti Foursquare spesso sono anche instagramers attivi e tra le due community ci sono molte similitudini. Perciò è auspicabile stimolare azioni comuni sui due social, come un’attività fotografica a seguito di un check-in. Altra sinergia è tra online e offline. Poiché Foursquare non si basa su una segnalazione invasiva da parte dell’applicazione sul device, occorre creare degli ancoraggi, raggiungere le persone anche con mezzi tradizionali. Dalla vetrofania al menu di un ristorante fino ai coupon cartacei con il simbolo Foursquare. «Se l’utilizzo di questo social media è ritenuto importante occorre segnalarlo perché la separazione tra ciò che viaggia nella carta e quello che viaggia online deve essere ricomposta», conclude Cobianchi.

Pinterest


Nato meno di due anni fa Oltreoceano dalla genialità di Evan Sharp, Ben Silbermann e Paul Sciarra e dedicato alla condivisione di foto e alla loro catalogazione, Pinterest registra oggi una crescita senza precedenti. E a pinnare sono soprattutto le donne. Per Pinterestitaly – osservatorio fondato da Domenico Armatore, Azzurra Tacente e Paola Sangiovanni – tra le tipologie di immagini pinnate dai brand spiccano quelle del settore food e beverage con il 22%. Seguono immagini sul mondo femminile, case e arredo per il 15%, abbigliamento e calzature per il 12%.
Pinterest presuppone una forte attività (e una certa velocità) nel pinnare e ripinnare. E una idea di condivisione del brand “laterale”: non solo il mero prodotto o servizio con tanto di tariffario in bella vista (che è pure fattibile e in alcuni casi presenta dei vantaggi oggettivi) ma l’immagine emozionale, la firma proposta in modo indiretto (e forse più  efficace). Ecco allora tre consigli per pinnare con successo:
Consiglio uno. Punta su originalità e accuratezza delle informazioni
La precisione nel descrivere la foto con tutti gli elementi informativi necessari è fondamentale. Secondo Dan Zarrella i contenuti più condisivi sono quelli con una descrizione più dettagliata. E poi è meglio pinnare foto da un proprio archivio, brandizzando le immagini proprie e inserendo parole chiave e tag utente. Accuratezza e originalità suscitano repin e like.
Consiglio due. Repinna e dì la tua sul contenuto che hai condiviso
Per i brand è fondamentale partecipare alla conversazione in rete, anche su Pinterest. Perciò repin e like sono un must, ma per Pinterestitaly occorre anche interagire attraverso commenti e mentions. Inoltre pinna anche i video da YouTube e Vimeo e lega l’account dell’azienda a Facebook e Twitter per offrire costanti aggiornamenti.
Consiglio tre. Attiva i tools per rendere più agevole la gestione dell’acccount
Da Pinterestitaly arrivano tre segnalazioni di tools facilmente attivabili: Pinstamatic, che permette di pinnare molto più di una foto, scegliendo tra un website, un account Twitter o una traccia presente su Spotify. Pinalerts, che consente una volta selezionata una notizia o un’area di interesse, di ricevere via mail notifiche specifiche. In ultimo Pinpuff, che permette – inserendo la mail e l’ID utilizzato in Pinterest – di ottenere un rank dell’influenza e il reach basato sui followers influenzati e sulle specifiche attività.

WINDOWS 10 TRUCCHI E CONSIGLI:


Windows 10, in sostanza, porterà con sé una valanga di nuove funzioni, ma alcune in particolare risultano più interessanti ed utili di altre | Requisiti minimi per Windows 10. Tra le tante novità di Windows 10, oggi vi segnalo le 6 che a mio avviso sono davvero rivoluzionarie ed esclusive, quelle che purtroppo non avremo mai su Windows 8 e che sicuramente rendono unico il nuovissimo Windows 10. Ovviamente quelle che seguono non sono le uniche novità di Windows 10, ma sicuramente sono quelle che lo rendono così esclusivo, che lo differenziano dal passato e che ci fanno venire voglia di scaricare, provare e installare immediatamente Windows 10.
Nuove funzionalità di Windows 10: Start Menu
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Rimosso con Windows 8, apprezzatissimo in tutte le versioni precedenti di Windows, il menù Start finalmente tornerà con Windows 10. E sarà potenziato, personalizzabile, conterrà applicazioni in stile Metro. Sarà un menù Start davvero fantastico, che gli utenti aspettano con ansia e che finalmente farà il suo ritorno con Windows 10.
E’ vero, si può avere una cosa simile anche su Windows 8 con il programma Stardock’s Start8, ma ò’esperienza utente non sarà esattamente uguale.
“Universal Apps” nel Desktop di Windows
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Finalmente tutte le applicazioni in Windows 10 si comporteranno allo stesso modo. Tutte le app, sia quelle Metro che quelle classiche, potranno essere ridotte in finestra, spostate sul desktop, ingrandite o rimpicciolite. Insomma, una funzione davvero utilissima che migliora il multitasking di Windows e ci permette di lavorare in libertà con tutti i nostri programmi.
Anche questa funzione si può già avere in modo similare usando il programma ModernMix su Windows 8.
Virtual Desktops
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Disponibili da tempo su Linux e Mac, finalmente i desktop virtuali arrivano su Windows con Windows 10. Milioni di utenti li aspettavano con ansia e finalmente i desktop virtuali arriveranno anche sul sistema operativo di Microsoft.
Task View (aka Exposé)
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Sempre per migliorare il nostro multitasking e la gestione di più applicazioni contemporaneamente, arriva in Windows 10 una funzione che gli utenti Mac hanno da tempo, cioè la possibilità di gestire velocemente e comodamente tutte le applicazioni aperte grazie ad una sorta di carosello 3D facile e veloce da gestire.
Questa funzione si può già avere anche su Windows 8 usando un programma come Switcher 2.0.
Assistente vocale e Notification Center
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Con Windows 10 arriverà anche Cortana, il famoso assistente vocale di Microsoft disponibile da tempo per Windows Phone. Peccato solo che, almeno inizialmente, Cortana non supporti pienamente la lingua italiana. Speriamo che supporti presto il nostro idioma, ma non ho idea di quanto tempo potrebbe servire per vedere Cortana perfettamente funzionante in italiano.
Per ora si possono avere funzioni simili su Windows usando Google Chrome, il browser internet di Google che offre assistente vocale e centro notifiche in modo completamente gratuito. Con la voce, poi, possiamo usare Google Chrome per navigare su internet e aprire siti internet senza mai toccare il PC.
Prompt dei comandi decisamente migliore
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Finalmente anche il prompt dei comandi di Windows è stato potenziato e migliorato: è avanti anni luce rispetto a quello di Windows 8 e offre funzioni richieste da tempo dagli utenti, come il tanto atteso CTRL+V per incollare, Shift per selezionare il testo e altro ancora.
Ecco, abbiamo concluso. Queste erano le migliori e più importanti novità introdotte da Microsoft con Windows 10, novità che rendono il sistema operativo di Microsoft davvero unico, interessante, potente e completo. Ricordiamo che la Technical Preview di Windows 10 è giù disponibile al download e tutti gli utenti possono scaricare, installare e provare in anteprima Windows 10. Si tratta di una versione ancora acerba, ma vi permette di testare in anteprima tutte le novità di Windows 10 aspettando il rilascio ufficiale, che avverrà in Aprile 2015.


WINDOWS 10 GUIDA ALL'AGGIORNAMENTO:

L’aggiornamento a Windows 10, iniziato nella giornata del 29 luglio, è visto da molti giocatori come un punto fondamentale nell’evoluzione del gaming PC. Microsoft ha dichiarato a più riprese di voler rendere Windows 10 la piattaforma definitiva per i giocatori e, per rafforzare la sua tesi, ha annunciato che presto il sistema operativo arriverà anche su Xbox One. Per il momento, però, il sistema operativo è stato reso disponibile a un buon numero di utenti che hanno preordinato l’aggiornamento nel corso delle settimane precedenti al lancio.
Restano tuttavia molti dubbi e numerosi quesiti. Come si aggiorna? Per quanto tempo sarà gratuito? Cosa c’è di nuovo per noi videogiocatori? In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande.
Se avete Windows 7 o Windows 8.1, nelle scorse settimane un’icona nell’angolo in basso a destra del vostro schermo vi ha invitato a prenotare l’aggiornamento. Se lo avete fatto nei primi giorni, vi è una buona possibilità che Windows 10 sia già stato scaricato sul vostro PC. In tal caso, all’apertura di Windows dovreste trovare un pop-up che vi invita ad aggiornare. Seguite le istruzioni sullo schermo per effettuare l’upgrade: non è necessario effettuare il backup - Windows 10 manterrà i vostri documenti e i programmi - ma, se volete essere incredibilmente prudenti, vi consigliamo di effettuare un salvataggio preventivo dei vostri dati più importanti.
Se il pop-up non è comparso, potete controllare la disponibilità dell’aggiornamento cliccando sull’icona di Windows che da qualche settimana dovrebbe essere visibile nella parte destra della barra degli strumenti, vicino all’orologio e al controllo del volume. Se vi compare la richiesta di aggiornamento, procedete pure. Se, al contrario, vi viene mostrata la scritta “Grazie per aver prenotato l’aggiornamento gratuito”, significa che Windows 10 non è ancora stato scaricato. Le strade possibili sono due: potete attendere (Microsoft invierà l’aggiornamento a scaglioni nel corso delle prossime settimane) oppure potete visitare il sito di Microsoft per scaricare manualmente l’aggiornamento, non prima di avere aggiornato il vostro PC attraverso il servizio Windows Update dal pannello di controllo. Sarà necessario selezionare la versione X64 o X86 a seconda del vostro hardware, ma per la stragrande maggioranza degli utenti la scelta ricadrà sulla versione X64 (X86, versione a 32 bit di Windows, è ormai riservata ad hardware piuttosto obsoleti). Verrà scaricato un piccolo programma che effettuerà l’aggiornamento: attraverso questo sistema manterrete di default dati e programmi, ma è possibile scegliere di formattare il PC poco prima di avviare l’aggiornamento. Non vi sono rischi di attivare in maniera fortuita la formattazione, pertanto anche questo sistema di aggiornamento risulta piuttosto sicuro e accessibile anche per i meno “smanettoni”.
Il processo di aggiornamento richiederà tra i 20 e i 60 minuti, a seconda del vostro hardware, ma potrebbe richiedere più tempo nel caso di hardware molto obsoleti. Siate pazienti, aspettatevi diversi riavvii e alcuni momenti in cui la percentuale di progresso dell'aggiornamento sembra bloccarsi a lungo.
Al rientro in Windows, se non avete scelto di formattare il PC, dovreste ritrovare tutti vostri dati, le icone sul desktop al loro posto e tutti i programmi installati. Se ciò non accade, non andate in panico: in un nostro aggiornamento di test, al rientro in Windows ci siamo ritrovati senza dati e con il sistema operativo in inglese, ma è stato sufficiente riavviare il PC per riattivare la configurazione automatica di Windows e ritrovare tutti i dati personali.
Vi sono alcune piccole impostazioni personali che non saranno mantenute nel corso dell’aggiornamento: al primo avvio di Windows 10, infatti, il browser predefinito sarà impostato su Microsoft Edge (il nuovo browser integrato nel sistema operativo) e tutte le vostre impostazioni personali sull’apertura di file attraverso programmi di terze parti potrebbero resettarsi. In breve, se utilizzate iTunes al posto di Media Player, potreste trovarvi costretti a reimpostare il vostro programma preferito. Un’operazione che, tuttavia, richiederà appena pochi istanti. Con ogni probabilità non ritroverete il vostro sfondo del desktop, che dovrete reimpostare. Anche in questo caso, un'operazione molto facile che vi richiederà appena pochi istanti.
Infine, potreste trovarvi costretti a reinstallare manualmente alcuni driver (nel nostro caso ci siamo visti costretti a scaricare soltanto i nuovi driver delle schede Nvidia e AMD).
L’aggiornamento è gratuito fino a fine luglio 2016 per i possessori di una copia originale di Windows 7 e Windows 8.1. Avete cioè tempo un anno per effettuare l’aggiornamento gratuitamente. Se entro i prossimi 12 mesi effettuerete l’aggiornamento, non dovrete mai sborsare un centesimo: una volta passati a Windows 10 il sistema operativo sarà vostro per sempre. Se, al contrario, non effettuerete l’aggiornamento entro un anno, sarete costretti a pagare una tantum per ottenere il nuovo sistema operativo. 
Microsoft ha sbagliato qualcosa nella comunicazione del lancio di Windows 10, perché ancora oggi leggiamo decine e decine di interventi sui forum di supporto che chiedono se fra un anno ci verrà chiesto di pagare Windows 10. Lo ripetiamo, casomai non fosse ancora chiaro: se effettuate l’aggiornamento entro luglio 2016 non dovrete pagare. Mai.
Le novità di Windows 10 per l’utente medio sono tantissime. Ritroviamo il menù Start che sostituisce l’orribile, oscena, fastidiosa, puzzolente interfaccia Metro di Windows 8 e 8.1, nella quale possiamo accedere alle nostre applicazioni più utilizzate e a una lunga lista di app, che questa volta vengono aperte in finestra anziché nello schifosissimo, inutile, idiota tutto schermo dell’indecente, insulsa e scimunita interfaccia Metro. Microsoft, con una semplice modifica, ci mostra una reale utilità delle sue app, e crediamo che d’ora in poi saranno realmente utilizzate dagli utenti.
Una enorme novità è data dall’arrivo di Cortana, assistente personale capace di riconoscere i nostri comandi vocali e di effettuare alcune semplici operazioni, dal lancio dei programmi alla ricerca su internet, fino alla possibilità di ricordarci gli appuntamenti. Per chi arriva da un cellulare o tablet iOS, il sistema funziona in maniera molto simile a Siri. Ha dei margini di miglioramento, ma si può ritenere più che soddisfacente.
Vi è inoltre una migliore gestione delle finestre, che possono essere sistemate con un semplice comando nei quattro angoli dello schermo: se lavorate con più di due finestre aperte contemporaneamente, Windows 10 vi piacerà all’istante. La funzionalità si accompagna al nuovo pulsante Task View, collocato a destra del pulsante Start, che vi consente di avere uno sguardo d’insieme di tutte le applicazioni/finestre aperte e di selezionare quella di vostro interesse. Qui Microsoft ha copiato Mac e il suo tasto Expos, ma ben vengano i copioni quando migliorano la vita degli utenti.
Infine, Windows 10 introduce il nuovo browser Microsoft Edge, che manda in pensione Internet Explorer. Il nuovo browser si comporta bene ed ottiene performance sensibilmente superiori al suo predecessore. I benchmark, tuttavia, non ci hanno convinto ad abbandonare Chrome o Firefox: anche se Microsoft Edge presenta dei vantaggi nella riproduzione dei contenuti video e nell’interpretazione del linguaggio Javascript, nelle operazioni di navigazione comune HTML5 i due browser rivali vincono a man bassa. Microsoft ha fatto passi in avanti, ma siamo ancora lontani dal giorno in cui il suo sistema operativo sarà realmente in grado di preoccupare realmente l’agguerrita concorrenza.
Le novità per i videogiocatori passano attraverso l’introduzione della app Xbox, il centro di controllo del proprio profilo Xbox Live. Da qui possiamo chattare con i nostri amici, controllare gli achievement e le attività, accedere al DVR per registrare video delle nostre partite e condividerli online. Il sistema integra inoltre la possibilità di effettuare streaming su Twitch e di accedere a un’ampia libreria di video di gameplay creati dalla community.
Sempre attraverso la app Xbox è possibile collegarsi alla propria console e giocare su PC ai giochi Xbox One attraverso un controller Xbox 360 o Xbox One collegato al proprio computer (vedi video). Si tratta di una funzionalità simile allo streaming offerto da PS4 su PS Vita o da Steam tra due PC/Mac/Linux. Questa funzionalità, per il momento, sembra performare davvero bene, con un’input lag minima (per quanto presente) e una compressione delle immagini accettabile anche in WiFi. Microsoft ha compiuto davvero un ottimo lavoro, e non vediamo l’ora che su Xbox One ci venga permesso di giocare ai titoli PC attraverso un servizio analogo.
La novità più importante, tuttavia, riguarda l’introduzione delle librerie grafiche DirectX 12, che sostituiscono le DirectX 11. La lista di modifiche apportate da queste nuove librerie è piuttosto lunga, ma l’aspetto più significativo riguarda l’ottimizzazione e dunque l’aumento di performance dei giochi su Windows 10. In rete si è letto di risultati “miracolosi” introdotti dal nuovo sistema operativo in termini di frame rate: in effetti le nuove DirectX 12 sono più efficienti e migliorano in maniera visibile la performance di hardware più datati. Crediamo che molte dichiarazioni - in particolare sui social network - siano frutto dell’euforia più che di un reale test ponderato, ma in generale le nuove librerie dovrebbero offrire una migliore performance per tutti, a patto che abbiate una scheda video compatibile. Al momento è presto per esprimersi, e sarà necessario effettuare alcune settimane (o, più probabilmente, alcuni mesi) di test prima di giungere a una conclusione. Ma tutti i benchmark in fase di preview sono incoraggianti, e ci auguriamo di poterli verificare anche nella versione fresca di pubblicazione.


SOUND BLASTER X7:

Che cos’è, dunque, Sound Blaster X7? In una parola, è un DAC, un convertitore digitale analogico o, se preferite, una scheda audio esterna. Grazie a questo dispositivo, potete collegare un PC via USB (o uno smarphone via Bluetooth o NFC) e trasformare un suono digitale in qualcosa di udibile da una coppia di casse, attraverso un amplificatore di classe D - l’eccellente Texas Instrument TPA3116D2, peraltro sostituibile con un integrato di vostra scelta.
Il prodotto supporta due diffusori analogici passivi con impedenza 4 o 8 Ohm con un massimo di 50W effettivi per canale o, in alternativa, è possibile collegare un impianto 5.1 con casse attive. Questa seconda scelta è evidentemente pensata per chi ha intenzione di collegare il prodotto al proprio PC, in quanto questo tipo di diffusori è infinitamente più comune negli impianti per il gaming PC rispetto, ad esempio, agli impianti da salotto. Infine, Sound Blaster X7 supporta un ingresso analogico con spinotto RCA e un ingresso/uscita toslink per le console PS3, PS4 e Xbox One (o Xbox 360, casomai abbiate l’adattatore apposito). Completano l’offerta due uscite per le cuffie (jack e minijack), un ingresso microfonico, un microfono integrato e un ingresso USB per smartphone/tablet.
Il design trapezoidale potrebbe non piacere, ma le sue dimensioni compatte permettono a questo prodotto di adagiarsi con facilità in mezzo alle vostre console e decoder, casomai il posto designato sia il salotto, o su di una scrivania non troppo spaziosa. La compattezza è uno dei punto di forza del Sound Blaster X7 e, vista la potenza di ben 50W per canale, siamo rimasti davvero sorpresi dal risultato ottenuto da Creative.


Il punto forte: la musica liquida
Prima di gettarci a capofitto sull’argomento gaming, partiamo dal test legato alla musica. Quando Apple lanciava sul mercato il suo iPod, rivoluzionando il mondo dei lettori mp3, Creative era già attiva con alcuni prodotti meno costosi e qualitativamente migliori. Con l’avvento del chip X-Fi, l’azienda riuscì a migliorare drasticamente il resample dei file audio digitali, ottenendo una qualità audio sensibilmente superiore a quanto udito fino a quel momento. Quando, poi, infilarono una versione software di codesto chip all’interno di un lettore mp3 grande come un porta biglietti da visita (lo straordinario Zen X-Fi) fu gioia e delizia per le orecchie: mentre i miei amici con l’iPod si crogiolavano in un brodo di giuggiole ascoltando i keynote di Steve Jobs, io ascoltavo i Led Zeppelin su di un aggeggio che costava cinquanta euro in meno del loro iPod e offriva una qualità inconfutabilmente superiore.
Sapevo, dunque, che il punto di partenza per la progettazione di Sound Blaster X7 era solido, ma mai avrei pensato di trovarmi di fronte a una tale qualità. Il processore sonoro, infatti, è il SB-Axx1; parliamo di un processore multicore a 24 bit che presenta alcune funzionalità di ripristino del suono, in grado di ovviare alle perdite di frequenza indotte dalla compressione della musica liquida. In altre parole, questo processore compie dei veri e propri miracoli nel ridare vita a un mp3 mutilato dalla compressione, offrendo una qualità acustica che, probabilmente, non avreste neanche potuto sperare di udire. Il processore può essere bypassato con un tasto, con un drastico cambiamento nella qualità del suono: chi preferisce un sound naturale e senza filtri può adottare questa opzione, ma in tutti i 30 giorni di test questa opzione non mi è mai parsa necessaria, nemmeno durante l’ascolto di dischi in vinile.
Il chip, inoltre, può essere programmato tramite un software accessibile sia via PC che attraverso un’applicazione per smartphone. Il celebre SBX Pro Studio può plasmare il suono a vostro piacimento, modificando sia i parametri di equalizzazione che l’effettistica, per ottenere un suono adatto alle proprie esigenze e, soprattutto, alla stanza dove ci si trova e alla tipologia di diffusori. L’impostazione standard è comunque molto versatile, e si possono ottenere risultati più che soddisfacenti senza perdersi fra le numerose impostazioni del software.


Gaming “caldo” e avvolgente
Se i risultati con la musica sono entusiasmanti, spostandoci sul gaming ci sono delle ottime sorprese. La pulizia sonora è presente anche quando si gioca, e il chip SB-Axx1 si è rivelato un vero e proprio gioiellino anche in situazioni limite in cui musica, effetti e voce si mescolano. Modificando opportunamente alcune opzioni nel software in dotazione, si può sopperire ad alcune mancanze del mixing audio del gioco, spesso martoriato in fase di localizzazione. Grazie all’opzione Crystal Voice, il prodotto riesce ad offrire un’ottima esperienza anche in chat, con il risultato di mettere in risalto la voce dei propri compagni di squadra e di eliminare il rumore dalla propria voce. 
Il pieno supporto ASIO consente una riproduzione senza una percepibile latenza, consentendo una risposta immediata del sonoro a seguito delle nostre azioni su schermo. Inoltre, il prodotto include una funzionalità detta Scout Mode, che farà gioire gli appassionati degli FPS. Lo Scout Mode non è altro che un filtro che consente di mettere in risalto quei rumori di sottofondo che possono davvero fare la differenza in combattimento: vi accorgerete in un istante della presenza di un nemico attraverso i suoi passi, che riescono ad emergere dalla colonna sonora in una maniera mai sentita, nemmeno in cuffia.
Infine, inutile dirlo, la colonna sonora musicale dei videogiochi viene valorizzata da Sound Blaster X7, apportando ai brani musicali tutti i vantaggi verificati nel paragrafo precedente. Se giocate ad Hotline Miami 2, preparatevi a farvi venire i brividi.


Qualche mancanza
L’unico aspetto negativo di questo prodotto è dato dal mancato supporto DTS e dall’assenza di un ingresso HDMI, che rende il prodotto meno performante di tante altre soluzioni quando si tratta di cinema. Sound Blaster X7 non è un dispositivo pensato per i cinefili, ma sarebbe bastato davvero poco per renderlo appetibile anche a questa fetta di mercato. Il supporto Dolby Digital è più che sufficiente per quasi tutte le situazioni (sono purtroppo pochi i videogiochi a supportare il DTS), ma la proverbiale esagerazione dei bassi nel DTS avrebbe certamente aiutato in alcune sequenze d’azione. Ma, come detto, il software SBX Pro Studio può mettere una pezza anche a questa mancanza.
Ben diverso è il discorso sul mancato ingresso HDMI, che vi costringe a dotarvi di un cavo ottico per collegare Sound Blaster X7 alla propria console. Un ingresso/uscita HDMI con passthrough sarebbe stato certamente più comodo, ma si tratta di una mancanza che può essere risolta con una spesa di pochi euro.
Peccato, infine, per l’assenza di un telecomando: per controllare il volume siamo costretti a ruotare una manopola o ad intervenire con l’applicazione per smartphone. Un problema che non sussisiste qualora il vostro X7 finisca sulla scrivania del vostro PC, ma che si fa indubbiamente sentire quando giace a fianco al vostro televisore, mentre voi ve ne state comodamente spaparanzati sul divano. 

ASUS G751:

Quando parliamo di portatili per il gaming, già sappiamo a cosa andiamo incontro. In questo particolare campo il concetto di “portabilità” non è paragonabile a quello di un laptop per l’uso quotidiano, e i giocatori sono spesso chiamati a compiere alcuni sacrifici in termini di spazio e peso per potere avere una potenza sufficiente a riprodurre pressoché ogni gioco in maniera fluida. Anche se esistono soluzioni leggere e performanti, in generale vale la seguente regola: al crescere della potenza cala la portabilità.
Il notebook Asus G751 non fa differenza: parliamo di un colosso di 41,6 cm x 31,8, con uno spessore massimo di ben 4,2 cm e un peso gargantuesco superiore ai 4 kg. La vostra borsa da notebook potrebbe non contenere questa bestia, e se soffrite di ernia al disco è meglio assumere un facchino. Ma, diamine, questo notebook a marchio Asus è un vero e proprio fuoristrada da gaming che nei nostri test ha raggiunto delle performance davvero impressionanti.
Le caratteristiche
La versione da noi provata è la G751JY, top di gamma della famiglia G751. Il computer monta un Intel Core i7-4860HQ con 32GB di Ram e una impressionante scheda NVIDIA GeForce GTX980M con 4GB di Ram. A un HDD da 1TB@7200 RPM si affianca un SSD da 256GB. Il monitor è un 17,3 pollici 1920x1080, al quale è però possibile affiancare altri tre schermi grazie all’uscita mini  Display Port e a un’uscita HDMI 1.4. Degno di nota, infine, il masterizzatore Blu-Ray 6x che completa l’offerta.
L’ergonomia è eccellente: la tastiera retroilluminata è incassata in di un piano inclinato che garantisce una posizione riposante per i polsi, e il grande trackpad permette di muoversi agilmente con il cursore nelle situazioni in cui il mouse non è disponibile. Lo chassis è di qualità eccellente, con finiture solide in plastica rigida e satinata. Il tutto è abbellito da un inserto in alluminio in cui capeggia il logo Asus Republic of Gamers, retroilluminato in rosso.
Avrete immediatamente capito che, di fronte a una tale dotazione, il prezzo non è certo contenuto. Parliamo di una macchina venduta a un prezzo base di 1999,99 euro, facilmente acquistabile a 1.800 euro circa su numerosi canali di distribuzione online. Il costo non è certo per tutte le tasche, ma dopo averlo messo sul banco di prova possiamo affermare che, effettivamente, l’esorbitante cifra investita ripaga il giocatore con dei benchmark di prim’ordine.


Il test
per il test abbiamo eseguito il test 3DMark Sky Diver 1.0, ottenendo un punteggio di 22.209. Il risultato colloca Asus G751 ben al di sopra della media dei notebook per il gaming e praticamente in linea con la media dei PC da gaming high end. In breve, il risultato porta il notebook a tenere testa a un PC di alta qualità. Abbiamo effettuato quindi il test con Fire Strike 1.1, che ha messo a dura prova la macchina con test decisamente più impegnativi. Il frame rate ha retto quasi sempre, e il punteggio finale registrato è pari a 8.374 punti. Anche in questo caso parliamo di un punteggio in linea con la media dei PC High End con un risultato superiore all’87% di tutti i test registrati da 3D Mark. Come detto, parliamo di un vero e proprio colosso dei notebook gaming e i test non fanno altro che confermarci le nostre sensazioni.


In tutto questo, bisogna segnalare l’eccellente silenziosità del notebook, con un sistema di raffreddamento decisamente più efficiente in termini di rumorosità e di comodità per il giocatore rispetto a tanti altri modelli che abbiamo testato nel corso degli ultimi mesi. Nello specifico, non ci sono fastidiose sensazioni di aria calda sulle mani, e in generale non si verificano situazioni di disagio neppure dopo lunghe sessioni di gioco.
Naturalmente tutto questo giunge a sacrificio della portabilità: i 4,2 centimetri di spessore si fanno davvero notare, e in generale l’Asus G751 non è un notebook pratico per essere spostato. Siamo convinti che molti giocatori saranno disposti ad accettare questi compromessi per ottenere davvero il meglio dai propri giochi in qualsiasi situazione e luogo, ma - al contempo - è evidente che questo prodotto non si rivolge alla massa.
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L'ANELLO MAGICO CHE SOSTITUIRA' MOUSE E TASTIERA:
 

Credete che un anello possa sostituire mouse e tastiera? Secondo i ricercatori dei Fujitsu Laboratories sì, e lo dimostrano progettando un anello intelligente che pesa 10 grammi e integra un modulo NFC, Bluetooth a basso consumo, accelerometro, giroscopio e una serie di altri sensori atti a monitorare il movimento del dito di chi lo indossa. Muovendo la mano nell'aria si sposta il mouse sullo schermo e si fanno selezioni. Non solo: disegnando le lettere nell'aria si può anche scrivere un testo. "Applicando una tecnologia proprietaria Fujitsu Laboratories è riuscita a migliorare la precisione del riconoscimento dei caratteri, permettendo il riconoscimento di lettere, numeri e ideogrammi cinesi."
anello fujitsu
Anello Fujitsu
Stando alle note ufficiali la tecnologia impiegata avrebbe una precisione di riconoscimento dei numeri pari al 95% anche senza una procedura di apprendimento. Il sistema può riconoscere anche la scrittura continua in corsivo, in modo che gli utenti non debbano disegnare nell'aria ogni lettera singolarmente.
anello fujitsu
Funzioni integrate
Molti staranno pensando a questo dispositivo indossabile come oggetto alla moda. In realtà la prima idea di Fujitsu è di impiegarlo in campo professionale, nelle situazioni produttive in cui i lavoratori necessitano di avere le mani libere durante gli interventi di manutenzione e la produzione. Grazie all'NFC integrato si potrebbe infatti selezionare un dispositivo su cui lavorare con un semplice tocco su un oggetto opportunamente etichettato e visualizzare i dettagli di un'operazione che si deve svolgere.
Il riconoscimento della grafica è stato integrato per consentire di inserire numeri o prendere brevi appunti sul lavoro che si sta svolgendo, senza interrompere l'attività.
Fujitsu Laboratories sta conducendo i test conclusivi e prevede di mettere in produzione il dispositivo durante l'anno fiscale 2015.
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PS4 EDIZIONE LIMITATA:

Le PlayStation 4 in edizione limitata presentate da Sony pochi giorni fa sono finite online su eBay a prezzi folli. Vi ricordiamo che l'azienda giapponese ha prodotto soltanto 12.300 unità, distribuendole in giro per il mondo tramite varie iniziative.

In Italia alcune console saranno vendute tramite un'asta di beneficenza realizzata in collaborazione con Terre des Hommes, come vi abbiamo spiegato in questa notizia. In giro per il mondo alcuni appassionati sono riusciti ad aggiudicarsene una a 499 dollari tramite lo store online di Sony e non ci è voluto molto prima che comparissero alcune inserzioni.
I prezzi di queste PS4 ora vanno da alcune migliaia di dollari fino a superare i 20.000 dollari, come si può notare spulciando rivenditori online come eBay. Sembra che qualcuno sia disposto a spendere queste cifre folli, considerando che ci sono già state varie offerte.
Vi ricordiamo che le uniche differenze fra questo modello e la versione normale di PS4 sono la colorazione, che ricorda quella della prima PlayStation, la presenza di un logo con numerazione e alcuni motivi serigrafati sulla scocca e sul touchpad del joypad.
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COME DISATTIVARE LE SPUNTE BLU DI WHATSAPP:

Le spunte blu di WhatsApp a qualcuno non sono proprio andate giù, e dopo le proteste che si sono alzate a baluardo della privacy la popolare app di messaggistica istantanea ha fatto retro marcia. O meglio, ha annunciato la disponibilità di una procedura fatta ad hoc per depennare la "scandalosa e insopportabile" conferma di lettura.Per ora vale solo per chi ha smartphone Android, gli altri dovranno pazientare ancora un po', e comunque non basta un aggiornamento dal Play Store. Per riportare l'orologio indietro a prima dell'aggiornamento del 6 novembre infatti bisogna scaricare una nuova versione (2.11.444) da questo link ufficiale. Se nelle impostazioni di sicurezza di Android avete disattivato le sorgenti sconosciute dovrete attivarle per procedere al download.
na volta terminato il download bastano pochi passaggi: avviate l'app, accedete al menu Impostazioni e quindi alla sezione Account, dov'è visualizzata la voce Privacy. Fra le opzioni dovete cercare Read receipts e togliere la spunta corrispondente. Il gioco è fatto: non riceverete più le conferme di lettura e i vostri contatti non sapranno più se avete letto o meno quello che vi hanno scritto.
Però continueranno ad esserci le conferme di lettura sulle chat di gruppo. Soddisfatti?
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ANDROID 5.0 LOLLIPOP IN ARRIVO:

Un bug fortunatamente risolto da Google ha impedito la distribuzione di Android 5.0 sui dispositivi Nexus supportati. La settimana prossima però potrebbe essere quella buona.


 
Perché i possessori di smartphone e tablet Nexus non hanno ancora ricevuto l'aggiornamento ad Android 5.0 Lollipop? La risposta alla domanda è piuttosto semplice: colpa di alcuni bug che hanno costretto Google a rivedere i piani iniziali.

La casa di Mountain View voleva distribuire Lollipop sui prodotti Nexus 4, Nexus 5, Nexus 7 (prima e seconda generazione) e Nexus 10 all'inizio di novembre, ma un anomalo consumo energetico evidenziato su alcuni dispositivi ha indotto i tecnici dell'azienda a prendersi più tempo.
La buona notizia è che i problemi sono stati risolti e a quanto pare la distribuzione dovrebbe prendere il via il 12 novembre, tra pochi giorni quindi. Si tratta per ora di voci di corridoio, Google non ha infatti rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale.
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GALAXI NOTE 5:


Samsung ha intenzione di realizzare uno schermo da 5,9 pollici Ultra HD (4K) il prossimo anno. La conferma - ufficiosa per ora - arriva da una roadmap pubblicata da Phonearena. Le tempistiche collocano, a occhio e croce, il nuovo schermo per l'autunno, periodo in cui solitamente debutta il Galaxy Note 5.
Samsung smartphone 4K Ultra HD
Samsung, schermi UHD anche su smartphone
Non è chiaro se il prossimo Note avrà questo schermo, dato che non sappiamo se Samsung indichi nella slide la produzione di massa o no, ma è certamente una notizia interessante che segue le voci simili sui piani di Sharp interessata a rendere anch'essa gli schermi 4K per smartphone una realtà. Il pannello di Samsung dovrebbe essere come da tradizione un AMOLED. Se la dimensione di 5,9 pollici sarà confermata, si parla di una densità di ben 746 pixel per pollice (PPI). Davvero elevatissima, probabilmente eccessiva.






La differenza di visione rispetto a schermi Full HD e 2K andrà vista - è proprio il caso di dirlo - nei fatti, ma è chiaro che un'azienda come Samsung, attiva nel mondo delle TV e fortemente impegnata sull'Ultra HD, non può far altrimenti che spingere in tale direzione anche nel settore smartphone. Qualcomm, pochi mesi fa, ci aveva parlato di schermi 4K per i telefoni affermando che vedremo la differenza. L'azienda ci parlò di "hyperacuity":
Mentre un occhio umano medio può discernere fino a circa 344 PPI (pixel per pollice), in verità il nostro apparato visivo - compreso il cervello - è in grado di cogliere un numero di dettagli 10 volte maggiore rispetto a quanto pensiamo. Si parla in questo caso di acutezza visiva, ovvero la capacità dell'occhio di risolvere e percepire dettagli fini di un oggetto e dipende direttamente dalla nitidezza dell'immagine proiettata sulla retina. Saremo perciò in grado di distinguere la differenza qualitativa tra gli schermi attuali e quelli 2K e 4K, pur non vedendo in nessun caso i pixel.
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SSD IL 300% PIU VELOCI:

SSD che scrivono dati fino al 300% più rapidamente, capaci di consumare fino al 60% in meno e con un incremento del numero di cicli in scrittura/lettura fino al 55%. Il tutto senza cambiare una virgola di come sono prodotte e realizzate le memorie NAND Flash. Pazzia? No, una bellissima opportunità.

Un team di ricercatori giapponesi, guidato dal professore Ken Takeuchi della Chuo University, ha sviluppato una tecnologia che rivede il modo in cui sono archiviati e trattati i dati sugli SSD. Lo studio, presentato durante una conferenza a Taipei che si è tenuta tra il 18 e il 21 maggio, s'intitola "NAND Flash Aware Data Management System for High-Speed SSDs by Garbage Collection Overhead Suppression".
Dietro a questo insieme di parole complicate si nasconde la chiave di tutto. Oggi all'interno di una memoria NAND Flash non è possibile sovrascrivere dati sulla stessa area, rendendo necessaria la scrittura delle informazioni su un'area differente e, successivamente, l'invalidazione della vecchia area. Il dato perciò è frammentato, cresce il livello di aree non valide e la capacità si riduce.
Per questo esiste negli SSD un meccanismo chiamato "garbage collection" che cancella i blocchi invalidati e riarrangia i dati frammentati affinché appaiono "uniti". Un processo che richiede circa 100 millisecondi o più, che sembrano pochissimi nel nostro mondo fatto di secondi, minuti e ore, ma che sono tanti nel microcosmo degli SSD.
Secondo quanto riportato dalla testata nipponica TechOn, il lavoro dei ricercatori ha radici "lontane". Nel settembre dell'anno passato il team ha sviluppato un metodo per impedire la frammentazione dei dati migliorando il middleware per il controllo dell'archiviazione in ambito database. Un middleware SE (storage online) assegna indirizzi logici quando un software accede a un dispositivo di archiviazione e un middleware FTL (flash translation layer) converte indirizzi logici in fisici dal lato controller.

Uno dei grafici pubblicati dai ricercatori giapponesi
La novità di questi giorni è che il team ha messo a punto un metodo che può essere usato per una varietà maggiore di applicazioni. I ricercatori hanno sviluppato un sistema che crea un middleware chiamato "LBA (logical block address) scrambler" tra il file system e il flash translation layer. "Il logical block addess scrambler lavora insieme all'FTL e converte gli indirizzi logici in dati che vengono scritti per ridurre l'effetto della frammentazione".
In pratica piuttosto che scrivere un dato su una nuova pagina vuota, il dato è scritto su una pagina frammentata all'interno di un blocco che sarà successivamente cancellato. Di conseguenza, spiega TechOn, "il rapporto di pagine invalide nel blocco che deve essere cancellato cresce, riducendo il numero di pagine valide da copiare su un'altra area al momento della garbage collection".
Il team di studiosi ha confermato, mediante una simulazione, che la nuova tecnologia può consentire il raggiungimento dei risultati indicati all'inizio della notizia. Purtroppo al momento il tutto rimane una semplice ricerca di laboratorio a meno che qualche produttore di SSD non s'interessi al lavoro svolto e decida di avvalersene per i propri prodotti.
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L'ASCENSORE SPAZIALE ENTRO IL 2050 TUTTI A BORDO:

L'azienda giapponese Obayashi vuole costruire un ascensore spaziale entro il 2050. Non è fantascienza: secondo quanto riportato da ABC News Australia l'ascensore, sempre se sarà operativo e funzionante, rivoluzionerà i viaggi nello spazio riducendo i costi dei trasporti in maniera esponenziale.
Non è la prima volta che parliamo di un ascensore spaziale: anche Google ci aveva pensato, salvo poi gettare (temporaneamente) la spugna per problemi di materiali. Il colosso giapponese delle costruzioni Obayashi però si dice sicuro di poter completare l'opera grazie allo sviluppo delle nanotecnologie al carbonio. Da notare che i nanotubi di carbonio sono gli stessi materiali individuati da Google, che però non era riuscita a trovare qualcuno capace di produrre un filamento abbastanza lungo.

Ascensore spaziale
Questo ostacolo sussiste tuttora, ma sembra un problema risolvibile entro il 2030, e per questo Obayashi sostiene di poter realizzare un ascensore spaziale che si spingerà per 96 mila chilometri nello spazio. Yoji Ishikawa, responsabile ricerca e sviluppo di Obayashi, spiega che "in questo momento non possiamo realizzare una cavo abbastanza lungo […] ma pensiamo che entro il 2030 saremo in grado di farlo". Il perché dei nanotubi di carbonio è semplice: "la resistenza alla trazione è quasi un centinaio di volte più alta rispetto a quella di un cavo d'acciaio".
Un importante studio internazionale nel 2012 aveva già concluso che l'ascensore spaziale era fattibile, a patto d'istituire una necessaria cooperazione internazionale, un punto sul quale Ishikawa concorda. Al progetto infatti non sta lavorando solo l'azienda, ma stanno partecipando le università di tutto il Giappone, impegnate a studiare differenti aspetti di quest'impresa e confrontandosi periodicamente per condividere le informazioni e fare tesoro dell'esperienza altrui.
Oltre ai cavi, l'attenzione si concentra anche sulla cabina, sul sistema frenante e su quello di risalita. Un gruppo di lavoro della Kanagawa University è al lavoro sulle macchine robotizzate, o scalatori. Cabine robotiche alimentate da motori magnetici trasporteranno persone e merci da e verso una stazione spaziale di nuova costruzione, con un costo pari a una frazione di quello dei razzi. Il viaggio durerà sette giorni e a bordo della cabina potranno salire fino a 30 persone.
Il professor Tadashi Egami spiega che la tensione sul cavo dovrà variare a seconda dell'altezza e della gravità. "Stiamo studiando quali sono i meccanismi necessari per ascendere ad altitudini diverse e qual è il miglior sistema frenante".

Ascensore spaziale
Secondo gli esperti se questo progetto dovesse concretizzarsi potrebbe segnare la fine dell'era dei razzi in partenza dalla Terra, estremamente costosi e pericolosi. Anche le navicelle spaziali potrebbero subire un duro colpo, almeno per la parte dei viaggi a cui potrebbe supplire l'ascensore: trasportare merci attualmente costa 22 mila dollari al chilogrammo, contro i 200 dollari circa stimati per il trasporto mediante ascensore spaziale.
Inoltre l'ascensore potrebbe trasportare piccoli razzi da lanciare direttamente dalle future stazioni spaziali, con gran risparmio sul carburante necessario per superare l'attrazione gravitazionale della Terra. Gli scenari dei possibili sviluppi sono moltissimi, compresi il turismo spaziale, lo stoccaggio dei rifiuti nucleari (forse non è l'idea più apprezzabile) e molto altro. Pronti per salire a bordo?
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IPHONE 6 PROBABILE UNA VERSIONE DA 128 GB:
 


iPhone 6 potrebbe arrivare in commercio in versione da 128 GB. È questa l'ennesima di una lunghissima serie di indiscrezioni sul prossimo smartphone di casa Apple che potrebbe esordire il 9 settembre.
La soffiata – sempre da prendere con le pinze perché nulla è ufficiale – stavolta arriva da GforGamers, che facendo affidamento a quanto appreso dalla centro di assistenza GeekBar riferisce che l'iPhone 6 sarà prodotto nelle versioni da 16, 64 e 128 GB. Il modulo da 16 GB sarà prodotto da Toshiba e Hynix, quello da 64 GB sarà fornita da Hynix, Toshiba e SanDisk, mentre per i 128 GB Apple dovrebbe affidarsi esclusivamente a Toshiba.

iPhone col buco?
Come potete vedere dall'immagine mancherebbe la memoria da 32 GB, anche se questo non significa necessariamente che non arriverà un iPhone con questa dotazione. Quello che è da chiarire è se la dotazione di 128 GB (sempre che si concretizzi) sia un'opzione per entrambi i modelli in arrivo o solo per la versione top del 5,5 pollici, che visto il prezzo non è del tutto da escludere.
Un indizio al riguardo potrebbe essere la presenza in tabella di un solo fornitore per le memorie da 128 GB: forse sarà installato davvero solo su una piccola percentuale di prodotti, quindi non serve una produzione ingente come per gli altri tagli.

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CHRISTINE IL NOME DA DONNA PER IL NUOVO CASE DI RAZER...SPETTACOLARE:



Project Christine, l'idea di computer modulare svelata da Razer al CES 2014, sta incontrando più di qualche intoppo nel suo cammino dalla mente dei progettisti alla realtà. Non manca però la classica "luce in fondo al tunnel". A discuterne è l'amministratore delegato Min-Liang Tan che, intervistato da Techradar, non ha nascosto le difficoltà d'imporre un'idea tanto radicale a un mercato da decenni povero di grandi sussulti.
"La sfida è che si tratta di qualcosa che non ci piacerebbe dover intraprendere da soli", ha affermato Tan. "Abbiamo avuto conversazioni con gli OEM (i produttori). Non sono del tutto promettenti in questo momento perché gli OEM sono entusiasti di spingere prodotti ma non di innovare realmente".

Quello che vuole dire il dirigente è che se al settore dai qualcosa di migliorato, ma in continuità con i canoni attuali, allora avrai tutti i supporter che desideri. Se invece hai un'idea che esce dal seminato, dal recinto dello status quo, allora rischierai di trovarti isolato, circondato da diffidenza. E se ti chiami Razer e non hai così tanti soldi da poterti permettere di sbagliare un progetto, allora devi trovare alleati, persone a cui far capire i vantaggi della tua idea per persuaderle a partecipare.
Project Christine propone la "democratizzazione del PC", rimuovendo le barriere che molti ancora incontrano quando devono aggiornare il PC. Non che servano sterminate competenze tecniche, non è certo il montaggio del Large Hadron Collider (LHC), ma bisogna sapere alcune cose, onde evitare ad esempio di schiacciare la CPU nel socket rendendola inutilizzabile già prima di aver acceso il computer. Il PC che ha in mente Razer si monta a pezzi, ovvero tramite moduli contenenti CPU, GPU, memoria o altro che gli utenti devono agganciare a una colonna centrale dove ci sono tutti i cablaggi.
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GALAXY NOTE 4 CON SUPER AMOLED DA 5,7 POLLICI:


Le caratteristiche del Samsung Galaxy Note 4 sono state svelate in ogni dettaglio dal negozio online indonesiano Erafone. Prima di tutto confermato lo schermo con risoluzione di 2560 x 1440 pixel.

Sotto il profilo hardware saranno disponibili due versioni: una con SoC Qualcomm Snapdragon 805 a 2.5GHz e l'altra con octa-core Exynos 5433. Lo spazio di archiviazione potrà essere di 16, 32 o 64 GB, ma grazie allo slot SD si potrà aumentarlo ulteriormente. Si parla poi di ben 4 GB di RAM.

Note 4
La fotocamera principale è una 16 Megapixel (video 2160p@30 fps) mentre per la connettività si potrà contare su Bluetooth 4.0, Wi-Fi ac, DLNA e USB 3.0.

Caratteristiche
Il prezzo rimane avvolto da mistero così come lo sbarco sul mercato. La presentazione avverrà il 3 settembre, poco prima dell'IFA di Berlino.
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MOTOROLA MOTO G2:


Il Motorola Moto G2 sbarcherà sul mercato il 10 settembre, secondo un rivenditore vicino a GSM Arena. Dovrebbe montare uno schermo da 5 pollici (720p) e probabilmente sarà disponibile anche in versione Dual-SIM.

Come sarà il Motorola Moto G2?
Il SoC di riferimento dovrebbe essere lo Snapdragon 400 con CPU quad-core 1.2GHz Cortex-A7 e GPU Adreno 305 con 1 GB di RAM. La fotocamera principale sarà una 8 Megapixel mentre la secondaria un modello da 2 Megapixel. La capacità di archiviazione potrebbe essere di 8 GB, forse espandibili. Quasi certa la presenza di Android 4.4.4 KitKat.
Il Motorola Moto G2 sarà l'erede di uno dei terminali di maggiore successo in Italia, almeno nella fascia medio-bassa. Il prezzo di listino dovrebbe essere di circa 250 euro, quindi il doppio rispetto al Moto G e qualcosa in più rispetto all'attuale Moto G 4G.
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3 ITALIA INAUGURA I CHIOSCHI AUTOMATICI:


3 Italia ha inaugurato a Milano i primi chioschi automatici che consentono di attivare un'utenza telefonica, chiedere la portabilità del numero e in futuro di acquistare uno smartphone con il supporto di un operatore collegato da remoto. In pratica si tratta di una struttura che ibrida il totem multimediale e una vending maching con sistema di firma digitale e video comunicazione assistita. Qualcosa che ricorda molto Akihabara, il quartiere per otaku e geek di Tokyo.
Dietro a questa tecnologia si nasconde una vecchia conoscenza di Tom's Hardware: Inventia. Chi segue la rubrica "Startup italiane di successo" si ricorderà sicuramente della storia di questa azienda e del suo fondatore Andrea Cinelli.

Inventia infatti è una startup milanese nata nel 2012 che ha sviluppato una tecnologia di video comunicazione assistita denominata "Connect" che è specifica per il mondo retail
"È la prima tecnologia di video comunicazione assistita nativa per il retail. In sintesi riesce a consentire, adattandosi a qualsiasi connettività presente dal 3G alla Fibra offrendo diversi tipi di qualità dalla VGA all'HD, ad un operatore da remoto, anche a distanza di migliaia di chilometri, di gestire interi cicli di vendita, di Crm o promozionali tele-comandando dei device (oltre 45 diversi) che vengono installati sui chioschi, totem e postazioni in-door video specialistiche che realizziamo o che certifichiamo compatibili alla nostra tecnologia", spiegava Cinelli ad aprile.

"A fianco a questa cosa abbiamo creato una linea di chioschi, totem e postazioni in door che chiamiamo Fast Shop, Fast Desk e Fast Specialist che consentono di portare ovunque, per strada o in una banca o in centro commerciale il video specialista fino a creare una vera e propria generazione di punti vendita".
Il progetto 3 Fast Shop "ha l'obiettivo di testare l'impatto sul pubblico di una modalità di vendita innovativa che - in caso di valutazione positiva - permetterà di rendere ancora più capillare la presenza sul territorio della rete vendita monomarca".
Insomma 3 Italia vuole andare oltre i suoi 1.500 negozi e moltiplicare la sua presenza in tutta l'Italia. Il primo chiosco interattivo è stato ufficialmente inaugurato presso il centro commerciale "Carosello" di Carugate in provincia di Milano. Nei prossimi giorni il servizio sarà disponibile anche al centro commerciale "Fiordaliso" di Rozzano, sempre in provincia di Milano.
"Costi contenuti e rapidità di installazione rendono le vending-machine un canale ad alto potenziale, complementare ai negozi tradizionali, che può aiutarci ad estendere la rete vendita in maniera ancora più capillare sul territorio. Ad esempio, in luoghi come stazioni, aeroporti, ospedali, università e piccoli centri commerciali", ha commentato Massimilano Zuco, Sales Vice President di 3 Italia.
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TIM LTE ADVANCED 180MBIT/S:

Tim oggi ha presentato il suo nuovo servizio LTE Advanced da 180 Mbit/s. È tutto pronto, mancano solo i dispositivi compatibili che arriveranno sul mercato in autunno.
Oggi a Torino, esattamente alle 12.00, è iniziata l'era LTE Advanced: in soldoni entro la fine dell'anno i clienti TIM potranno godere di una velocità di trasferimento dati di 180 Mbit/s. Nel negozio TIM di via Roma tutti i partecipanti alla presentazione hanno assistito allo streaming mobile in tempo reale di filmati 4K, quindi con risoluzione di 3840 × 2160 pixel, su un televisore LCD collegato a un prototipo di modem 4G di nuova generazione.
Sì, è bene sgombrare il campo da ogni dubbio: al momento non esiste smartphone, tablet, modem o penna LTE compatibile con questo standard. Si chiama LTE Advanced e richiede chip specifici che dal prossimo autunno saranno integrati sui top di gamma di tutti i più noti brand.

Test TIM LTE Advanced

All'evento torinese non a caso erano presenti tre partner tecnici di riferimento: Huawey, Ericsson e Qualcomm. Il primo e il secondo sono leader nel mondo per le infrastrutture di rete; il terzo grazie all'ultimo system on chip Snapdragon 805 può dirsi già pronto ad accogliere la sfida LTE Advanced. Infatti l'LG G3 aggiornato e il Samsung Galaxy S5 LTE-A che montano i nuovi Snapdragon dovrebbero essere fra i primi terminali compatibili a sbarcare sul mercato occidentale.
Qualcomm con il SoC Snapdragon 805 ha confezionato un pacchetto tecnologico all'avanguardia, ma nel tempo anche i concorrenti sforneranno chip radio LTE-A. In verità anche fra gli operatori c'è già competizione: Vodafone a febbraio ha svelato in anteprima il suo 4G potenziato, che dovrebbe essere disponibile dal 2015.
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CLONE SAMSUNG S4 CON TROYAN PREINSTALLATO...HANNO FREGATO PURE ME :-) 

Si chiama Star N9500, è un'imitazione da 130 del Samsung Galaxy S4 e ha il malware preinstallato. Ecco la brutta, pessima sorpresa per chi ha comprato questo smartphone di dubbie origini, venduto anche in Italia,ANCHE IO NE SONO STATO IN POSSESSO DI UN ESEMPLARE...
Peccato che dentro ci sia un trojan chiamato Uupay.D, spiegano gli analisti di G-Data, che potenzialmente rende possibile il controllo a distanza del telefono. In altre parole, chi controlla il malware può spiare i dati salvati sullo smartphone, o magari scattare fotografia a insaputa del proprietario.

A quanto pare, comunque, non ci sono prove che questi potenziali rischi si siano concretizzati, almeno finora. Potrebbe succedere in futuro però, anche perché parliamo di un malware inserito direttamente nel firmware - quindi piuttosto difficile da rimuovere. È necessario infatti sostituire la ROM con un'operazione di rooting affatto scontata per gli utenti meno esperti - proprio il pubblico che probabilmente compra un prodotto simile.
Il malware era stato individuato per la prima volta nel marzo scorso da Kaspersky. La versione attuale è diversa e aggiornata, ma il meccanismo è lo stesso. Thorsten Urbanski di G Data dice di aver contattato il produttore Tianxing (Shenzen, Cina), ma senza successo. Il Wall Street Journal ha invece contattato Amazon - che ha il prodotto in vendita - e Google, che produce il sistema operativo. I reporter non sono riusciti a ottenere però alcuna risposta.
Lo Star N9500 non sarà certo il telefono più venduto al mondo, ma il rischio è comunque rilevante proprio perché chi compra questo prodotto non è una persona aggiornate sui rischi inerenti alle moderne tecnologie, né tantomeno un esperto di sicurezza informatica. In altre parole, è probabile che chi già ne possiede uno non leggerà questo articolo e non avrà l'occasione di prendere le contromisure necessarie.
Insomma, è proprio uno di quei casi in cui per spendere poco si finisce per spendere di più.
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INTEL CORE i7-4790K A 7GHZ CON ASROCK Z97:

Gli appassionati di overclock - in particolare quelli che usano l'azoto liquido - dovrebbero guardare con interesse alla ASRock Z97 OC Formula, una motherboard grazie alla quale sono stati raggiunti due risultati ragguardevoli. John Lam, overclocker del team HKEPC OC, è riuscito a portare un Core i7-4770K a 7181,23 MHz, ottenendo un risultato di 1601 con Intel XTU (Extreme Tuning Utility).

ASRock Z97 OC Formula - Clicca per ingrandire
Nick Shih, overclocker di casa ASRock, ha invece portato la nuova CPU Core i7-4790K "Devil's Canyon" a 7003,38 MHz, ottenendo il miglior risultato al mondo nell'overclock di questa CPU che si spera possa dare ulteriori soddisfazioni, dato che siamo solo ai primi tentativi. Questo processore si avvale infatti di una migliore pasta termica tra il die del processore e l'heatspreader, oltre che di condensatori aggiuntivi (assenti sulle altre CPU Haswell) per una migliore distribuzione dell'energia.

Il risultato di Nick Shih - Clicca per ingrandire
Progettata e rifinita dallo stesso Nick Shih, la ASRock Z97 OC Formula è dotata di componenti di prima qualità quali Premium Alloy Choke capaci di lavorare a basse temperature, Dual-Stack MOSFET per una migliore erogazione della vCore e NexFET MOSFET per un'alimentazione più efficiente delle DRAM e una resistenza contro la scarica elettrostatica fino a 15 KV. Sulla motherboard capeggiano più heatsink, sia sopra il chipset Z97 che nella zona del VRM.
ASRock ha inserito 12 fasi di alimentazione per la CPU e ha creato con un PCB a otto strati con 8 once di rame. Non mancano quattro fasi dedicate agli slot di memoria e molto altro. L'azienda ha curato anche la parte software, inserendo nel BIOS quella che chiama "arma segreta", ovvero Jumbo V.

Una foto dell'overclock di Nick Shih - Clicca per ingrandire
"Si tratta di una funzione che permette agli overclocker di selezionare le impostazioni di tensione ottimali tra una gamma più ampia di parametri di CPU Vcore, CPU Cache e VCCM fino a un massimo di 3 volt per l'overclock estremo", sottolinea l'azienda. La ASRock Z97 OC Formula è in vendita a circa 220 dollari - al momento non è disponibile in Italia.
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LG G3 IN ARRIVO  IL TOP SMARTPHONE AL MONDO:

LG ha presentato finalmente il G3, il suo nuovo smartphone top di gamma con Android KitKat 4.4.2 e nuova interfaccia impreziosita da funzionalità come Smart Keyboard, Smart Notice e Smart Security. La prima è una tecnologia xche impara come digitate per velocizzare la scrittura di testi e SMS e, al tempo stesso, garantire meno errori. Secondo LG Smart Keyboard riduce gli errori fino al 75%. La seconda è un assistente personale evoluto, come quello presente su altri smartphone, mentre Smart Security offre una serie di tecnologie per la protezione dei contenuti sul vostro terminale.

Knock Code permette agli utenti di sbloccare il proprio dispositivo seguendo una sequenza di tocchi. Gli utenti possono creare un codice personalizzato che può essere digitato in qualsiasi punto dello schermo. Content Lock garantisce che quando G3 viene condiviso con gli amici o collegato al PC, i file personali siano al sicuro grazie a un cifratura a 128 bit, siano essi sulla memoria interna o sulla scheda microSD. Infine c'è Kill Switch che permette ai proprietari di G3 di disattivare i loro telefoni da remoto in caso di furto. È possibile cancellare i contenuti salvati in modo da non compromettere i dati personali. Tra le altre caratteristiche essenziali, Kill Switch permette la scansione antivirus e la cancellazione e il blocco da remoto.
Parlando di hardware l'azienda sudcoreana è la prima tra i big a puntare sulla risoluzione QHD. Siamo oltre il Full HD, infatti da 1920x1080 pixel passiamo a ben 2560x1440 pixel. Lo schermo dello smartphone è un LCD True HD-IPS+ da 5,5 pollici con una densità di 538 PPI, 16 milioni di colori e copertura Gorilla Glass. Sotto lo schermo troviamo un chip quad-core Qualcomm Snapdragon 801 a 2.5 GHz (MSM8975AC, Krait 400 e GPU Adreno 330), accompagnato da 2 o 3 GB di RAM. Vi sono infatti due versioni, una con meno RAM e 16 GB di spazio d'archiviazione e una con più RAM e 32 GB di spazio per salvare i dati. Non manca, se avete molti file, foto e video, uno slot microSD per schede fino a 128 GB.

Il nuovo LG G3 ha dimensioni di 146,3 x 74,6 x 8,9 mm e un peso di 149 grammi, che non fanno segnare nessun record, ma è contraddistinto da una cornice del display ridottissima. LG parla di un design ad arco con parte posteriore in plastica (sì, è plastica, non metallo) caratterizzata finitura metallic skin. "Questa finitura conferisce un look pregiato (metallo spazzolato) preservando però la leggerezza. Inoltre è molto sottile e ha i tasti posteriori, un'unicità di LG", sottolinea l'azienda.
LG G3 è dotato di una fotocamera posteriore da 13 megapixel con stabilizzatore ottico d'immagine (OIS+), autofocus laser, nove punti di messa a fuoco e dual LED flash. Questa soluzione è in grado di scattare a 4160x3120 pixel e riprende anche in 4K, al massimo a 30 fps e con messa a fuoco continua. Non mancano lo zoom fino a 8x, l'HDR, lo scatto panoramico, il multiscatto e il riconoscimento del volto.
"L'autofocus laser permette di mettere a fuoco in maniera estremamente rapida, anche di notte. In questo modo gli scatti saranno più nitidi e veloci. Siamo i primi ad avere questa funzione, che è tipica delle fotocamere reflex professionali", afferma LG. La fotocamera anteriore è da 2,1 megapixel con sensore f/2.0 e può registrare in Full HD. LG ha migliorato la classica modalità di scatto di selfie incorporando il controllo dei gesti. Quando si è pronti a scattare, basta semplicemente stringere la mano a pugno: LG G3 riconoscerà il gesto e inizierà il conto alla rovescia di tre secondi.

La connettività - lo smartphone accetta micro SIM - è fornita dal supporto LTE 4G Cat 4, dal Wi-Fi 802.11 a/b/g/n/ac, dal Bluetooth Smart Ready (Apt-X), dall'NFC, dalla SlimPort, dall'A-GPS/Glonass e dalla Micro USB 2.0. È presente anche la connettività IrDA, ovvero agli infrarossi, per la gestione di altri dispositivi come il televisore per esempio.
L'insieme dei sensori installato nello smartphone comprende l'accelerometro, il sensore di prossimità, il giroscopio, la bussola digitale e il sensore di luminosità. Per quanto concerne l'audio LG ha inserito uno speaker posteriore da 1 watt con BoostAMP e ASM (Adaptive Sound Maximizer) che elimina le distorsioni del suono e microfoni multipli.
La batteria SiO+, rimovibile, è da 3000 mAh e dovrebbe garantire un'autonomia di 100 ore in standby e 4 ore in conversazione. Lo smartphone supporta la ricarica wireless, oltre a quella convenzionale, tramite una cover dedicata. Per quanto riguarda il prezzo, non è ancora stato svelato ma si ipotizza un listino di 599 euro per la versione da 16 GB e 699 euro per quella da 32 GB. Il terminale sarà disponibile in Corea del Sud da domani. Seguiranno 170 paesi, con l'arrivo in Italia previsto per fine giugno.
Le colorazioni con cui LG G3 arriverà sul mercato sono la Metallic Black, la Silk White e la Shine Gold. Da segnalare, infine, il case QuickCircle (che potete vedere nel video sopra) disponibile in cinque colorazioni: permette di accedere a funzioni usate di frequente come le chiamate, gli SMS, la musica e la fotocamera direttamente dalla finestra QuickCircle senza aprire la cover.
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ONE PLUS ONE IL NUOVO SMARTPHONE DALLA POTENZA INAUDITA:


Lo OnePlus One è uno smartphone Android con SoC Snapdragon di ultima generazione e connettività LTE che costa solo 269 euro. È uno dei prodotti più chiacchierati degli ultimi tempi, che per prezzo si presenta come un agguerrito concorrente nella fascia media (Nexus 5), mentre per caratteristiche può guardare a testa alta smartphone di fascia alta come il Samsung GS5 o l'HTC One M8.
Lo OnePlus One sarà disponibile inizialmente solo per chi ha ottenuto l'invito in due versioni, da 16 e 64 GB. Per la prima il prezzo è quello citato, 269 euro, mentre per quella più capiente ce ne vorranno 299: prezzi quindi super competitivi, soprattutto per il modello da 64 gigabyte - che si fa perdonare la mancanza di uno slot MicroSD.

In cambio di tali cifre avremo un telefono con schermo Full-HD IPS LCD da 5,5 pollici (401 PPI) con copertura Gorilla Glass 3, 3 GB di RAM e processore Qualcomm Snapdragon 801 (2.5 GHz). Troviamo inoltre la fotocamera posteriore da 13 megapixel con sensore Sony Exmor (IMX214 13) e una frontale da 5 MP per le videochiamate e i famigerati selfie. La generosa batteria da 3100 mAh non è rimovibile, e non mancano altoparlanti stereo.
Quanto al sistema operativo, molti lettori saranno contenti di sapere che lo OnePlus One monta di fabbrica una versione dedicata della CyanogenMod 11 (CyanogenMod 11S) e  dovrebbe anche essere piuttosto facile da personalizzare. Il design è privo di sorprese, ricorda un po' la linea Nexus, ma non si può dire che sia brutto; i più modaioli comunque apprezzeranno la possibilità di cambiare la cover posteriore.
Specifiche alla mano questo è proprio un telefono "senza compromessi" come recita il motto dell'azienda (Never Settle): è uno smartphone di fascia alta che costa pochissimo, che almeno sulla carta è perfettamente in grado di "dare la biada" al Galaxy S5 e agli altri primi della classe.
Impressionante, considerando anche che per la scocca è stato usato il magnesio per garantire il peso di soli 162 grammi. Resta da toccare con mano la qualità costruttiva, ma non c'è ragione di credere che sarà una delusione. I primi esemplari dovrebbero cominciare a circolare verso la metà di maggio anche in Italia ma all'inizio ce ne saranno pochissimi, quindi bisognerà aspettare un po' per mettersene uno in tasca. Noi comunque non vediamo l'ora di provarlo, e voi?
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FIREFOX OS 1.3:

Firefox OS cresce e arriva alla versione 1.3, nelle mani dei partner di Mozilla per essere implementato negli smartphone. Si tratta di un update importante, perché include molte nuove funzioni tra cui il supporto per Dual-SIM dual-standby (DSDS) che permette di gestire due SIM separate, ad esempio una personale e una per il lavoro.
Mozilla ha anche migliorato le prestazioni, la fluidità e i tempi di avvio delle applicazioni. La fotocamera ha ricevuto maggiore attenzione con il supporto al "continuous autofocus" (dipende dal dispositivo) e al flash. Rinnovate anche le applicazioni multimediali, tra cui l'accesso ai controlli del lettore musicale nella barra delle notifiche o dallo schermo bloccato. L'app per la Radio FM può essere anche attivata tramite l'altoparlante del telefono.

In Firefox OS 1.3 la schermata principale raggruppa automaticamente le app in raccolte smart relative a specifiche categorie, ed è inoltre possibile salvare ricerche specifiche sulla schermata principale come nuove raccolte smart toccando l'icona della stella sotto la barra di ricerca. Grazie a maggiori opzioni per la messaggistica è ora possibile inviare messaggi MMS a indirizzi e-mail e aggiungere una casella oggetto.
Firefox OS inoltre trasformerà automaticamente un SMS in un MMS se si decide di aggiungere un'immagine o un video. Si può anche salvare la bozza del messaggio e scegliere di ricevere notifiche di ricezione quando il messaggio è letto dal destinatario. L'email supporta ora notifiche email e POP3 e il Bluetooth permette trasferimenti di più file. Mozilla ha anche riposto attenzione agli sviluppatori, grazie al supporto per WebGL, asm.js e WebAudio che consentirà di realizzare esperienze di gioco 3D superiori. Firefox OS 1.3 include inoltre gli NFC enablers, a partire dalla disponibilità del WebNFC API.
Gli sviluppatori potranno iniziare a sperimentare tramite NFC l'abbinamento e la lettura dei tag nelle loro applicazioni, con funzionalità NFC aggiuntive che saranno disponibili nei futuri aggiornamenti. Infine, la software house ha anche migliorato le capacità della piattaforma Gecko - giunta alla versione 28 - con nuove WebAPI.
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STARS WARS EPISODIO VII CAST UFFICIALE:


Disney ha annunciato il cast ufficiale per Star Wars: Episodio VII, film che riprenderà la popolare saga fantastica cominciata ormai quasi quarant'anni fa.
Diretto da J.J. Abrams, è atteso nelle sale cinematografiche nel 2016.
Agli ordini del regista risponderanno John Boyega, Daisy Ridley, Adam Driver, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson e Max von Sydow, insieme al trio di attori storico composto da Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill, che daranno di nuovo vita a Han Solo, Leia e Luke Skywalker.

Star Wars: Episodio VII, il cast completo al lavoro
Oltre ai tre superdivi, ritorneranno anche Anthony Daniels (D-3BO), Peter Mayhew (Chewbecca) e Kenny Baker (R2-D2 o C1-P8). Dalla lista manca l'attrice che dovrebbe interpretare un ruolo femminile centrale: non ci sono ancora nomi ufficiali, ma si è parlato con una certa insistenza del recente Premio Oscar Lupita Nyong'o - che dovrebbe occupare una posizione che fu appunto di Carrie Fisher prima e di Natalie Portman poi.
Le riprese cominceranno ufficialmente tra un paio di settimane, anche se qualche attività c'è già stata nei giorni passati. Molto presto, ne siamo certi, inizieranno a circolare indiscrezioni più o meno fondate sulla trama e sui nuovi personaggi.
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CARTUCCE ATARI DISSOTTERRATE:

Per Atari 2600 c'erano Donkey Kong, Pac-Man, Pitfall!, Zaxoon e tanti altri titoli. Ma il gioco ispirato al film proprio non lo ricordo. Beh, in verità forse non lo ricorda nessuno semplicemente perché fu un flop colossale. Atari nel 1983 decise infatti di sotterrare le milioni di copie invendute (e restituite) nella discarica di Alamogordo, nel New Mexico. 14 camion zeppi di cartucce che avrebbero ingolosito persino Franco (aka Toni Servillo), il trafficante di rifiuti illegali protagonista di Gomorra.

Il tweet di un appassionato
Quella che entrò nella storia come "Atari video game burial", ovvero la sepoltura dei videogiochi Atari, probabilmente fu una profanazione. L'ampia letteratura cinematografica dei tempi lascerebbe intendere che nei pressi di Alamogordo ci fosse almeno un cimitero indiano, ma in verità quello che tutti ricordano come il collasso del mondo dei videogiochi del 1983 fu dovuto alla saturazione del mercato più che ai cimeli di qualche capotribù.

Gli scavi
Oggi il sequel, che potremmo chiamare "Atari video game dig up", parla di centinaia di appassionati in religioso silenzio mentre la telecamera di una troupe cinematografica cattura ogni attimo della riesumazione delle cartucce. Grazie a Xbox Entertainment Studios questa storia è diventata un capitolo del suo documentario sul mondo dei videogiochi anni '80. Un progetto importante, se si considera che regia e sceneggiatura sono di quel Zak Penn che ha collaborato a Behind Enemy Lines, X-Men 2, Elektra e X-Men: Conflitto finale.
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GALAXY S5 TUTTE LE SPECIFICHE DEL TOP DI CASA SAMSUNG:

Samsung ha presentato il Galaxy S5, il suo nuovo smartphone di punta. Contraddistinto da dimensioni di 142 x 72,5 x 8,1 mm per un peso di 145 grammi, il nuovo terminale Android 4.4.2 è dotato di uno schermo da 5,1 pollici con risoluzione Full HD (432 ppi,  luminosità massima 500 cd/m2, minima 2 cd/m2), un system on chip Qualcomm Snapadragon 801 quad-core da 2.5 GHz e 2 GB di memoria RAM. Non mancano 16/32 GB di spazio per l'archiviazione dati, espandibili con microSD fino a 128 GB.

Il comparto fotografico è composto da una soluzione posteriore da 16 megapixel (Flash LED con ISOCELL, registrazione 4K limitata a 5 minuti) e da una fotocamera frontale da 2,1 megapixel. La fotocamera posteriore è chiaramente quella che ha ricevuto più attenzione con un nuovo Hybrid Autofocus con Phase Detect e un chip dedicato in accompagnamento al sensore. A completare il tutto le funzioni software come l'HDR per il controllo dell'esposizione o il focus selettivo.
La batteria è da 2800 mAh, non molto capiente, ma secondo Samsung più che sufficiente per garantire una buona autonomia. Interessante la modalità Ultra Power Saving Mode, che entra in azione con la batteria al 10% e consente di avere 24 ore di energia in standby. Per quanto riguarda la connettività, supportati 3G, LTE Cat. 4, GPS, Glonass, Wi-Fi ac, Bluetooth 4.0 LE e il collegamento tramite micro USB.

Esteticamente non è così diverso dai prodotti Samsung visti negli ultimi anni, ma ha una cover posteriore rinnovata, con fori chiusi che dovrebbero migliorare il grip. Niente alluminio o altri metalli, anche questa volta. È anche certificato IP67, ovvero resiste all'acqua (immersione di un metro per 30 minuti) e polvere (la porta USB è coperta da uno sportellino plastico).
Samsung ha rivisto l'interfaccia proprietaria, potenziando ulteriormente la TouchWiz. Ci sono le applicazioni proprietarie, a partire dall'assistente personale S Voice. L'azienda sudcoreana si è concentrata molto sul fitness, con un'applicazione S Health rinnovata e un sensore per rilevare il battito cardiaco nella parte posteriore, sotto la fotocamera, capace di leggere il battito e prendere le pulsazioni in 5/10 secondi. L'applicazione S Health può interagire con la linea di prodotti Gear, anche la fitness band Gear Fit di cui parleremo in un'altra notizia.
Samsung Galaxy S5
Rete LTE Cat.4 (150/50Mbps)
Display 5.1" FHD Super AMOLED (1920 x 1080)
Processore 2.5 GHz quad-core
OS Android 4.4.2 (KitKat)
Fotocamere 16MP (rear), 2.0MP (front)
Video UHD@30fps, HDR, video stabilizationVideo Codec : H.263, H.264(AVC), MPEG4, VC-1, Sorenson Spark, MP43, WMV7, WMV8, VP8
Video Format: MP4, M4V, 3GP, 3G2, WMV, ASF, AVI, FLV, MKV, WEBM
Audio Codec audio: MP3, AMR-NB/WB, AAC/ AAC+/ eAAC+, WMA, Vorbis, FLAC
Formato audio: MP3, M4A, 3GA, AAC, OGG, OGA, WAV, WMA, AMR, AWB, FLAC, MID, MIDI, XMF, MXMF, IMY, RTTTL, RTX, OTA
Funzioni fotocamera HDR (Rich tone), Focus selettivo, Virtual Tour Shot, Shot & More
Funzioni aggiuntive IP67 Dust- and water-resistant
Ultra Power Saving Mode
Download Booster
S Health 3.0
Quick Connect
Private Mode
Kids Mode
Servizi Google Chrome, Drive, Photos, Gmail, Google, Google+, Google Settings, Hangouts, Maps, Play Books, Play Games, Play Newsstand, Play Movie & TV, Play Music, Play Store, Voice Search, YouTube
Connettività WiFi: 802.11a/b/g/n/ac HT80, MIMO(2x2),
Bluetooth: 4.0 BLE / ANT+
USB 3.0
NFC
IR Remote
Sensori Accelerometro, giroscopio, prossimità, bussola, barometro, Hall, sensore di luce ambientale RGB, Gesture(IR), scanner d'impronte digitali, sensore battito cardiaco
Memoria RAM: 2 GB
Spazio interno: 16/32 GB
microSD fino a 128 GB
Dimensioni 142 x 72,5 x 8,1 mm, 145 grammi
Batteria 2800mAh
Autonomia in standby: 390 ore / in conversazione: 21 ore
C'è un lettore d'impronte digitali che può essere usato per sbloccare il telefono, mettere al sicuro informazioni sensibili o effettuare pagamenti. Il telefono può archiviare fino a tre impronte digitali e per attivare il riconoscimento dell'impronta è necessario uno swype in verticale, in modo da non attivarlo per errore.
Il Galaxy S5 è atteso al debutto nel mese di aprile, per la precisione l'11 aprile, a un prezzo non ancora comunicato, ma non dovrebbe differire troppo da quello del precedente Galaxy S4 al debutto. Previste quattro colorazioni: Charcoal Black, Shimmery White, Electric Blue e Copper Gold.
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UBUNTU 14.10 SI CHIAMA UTOPIC UNICORN:
  
Ubuntu 14.10 si chiama Utopic Unicorn, l'unicorno utopico. È il nome ufficiale scelto proprio nelle scorse ore, che come fa seguito a Trusty Tahr (Ubuntu 14.10), Saucy Salamander (13.10), Raring Ringtail (13.04) e tutti gli altri che sono venuti prima.
La notizia è stata data dal fondatore di Canonical Mark Shuttleworth, che ha pubblicato un articolo acutamente intitolato "U Talking to me?". Il titolo riprende la lettera "U" (i nomi seguono l'ordine alfabetico), e cita l'indimenticabile De Niro in Taxi Driver (1976). L'articolo è fortunatamente un po' meno aggressivo e instabile del personaggio Travis Bickle.

Il post di Shuttleworth è senz'altro stato sfruttato anche per divertirsi con i giochi di parole, e sembra scritto più da uno scherzoso linguista che ha un programmatore e imprenditore. Vale la pena di goderselo in originale, se non altro per contare tutte le "U come in Unicorno Utopico".
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WINDOWS 8.1 AVRA' IL TASTO START DA AGOSTO:



Windows 8 dal prossimo agosto avrà finalmente il desiderato tasto Start, almeno secondo fonti vicine alla testata The Verge. Microsoft stessa a inizio mese aveva anticipato la novità senza entrare nei dettagli della tempistica. Adesso pare confermato (ufficiosamente) che lo Start Menu verrà introdotto con il secondo aggiornamento (update 2) di Windows 8.1.

Terry Myerson, responsabile Microsoft di Windows e Xbox, ha mostrato poche settimane fa un prototipo di interfaccia che sembra ibridare lo Start Menu di Windows 7 con le Live Tiles di Windows 8 (su un lato del desktop). Inoltre sarà possibile far girare le app stile Metro in ambiente desktop in finestra. Di fatto due caratteristiche chiave che dovrebbero essere ulteriormente consolidate in Windows 9, previsto per il 2015.
In pratica si stanno accelerando i tempi per rispondere alle esigenze degli utenti, ma anche per velocizzare quel processo di unificazione delle piattaforme che è nei piani Microsoft. Non a caso Windows Phone e Windows RT dovrebbero confluire in un unico prodotto per i dispositivi hardware basati su processori ARM e allo stesso tempo, come è stato sottolineato durante la Build developer conference, i computer e smartphone sotto i 9 pollici avranno Windows gratuito.
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MODULI DI MEMORIA DDR4 DA 128 GB:

Le DDR4 stanno arrivando e i produttori di memorie non vogliono farsi cogliere impreparati. Intel prevede d'introdurre nella seconda metà dell'anno la piattaforma Xeon E5-2600 v3, ma non solo. In arrivo vi sono anche le CPU consumer Haswell-E destinate alla fascia più alta del mercato, che per ovvi motivi richiederà una nuova motherboard rispetto alle attuali soluzioni X79. Entro il 2016 potremo parlare di diffusione ormai globale per il nuovo standard di memoria.

Per questo motivo SK Hynix Inc. ha annunciato di aver realizzato un modulo di memoria da 128 gigabyte avvalendosi di chip di memoria DDR4 a 8 gigabit realizzati con un processo tra i 20 e i 30 nanometri.
"Questo modulo raddoppia la densità rispetto alle attuali soluzioni da 64 GB grazie alla tecnologia TSV (Through Silicon Via). Il modulo opera a 2133 Mbps e con interfacce di I/O a 64-bit processa fino a 17 GB di dati al secondo. Per il funzionamento richiede 1,2 volt, una tensione inferiore rispetto agli 1,35 volt delle DDR3", specifica SK Hynix.
L'azienda sudcoreana ha intenzione di distribuire i primi sample ai propri partner nei prossimi mesi, per poi avviare la produzione in volumi nella prima metà del prossimo anno. L'arrivo di un modulo di memoria a 128 GB è davvero importante, perché con le DDR4 "cambia tutto".
Il motivo è che sulle nuove piattaforme ogni canale di memoria supporta un solo modulo a causa dell'architettura topologica punto-punto. Ciò richiede moduli di memoria con livelli di densità molto elevati, così da garantire la corretta quantità di memoria pur occupando meno slot.
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CARICA IL TUO SMARTPHONE IN SOLI 30 SECONDI:

Il caricabatterie per smartphone che ripristina il 100% dell'autonomia in 30 secondi esiste già ed è stato sviluppato dalla israeliana StoreDot. La piccola startup, praticamente spinoff del dipartimento di nanotecnologie della Tel Aviv University, ha svelato un prototipo ultra-veloce in un video.Al primo sguardo sembra una sorta di cover – in questo caso per Samsung Galaxy 4 – da connettere direttamente al cavo della corrente. Poche ore fa durante la conferenza Microsoft Think Next, l'azienda ha confermato che vi sono già progetti di sviluppo per altri dispositivi.Al momento le dimensioni sono quelle di un comune caricabatteria per portatili, ma l'obiettivo prioritario è ridurne le dimensioni. Il prezzo di mercato sarà circa il doppio rispetto al normale, quindi una trentina di dollari. Lo sbarco sul mercato è previsto per il 2016.
La nota curiosa è che StoreDot è una specialista dei semiconduttori a base biologica. I cosiddetti "Nanodots" sono dei mattoncini basati su componenti biologici che grazie alle loro caratteristiche possono essere combinati per ottenere risultati diversi. Fra i tanti anche di velocizzare i processi di ricarica delle batterie.

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SILENT CIRCLE CRIPTA LE CONVERSAZIONI:

Phil Zimmermann ha creato Silent Circle (https://silentcircle.com/), un'applicazione per smartphone da usare per comunicazioni totalmente riservate e protette da crittografia, che si tratti di SMS, chiamate VoIP o videochiamate. Una promessa da prendere sul serio, visto che viene dal creatore di Pretty Good Privacy (PGP), che ancora oggi è considerato il migliore strumento sulla piazza per proteggere la posta elettronica da occhi indiscreti.
Presentato a una conferenza incentrata sulla sicurezza, Silent Circle è il risultato degli investimenti fatti dallo stesso Zimmermann insieme a Jon Callas (cofondatore di PGP, ora di Symantec) e a due ex militari statunitensi. Quanto al pubblico a cui si dirige quest'applicazione, secondo Zimmermann si tratta di "soldati all'estero, uomini d'affari in stati sorvegliati, dissidenti e giornalisti".

Silent Circle
Silent Circle si potrà usare in abbonamento: 20 dollari al mese per gli individui, mentre aziende, associazioni e istituzioni pagheranno una cifra fissa per ogni utente. Una cifra piuttosto sostanziosa se si pensa che dopotutto ci sono molti strumenti VoIP in circolazione del tutto gratuiti, e alcuni con una crittografia relativamente solida. Come per esempio Skype; "fate pure, usate Skype, non m'interessa nemmeno parlare con voi", dice Zimmermann a chi solleva questo tipo di obiezione. "Questo è per gente seria a cui interessa la crittografia seria. Non siamo Facebook. Siamo l'opposto di Facebook".
Una serietà dimostrata anche dal fatto che il codice di Silent Circle è open source, così chiunque può verificarne la solidità e, soprattutto, assicurarsi che non ci siano backdoor che qualche malintenzionato o governi oppressivi potrebbero sfruttare.
Silent Circle inoltre usa un nuovo protocollo crittografico sviluppato dallo stesso Zimmermann che, per sua stessa ammissione, crede che non ci si possa fidare dei certificati emessi da terze parti. Perché si possono rubare o falsificare, come ha dimostrato il caso DigiNotar (DigiNotar in bancarotta per i certificati digitali SSL e DigiNotar ha perso 531 certificati SSL, altro che 200). "A causa di quel fallimento ci sono migliaia di dissidenti iraniani in prigione", ha commentano infatti Zimmermann.
Di certo un argomento convincente per chi ha davvero bisogno di uno strumento per la comunicazione sicura. Questa tuttavia è garantita solo se entrambi gli interlocutori usano Silent Circle, una situazione auspicabile ma non sempre possibile. Per questo Silent Circle offre anche la possibilità di chiamare linee esterne, per ulteriori 29 dollari al mese: in cambio si potranno fare chiamate che saranno deviate verso i server canadesi dell'azienda, dove il segnale sarà crittografato. ""Così chiunque cerchi di tracciare gli utenti non potrà andare oltre il Canada", spiega Nicole Perlroth del New York Times.
Tutto sommato, Silent Circle non ci sembra per nulla caro. Chi ha davvero bisogno di comunicazioni con una protezione così solida di certo sarebbe più che disposto a pagare quasi 50 dollari per un me se con quest'applicazione. Il problema, semmai, è chi ne avrebbe bisogno ma non se la può permettere.
Se si può dare per certo che a Silent Circle i clienti non mancheranno, non è altrettanto sicuro che saranno tutti nobili combattenti per la libertà o coraggiosi reporter d'assalto. Questa nuova società dopotutto garantisce la discrezione più assoluta e praticamente la certezza che le forze dell'ordine non possano mettere il naso nei propri affari, e allora chi garantisce che a usarla non saranno anche criminali incalliti grandi e piccoli?
Un dubbio che era emerso anche quando Zimmermann pubblicò PGP: nel 1990 l'imprenditore e sviluppatore fu messo sotto indagine, e ne seguì un tira e molla che si chiuse sei anni dopo con un nulla di fatto. Silent Cricle avrà la stessa sorte?
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BLACKPHONE  E' UN ANDROID DA 1500 € CHE NE COSTA SOLO 630 € SE PREORDINATO:
Al Mobile World Congress di Barcellona la presentazione del Blackphone è stato uno degli eventi più seguiti dalla stampa, forse quello che ha richiamato più attenzione dopo i "giganti" Galaxy S5 e Nokia X. Non ci aspettavamo di doverci fare strada tra una folla di fotocamere, registratori e smartphone – ma forse c'era da aspettarselo.
Sì perché sin dal primo annuncio di PrivatOS questo progetto ha fatto sollevare più di un'antenna. Merito, si fa per dire, dei file resi pubblici da Edward Snowden e di come abbiano prodotto una grande consapevolezza sul tema della privacy. Il progetto naturalmente esiste da prima, ma i dirigenti della società hanno affermato con chiarezza che lo scandalo NSA ha senz'atro aiutato il loro lavoro.

Un'altra cosa che hanno detto durante la presentazione è che "non abbiamo mai detto che avremmo fatto un telefono a prova di NSA". Un dettaglio forse, ma è bene averlo ben chiaro. Per tutte le altre esigenze di privacy, questo prodotto è l'ideale.
Il telefono si può già ordinare dal sito www.blackphone.ch a un prezzo di 629 dollari. Può sembrare molto per uno smartphone che tra l'altro non ha nemmeno specifiche definite, perché quelle indicate sul sito stesso potrebbero cambiare.  Ci hanno comunque assicurato che sarà sempre uno prodotto "di fascia alta".
Più che l'hardware tuttavia conta il software, vale a dire questa versione modificata di Android pensata per proteggere al meglio la privacy e la riservatezza delle applicazioni. Per chiamate e messaggi PrivateOS propone poi SilentPhone o SilentSMS – servizi che dopo il periodo iniziale saranno ad abbonamento mensile o annuale. Molti osservatori hanno rilevato che questi sistemi funzionano solo se anche l'interlocutore usa il servizio scelto, ma è questa la natura della crittografia end-to-end. Insomma non è assolutamente un difetto, né tantomeno sarà un ostacolo per chi trova nel Blackphone un prodotto che possa soddisfare le proprie esigenze particolari.

Presentazione di Blackphone a Barcellona
Ma non c'è solo il sistema operativo di per sé: PrivateOS nasce infatti con molti servizi integrati, per un valore totale pari a circa 1500 dollari. In altre parole comprando il Blackphone si risparmiano 770 dollari circa – almeno secondo i conti fatti dall'azienda.  C'è per esempio l'abbonamento a Silent Circle (società che ha creato Blackphone insieme alla spagnola Geeksphone). Due anni, più tre abbonamenti da un anno da dare a parenti e amici con cui si vuole comunicare in tutta sicurezza. Per chi non lo conosce, Silent Circle è un sistema di comunicazione con crittografia end-to-end tra i più solidi in circolazione.
Ottimo sulla carta, ha tuttavia il piccolo (irrilevante secondo le opinioni) difetto di essere statunitense, e quindi vincolato al Patriot Act. Di certo questo non è "NSA-Proof", come hanno specificato durante la presentazione, ma sarà molto difficile per un qualsiasi curioso penetrare nelle comunicazioni protette da questo sistema. Ci sono poi due anni di abbonamento a Spider Oak, che potremmo definire una versione "blindata" di Dropbox, e due anni del servizio VPN Disconnect Secure Wireless.

Android contro PrivatOS
Quanto a PrivateOS come versione modificata di Android, ci sono alcune caratteristiche interessanti, elencate anche sul sito ufficiale:
  • ricerche online non tracciabili
  • poche applicazioni preinstallate e tutte attente alla privacy
  • sistema "intelligente" per disattivare il Wi-Fi in assenza di un hotspot affidabile
  • controllo molto preciso sui permessi delle applicazioni
  • integrazione di sistemi protetti in chiamate, SMS e altri strumenti
  • aggiornamenti frequenti direttamente da Blackphone; gestione remota anonima senza passaggio da alcun server.
  • Non c'è il Play Store. Trattandosi di un prodotto per hacker ed esperti in generale, il side-loading delle app (compreso lo stesso Play Store) non dovrebbe rappresentare un problema per nessuno, né tantomeno la mancanza dei vari giochini.

Insomma non bisogna guardare al telefono in sé ma al valore aggiunto dei servizi. Comprare il telefono significa sostanzialmente avere uno sconto del 50% o più sui primi due anni. Per Blackphone invece il modello di business è piuttosto chiaro: sperano che dopo il periodo gratuito i clienti decidano di rinnovare l'abbonamento.
Di certo al mondo ci sono molte persone che potrebbero trovarla una proposta interessante, fermo restando che volendo si può ottenere lo stesso risultato partendo per esempio da un Nexus 5, una ROM modificata e il pacchetto Silent Circle – ma in questo caso gli abbonamenti vanno pagati da subito.
Il Blackphone sarà effettivamente in commercio dal mese di giugno.
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UN ASTEROIDE SI SCHIANTA SULLA LUNA:


Abbiamo parlato tante volte del rischio che un asteroide colpisca la Terra. Ebbene uno grande come una piccola automobile si è schiantato contro la Luna l'11 settembre 2013, e i ricercatori spagnoli dell'Università di Huelva hanno filmato l'evento in diretta.
Gli scienziati stimano che l'oggetto pesasse circa 400 chilogrammi e, sebbene pochi ci abbiano fatto caso, se avessimo osservato la Luna mentre accadeva avremmo potuto vedere a occhio nudo un piccolo lampo luminoso. L'impatto si è verificato alla velocità di circa 90 mila chilometri orari nel momento in cui i telescopi del progetto MIDAS (Moon Impacts Detection and Analysis System) erano puntati sul nostro satellite proprio per monitorare gli impatti sulla superficie lunare, e l'hanno ripreso in diretta.

Boom
L'evento è raro perché gli impatti di questo tipo avvengono a velocità tali per cui le rocce si fondono e vengono vaporizzate quasi istantaneamente, producendo un bagliore termico di poche frazioni di secondo. In questo caso invece il lampo è durato 8 secondi.
L'alto numero di crateri sulla Luna lascia intendere che eventi come questo non sono così rari. La Luna infatti non è protetta da un'atmosfera come quella terrestre e il risultato è che anche le piccole rocce possono raggiungere la sua superficie. A rendere eccezionale l'evento è che finora nessuna aveva mai fatto "una diretta" di questa durata, e per questo le immagini sono già diventate un cult in Rete.
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FASTWEB A 25 € AL MESE PER 1 ANNO....


Fastweb da gennaio ha rinnovato le sue offerte Internet. Chi si abbona a Jet o SuperJet pagherà 25 euro al mese per dodici mesi (Iva inclusa per le famiglie, Iva esclusa per chi ha partita Iva). Il cambio di nome si deve alla nuova campagna pubblicitaria che vede protagoniste le Frecce Tricolori.
L'offerta SuperJet, in promozione a 25 euro al mese per 12 mesi (poi 45,37 euro al mese Iva inclusa per le Famiglie, e 50 euro Iva esclusa per le Partite Iva), offre Internet illimitato, telefonate verso telefoni fissi nazionali illimitate, 60 minuti di chiamate verso tutti i cellulari, modem wi-fi gratuito.

L'offerta Jet, a 25 euro al mese per 12 mesi (poi 35,29 euro al mese Iva inclusa per le Famiglie,  e 40 euro Iva esclusa per le Partite Iva), comprende Internet illimitato, il wi-fi gratuito, mentre le telefonate sono a pagamento.
"Per chi non utilizza il telefono fisso a casa, ma desidera una linea Internet affidabile e di qualità, c’è l’offerta Joy in promozione a 19 euro al mese per 6 mesi (poi 29,24 euro al mese Iva inclusa per le Famiglie, e 32 euro Iva esclusa per le Partite Iva)", sottolinea Fastweb.
Sky & Fastweb invece è il pacchetto completo, sempre in promozione a 25 euro al mese per 12 mesi (poi, a partire da 54,28 euro al mese), che mette insieme il servizio satellitare TV e l'accesso al Web. Offre Internet illimitato, telefonate verso telefoni fissi nazionali illimitate, 60 minuti di chiamate verso tutti i cellulari, modem wi-fi gratuito. E in più una selezione Sky, con oltre 170 canali tematici e 200 canali satellitari free, My Sky (il decoder con registratore digitale), Sky on Demand, una videoteca di oltre 2.500 titoli sempre disponibile, e Sky Go con 28 canali Sky per smartphone, tablet e PC. My Sky e l’attivazione Sky sono incluse.
"I prezzi delle offerte SuperJet, Jet e Joy, Sky e Fastweb sono identici sia per chi è raggiunto dalla fibra sia per chi è raggiunto dall'ADSL", aggiunge l'operatore TLC.
Oggi Fastweb promette una velocità teorica massima di 20 Megabit in download e 1 Megabit in upload se raggiunti da ADSL. Mentre con l'opzione Ultrafibra si parla di 100 Megabit in download e fino a 10 Megabit in upload. Per il primo anno l’opzione è gratuita, al termine della promozione il costo sarà di 5 euro al mese. Le città in cui è già disponibile l’opzione fibra sono: Milano, Roma, Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Como, Genova, Livorno, Monza, Napoli, Padova, Palermo, Pescara, Pisa, Reggio Emilia, Torino, Varese, Verona.
Al solito la convenienza dell'offerta Fastweb è strettamente relazionata al tipo di connettività di cui si dispone. La questione economica è abbastanza secondaria se si hanno prestazioni adeguate. O meglio vale la regola del rapporto qualità/prezzo. Se l'infrastruttura dove si vive è scadente inutile spendere grandi cifre.
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SMARTWATCH E BRACCIALETTI HI-TECH IL FUTURO NEL 2014:


Il CES 2014 sarà ricordato come la fiera in cui la tecnologia indossabile ha mosso i primi passi. Sono diversi gli smartwatch e i braccialetti hi-tech che dimostrano quanto i produttori stiano sperimentando alla ricerca dell'alchimia perfetta tra design e funzionalità. È un settore nuovo, in cui oggi in molti vanno per tentativi, cercando di capire cosa vogliono i consumatori dai prodotti indossabili e cos'è possibile offrire loro.
Tante delle novità mostrate alla fiera sono prototipi dall'incerto destino, altri invece dispositivi che si possono già acquistare.La casa di Santa Clara ha creato uno smartwatch e parecchi accessori indossabili intelligenti. C'è anche Jarvis, un assistente personale che, non a caso, ha il nome dello sparring partner virtuale di Iron Man.

La cinese ZTE ha realizzato un proprio smartwatch. Si chiama BlueWatch, ed è molto simile a un Pebble, segno che l'azienda guarda a chi è già sul mercato ormai da qualche tempo. Questo prodotto ha tre tasti a sinistra, uno a destra e usa un cavo USB ad attacco magnetico per ricaricare la batteria. Lo schermo in bianco e nero può mostrare oltre all'ora anche le notifiche e i passi compiuti, permette di trovare il vostro telefono se lo smarrite e offre altre funzioni tipiche degli smartwatch.
Il BlueWatch si connette agli smartphone tramite Bluetooth e usa un'applicazione per controllare le sue funzioni. L'azienda afferma che il prodotto è in fase "beta", ma in futuro intende venderlo. Non è ancora noto quando e a che prezzo, ma ulteriori dettagli arriveranno entro l'anno.

Quando si parla di smartwatch non si può non citare Pebble e in occasione del CES l'azienda ha fatto qualche annuncio interessante. L'azienda aprirà presto uno store per facilitare la condivisione di applicazioni ottimizzate per il mondo dei wearable devices e ha introdotto un nuovo dispositivo chiamato Pebble Steel. Le caratteristiche salienti sono uno schermo "crystal clear ePaper", una batteria che dovrebbe assicurare un'autonomia di una settimana e la resistenza all'acqua. Pebble usa il Gorilla Glass per proteggere lo schermo, e non manca un rivestimento oleofobico "anti ditate". Il prodotto è disponibile nelle versioni Brushed Stainless o Black Matte al prezzo di 249 dollari, accompagnato da un cinturino in metallo e pelle. È già ordinabile, in previsione di consegne che prenderanno il via il 28 gennaio in tutto il mondo.

Al CES c'era anche MetaWatch, un'azienda fondata da ex dipendenti di Fossil che ha presentato la linea di smartwatch Meta, che nelle intenzioni del produttore non bada solo alle funzioni, ma anche all'estetica, grazie all'apporto di designer Frank Nuovo, precedentemente in Nokia e Vertu. L'azienda ha realizzato un prodotto in metallo, con braccialetto in cuoio e finiture di qualità. La gamma Meta sarà disponibile in diverse forme e avrà un nuovo display e-paper ad alta risoluzione. Per quanto riguarda la parte software non ci sono dettagli, anche se l'azienda assicura di aver fatto diversi interventi rispetto alle sue precedenti creazioni.

Tra i "braccialetti intelligenti", o fitness band come li chiama qualche azienda, abbiamo diverse proposte. La statunitense Razer ha presentato "Nabu". "Lo definiamo un anello di congiunzione tra uno smartwatch e una fitness band. È un dispositivo indossabile che vuole aiutarvi a vivere in modo migliore", ha affermato l'azienda.

Nabu offre due schermi per le notifiche, uno nella parte in cui dovrebbe esserci il quadrante e uno in quella opposta. Lo schermo più grande, quello esterno, è usato per mostrare avvisi, con cui si può interagire agitando il polso, mentre il display interno può essere usato per visualizzare informazioni più dettagliate sulle chiamate in arrivo o altre attività.
Nabu traccia quanti passi fate, la distanza percorsa e monitorerà anche il sonno. All'interno c'è un accelerometro, un altimetro e un motore di vibrazione cilindrico. Nabu usa il Bluetooth 4.0 LE per comunicare con altri dispositivi e ha un'autonomia suggerita di 7-10 ore.  Il prodotto è disponibile agli sviluppatori a un prezzo di 49 dollari. Arriverà sul mercato a marzo, ma costerà probabilmente di più.

Sony ha invece presentato la SmartBand, del cui fulcro abbiamo già parlato: si chiama Sony Core ed è un dispositivo capace di monitorare l'attività fisica (numero passi, battiti, calorie bruciate, etc.) e virtuale per migliorare la qualità della vita delle persone.Infine ecco Lifeband Touch, il braccialetto hi-tech di LG in grado di seguire la vostra attività fisica – contapassi, misura della distanza – e quante calorie bruciate. Si collega a dispositivi Android e iOS tramite Bluetooth 4.0 e può essere usato per accettare chiamate e controllare la musica. LG non ha comunicato prezzo e disponibilità.

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TEMPESTA SOLARE DOMANI 10 GENNAIO 2014  GPS E TELECOMUNICAZIONI IN TILT ??  STAREMO A VEDERE...

Domani i satelliti per le telecomunicazioni, i GPS e le linee elettriche potrebbero subire interruzioni nel funzionamento a causa di una tempesta geomegnetica a seguito della più violenta eruzione solare dell'ultimo decennio. A darne notizia è la NASA, che con la telecamera del Solar and Heliospheric Observatory ha fotografato il violento evento a cui è seguita una gigantesca nube di particelle che si è dispersa nello Spazio e raggiungerà la Terra domani.

L'eruzione solare del 7 gennaio
Gli esperti spiegano che la causa dell'eruzione, associata anche ad un'espulsione di massa coronale, è stata la macchia AR1944, comparsa sul Sole il 7 gennaio con una regione attiva larga più di 200.000. La macchia ha prodotto un brillamento di classe X, il valore più alto su una scala di 5 classi. L'Agenzia statunitense per l'atmosfera e gli oceani (NOAA) ha calcolato che esiste una probabilità del 60% che lo sciame di particelle diretto verso la Terra possa provocare tempeste geomagnetiche. Di positivo c'è che probabilmente si assisterà a spettacolari aurore polari, quello negativo come detto è l'alta probabilità di tempeste magnetiche che potrebbero mettere temporaneamente fuori servizio satelliti per le telecomunicazioni e linee elettriche.

La foto del del Solar and Heliospheric Observatory della NASA
Come spiega l'agenzia spaziale statunitense, le particelle non arrecheranno danni diretti alla popolazione sulla Terra, però alcuni voli aerei potrebbero essere costretti a modificare le rotte per evitare l'eccessiva esposizione alle radiazioni solari. Una precauzione per equipaggi e passeggeri dei voli aerei che percorrono le rotte polari e che potrebbero essere esposti a una dose di radiazioni maggiore rispetto a quella che si assorbe normalmente durante i voli.
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LG G FLEX:


LG G Flex si appresta ad arrivare in Italia. L'azienda sudcoreana ha confermato che lo smartphone con il caratteristico display curvo annunciato sul finire di ottobre sarà disponibile al prezzo - udite udite - di 899 euro da febbraio. Inizialmente sarà solo Vodafone a offrirlo (abbinato anche a piani tariffari ad hoc con sconti sul prezzo del dispositivo), per il primo mese, poi la disponibilità dovrebbe diventare generale

Non c'è dubbio, se LG voleva dare un senso di esclusività al primo prodotto curvo in arrivo sul nostro territorio (aspettiamo ancora il Galaxy Round), ci è riuscita davvero. Non crediamo ci saranno le code per questo nuovo prodotto, che si presenta con schermo da 6 pollici a risoluzione 720p (1280 x 720 pixel).

Lo smartphone ha uno spessore di 7,9 e 8,7 millimetri, a seconda di dove si effettua la misurazione e pesa 177 grammi. All'interno un chip Snapdragon 800 a 2.26 GHz, 2 GB di RAM e una batteria da 3500 mAh. La fotocamera posteriore è da 13 megapixel.

La funzione principale della curvatura è migliorare l'ergonomia, anche se c'è qualche "chicca" software che usa la peculiarità: lo sfondo si muove in base all'inclinazione, ci sono diversi effetti di sblocco quando un utente tocca diverse aree dello schermo. Il G Flex usa una tecnologia "auto-curante" che l'azienda paragona ai poteri di Wolverine: si tratta di una speciale pellicola protettiva sulla cover posteriore progettata per eliminare i graffi sul telefono in pochi minuti.
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ASSASSIN'S CREED PIRATES PER ANDROID E IOS:

Da oggi gli appassionati di pirati in possesso di un dispositivo iOS o Android hanno un nuovo gingillo con cui sollazzarsi nel tempo libero. Stiamo parlando di Assassin's Creed: Pirates, uno spinoff della celebre saga di Ubisoft dedicata all'eterna lotta fra templari e assassini.
Tuttavia, in Assassin's Creed: Pirates gli scontri fra queste due fazioni saranno messi in secondo piano, visto che questo gioco si può classificare come una sorta di "simulatore piratesco".

I giocatori vestiranno i panni di Alonzo Batilla, un pirata impegnato ad arrembare le navi nemiche per aumentare le sue fortune. Aspettatevi dunque epiche battaglie navali, con la possibilità di personalizzare e migliorare il proprio vascello e di esplorare le acque cristalline dei mari dei Caraibi.
Assassin's Creed: Pirates è disponibile su Google Play e sull'App Store a 4,49 euro ed è compatibile con iPad, iPhone 4S e superiori (iOS 7.0). In futuro arriverà anche su Windows Phone.
Se invece volete gustarvi un gioco un po' più corposo potete dare un'occhiata ad Assassin's Creed IV: Black Flag per PC, PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One e Wii U.
Nella nostra recensione abbiamo sottolineato la bellezza dell'ambientazione, soprattutto durante l'esplorazione dei mari caraibici, anche se le città sono decisamente meno ispirate rispetto all'indimenticabile Italia rinascimentale di Assassin's Creed II e Brotherhood.
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GALAXY S5  CON MONOSCOCCA IN METALLO NEL 2014:

La testata giapponese EMSOne sostiene che il prossimo Galxy S5 si affiderà a un monoscocca in lega di metallo. La taiwanese Catcher dovrebbe produrre 10-30 milioni di case "unibody''
Il nuovo Samsung Galaxy S5 sarà realizzato in monoscocca di metallo, come l'iPhone. Secondo la testata giapponese EMSOne nel 2014 avverrà la grande svolta. Tempo fa si parlava della possibilità per la clientela di scegliere la versione preferita tra una policarbonato e una in lega metallica.

Se questo è il presunto telaio come sarà la scocca?
Adesso però la stampa giapponese sostiene che Samsung abbia siglato un accordo con il fornitore taiwanese Catcher per la produzione di 10-30 milioni di case "unibody". Insomma milioni di monoscocche in lega. Dovrebbero essere coinvolte anche la cinese BYD e la taiwanese Ju Teng, ma soprattutto per occuparsi di altri dispositivi.
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche del Galaxy S5 si suppone che possa montare un processore Exynos 64 bit a 8 core, una fotocamera da 16 Megapixel, 3 GB di RAM e una batteria record da 4.000 mAh. Per ora sono speculazioni, perché l'unica certezza sarà Android 4.4 KitKat e un'interfaccia utente Samsung aggiornata.
Il prezzo di listino cambierà? Chi può dirlo, certo è che per uno smartphone di fascia alta un materiale più pregiato del policarbonato è più che apprezzabile.
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XBOX ONE INTROVABILE... MICROSOFT HA FATTO IL BOTTO:

Microsoft continua a elargire statistiche su Xbox One, la nuova console disponibile dal 22 novembre negli Stati Uniti e nei principali stati europei. Secondo i dati dell'azienda di Redmond a partire dal debutto di Xbox One gli appassionati hanno trascorso più di 50 milioni di ore con i giochi e le applicazioni d'intrattenimento della console.

L'azienda spiega di aver dovuto soddisfare una richiesta senza precedenti da parte dei fan. Una situazione che ha provocato il sold out di Xbox One presso i principali rivenditori, almeno secondo quanto affermato da Microsoft. Qualche rapida telefonata ai negozi vicini alla nostra redazione ci ha permesso di confermare questa tesi, anche se forse siamo stati solo sfortunati.
"Siamo gratificati da questa risposta incredibile da parte degli appassionati. A undici giorni dal lancio stiamo vedendo cadere ogni record di vendita e stiamo vendendo ogni Xbox One che riusciamo a produrre. La domanda è di gran lunga superiore all'offerta nei 13 paesi in cui abbiamo lanciato la console, sold out nei retailer in tutto il mondo", ha dichiarato Yusuf Mehdi, vice presidente della divisione marketing di Xbox.
Nel frattempo i possessori di Xbox One hanno ammazzato più di 3 miliardi di zombie in Dead Rising 3, e percorso più di 90 milioni di miglia in Forza Motorsport 5, una distanza equivalente a 3.673 giri del mondo. Chi si è dedicato a Ryse: Son of Rome ha contribuito a uccidere più di 186 milioni di nemici, mentre gli appassionati di picchiaduro hanno sferrato più di 150 milioni di combo in Killer Instinct.
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FIBRA FASTWEB 20 MEGABYTE PER TUTTI:


Fastweb raggiunge altre otto città con il suo servizio a banda ultralarga. Procede velocemente lo sviluppo della rete Fastweb in Italia, sebbene grazie all'architettura Fiber-to-the-cabinet. Com'è risaputo l'accordo con Telecom Italia prevede la connessione in fibra agli armadi stradali e il collegamento degli appartamenti sfruttando le attuali reti in rame. Le nuove città raggiunte sono Ancona, Bari, Como, Palermo, Padova, Pescara, Reggio Emilia e Torino. In alcuni casi si tratta di una novità, in altri di estensione della rete.
La controllata di Swisscom in questo modo è in grado di offrire ai clienti servizi fino a 20 Mbit/s in download e fino a 10 Mbit/s in upload. Nel caso si rientri fra i fortunati utenti già raggiunti dalla fibra in casa, si può chiedere la connessione a 10 Mbit/s in download e upload. Con l'opzione UltraFibra si parla di 100 Mbit/s in download e fino a 10 Mbit/s in upload.
Fastweb ha già avviato i lavori con tecniche di scavo non invasive che permettono di minimizzare gli impatti ambientali e i disagi per i cittadini. La nuova infrastruttura non prevede invece alcun tipo di lavoro negli edifici o nelle abitazioni.
L'offerta sarà accessibile sia per i nuovi clienti che acquisteranno un servizio Internet di rete fissa (SuperSurf, Surf, Joy), sia per chi è già cliente grazie ai nuovi modem Fiber Ready. "Famiglie e partite IVA potranno sottoscrivere l'offerta in fibra di Fastweb a partire da 25 euro al mese in promozione per un anno, senza nessun sovrapprezzo rispetto al costo di una normale connessione ADSL", sottolinea la nota ufficiale. "L'opzione UltraFibra, che permette di navigare fino a 100 mega, per il primo anno è gratuita; al termine della promozione il costo è di 5 euro al mese".
Ad oggi la rete dell'operatore si estende per 34.000 chilometri, e vanta collegamenti a 100 megabit a Milano, Roma, Genova, Bologna, Bari, Napoli, Brescia, Livorno, Monza, Pisa, Varese e Verona. Cui si vanno ad aggiungere Ancona, Bari, Como, Palermo, Padova, Pescara, Reggio Emilia e Torino.
"Fastweb sta investendo 400 milioni di euro per espandere ulteriormente la propria rete in fibra ottica entro il 2014, raggiungendo con la banda ultralarga complessivamente 5,5 milioni di famiglie e imprese", conclude la nota.
Come abbiamo già spiegato in passato la promozione da 25 euro al mese è molto invitante, considerate le prestazioni. Dopo un anno si pagano 45 euro, ma considerate anche le chiamate incluse non è male. Certo sul mercato alcuni concorrenti riescono a offrire listini inferiori, ma sulla bilancia quel che conta è la prestazione media. Se si ha la fortuna di essere coperti dalla fibra c'è quasi da stupirsi rispetto alle medie in download nazionale, che si assestano sui 5,1 megabit al secondo.  
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ADDIO VECCHI INTERNET CAFFE:

C'erano una volta gli Internet Café, quei luoghi in cui in tutto il mondo potevi entrare a leggere le tue mail, chattare con amici e parenti, collegarti ai siti dei giornali per sapere cosa stava accadendo nel tuo Paese e nella tua città. Locali affollati, in cui spesso si doveva fare la coda in attesa di una postazione libera.
Ordinavi un Café, ti sedevi e azzeravi le distanze. Era un'epoca prima di Facebook, ma era appena ieri, non un secolo fa! Adesso gli Internet Café sono in via di estinzione, soppiantati dalla banda larga mobile sempre meno cara anche all'estero, dagli hotspot Wi-Fi gratuiti, dalla diffusione di smartphone e tablet. E, a quanto pare, sta accadendo anche nei paesi in cui il divario digitale si avverte di più.
Internet Café (Wikipedia)
In Ruanda il proprietario di un bar ha detto al New Times che fino a qualche tempo fa aveva 200 clienti al giorno mentre adesso sono scesi a una decina. Succede la stessa cosa in India dove c'è chi resiste ancora ma soltanto perché non vende più soltanto accesso al web. La merce che tiene su il locale sono ormai dolci, cancelleria, schede telefoniche, gadget e prenotazioni di viaggi per chi non ha dimestichezza con la rete. Non va meglio in Tailandia o in Myanmar e persino in Cina il numero degli Internet Café è calato del sette per cento in un anno.
Internet Café destinati dunque all'oblio? Il direttore del Technology and Social Change Group dell'Università di Washington, Chris Coward, dice che non è così. La diffusione della banda larga mobile non è così capillare come si pensa. Almeno così testimonia la corposa indagine Global Impact Study portata avanti dal gruppo del prof. Coward.
Migliaia di interviste e altri dati raccolti in otto paesi a basso e medio reddito - Bangladesh, Botswana, Brasile, Cile, Ghana, Lituania, Filippine e Sud Africa - per sostenere che i luoghi pubblici in cui collegarsi al web sono ancora molto utili, addirittura vitali. Milioni di persone dipendono dagli Internet Café, soprattutto nelle aree periferiche e rurali trascurate dagli investitori in banda mobile. Per quanti anni ancora il mondo dovrà fare i conti con il divario digitale e il diritto all'accesso? 
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LE 30 MIGLIORI  APPLICAZIONI ANDROID GRATIS:

Comprare un nuovo smartphone costa molto, e anche mantenere un abbonamento che includa un piano dati. Perché pagare anche per le applicazioni, soprattutto quando ne esistono tantissime di ottima qualità e gratuite? Questa affermazione è vera per tutti i sistemi operativi, ma lo è ancora di più nel caso di Android: abbiamo così raccolto 40 diverse app di ogni genere, con le quali potrete riempire il vostro smartphone.Vi ricordo però che dalla pagina http://sonosologame.blogspot.it/p/blog-page_30.html   potrete scaricare tutte le migliori app che ci siano in rete e logicamente tutte GRATIS anche quelle che costerebbero diversi soldini ....tutto questo solo su www.sonosologame.blogspot.it :-))
  1. FEEDLY
  2. DASHCLOCK
  3. ANGRY BIRDS STAR WARS 2
  4. WHATS APP ( GRATIS PER UN ANNO ) 
  5. OPERA MINI
  6. INSTAGRAM
  7. DUOLINGO
  8. MICROSOFT REMOTE DESKTOP
  9. QUICK OFFICE
  10. KINDLE
  11. COMICS
  12. UMANO:NEWS READ TO YOU
  13. BOOMERANG:EMAIL APP FOR GMAIL
  14. ADIDAS MY COACH
  15. ONE TOUCH EXPENSER
  16. MP3 INCALL RECORDER & VOICE
  17. GOOGLE TRANSLATE
  18. EVERNOTE
  19. DROPBOX
  20. GMAIL
  21. MXPLAYER
  22. ES FILE MANAGER
  23. TUNE IN RADIO
  24. PHOTOSHOP EXPRESS
  25. SKYPE
  26. TWITTER
  27. FACEBOOK
  28. TED 
  29. POCKET
  30. MY SCRIPT CALCULATOR
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NOKIA SMARTPHONE WINDOWS 8.1 CON 3D TOUCH:


Nokia ha recentemente presentato i Lumia 1320 e 1520 ma gli ingegneri dell'azienda hanno piani di sviluppo a lungo termine, quindi non suona così strano che inizino a trapelare le prime notizie sui futuri terminali Windows Phone 8.1. La prossima versione del sistema operativo di Microsoft dovrebbe debuttare nella prima parte del prossimo anno e sicuramente farà capolino al Mobile World Congress 2014 che si terrà a Barcellona sul fine di febbraio.
Sono almeno due gli smartphone Nokia di cui si chiacchiera sul web in questo momento, Goldfinger e Moneypenny. Si tratta ovviamente di nomi in codice, e a quanto pare il primo è quello di fascia più alta tra i due, grazie anche a una tecnologia che l'azienda starebbe sviluppando da anni e che internamente sarebbe nota come 3D Touch.

Questa soluzione prevedrebbe l'uso dei sensori hardware per rilevare le interazioni che non avvengono direttamente sullo schermo. Si tratta di qualcosa di più avanzato rispetto a quanto permette già oggi di fare la funzione Glance, che mostra l'ora semplicemente scuotendo il terminale. "Gli utenti saranno in grado d'interagire con Goldfinger facendo gesti con le mani sopra e a lato del dispositivo. Tra i gesti in esame troviamo lo scorrimento per muoversi all'interno di Windows Phone 8.1 senza toccare lo schermo. Samsung offre caratteristiche simili sul Galaxy S4, le Air Gestures, per cambiare brani musicali, accettare le chiamate telefoniche e scorrere pagine web", scrive The Verge.
E secondo l'account Twitter evleaks, noto agli addetti ai lavori per le soffiate sul mondo della telefonia, oltre al Goldfinger con 3D Touch, Nokia avrebbe altri due terminali Windows Phone 8.1 in via di sviluppo: uno con un assistente in stile Siri (e se ricordate, se ne parla da tempo: Cortana sfiderà Siri e Google Now: Microsoft è quasi pronta), più un altro prodotto con spiccate capacità fotografiche, forse addirittura migliori del Lumia 1020. Non è chiaro se uno di questi due è il Moneypenny citato da The Verge, ma poco importa: attendiamoci interessanti passi avanti.
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L'ANTIDOTO ANTI SBORNIA PER GUIDARE DOPO AVER BEVUTO:

Sbornie addio. Non c'è bisogno di diventare astemi, anzi, potete bere quanto vi pare, a patto che al posto dell'alcol vero usiate un surrogato artificiale come quello ideato dal neuro psicologo britannico David Nutt. E se dopo avere alzato il gomito avete una riunione importante o dovete guidare, nessun problema, c'è l'antidoto che vi rimette in sesto in un attimo.
La ricerca di Nutt ha destato molto interesse tre anni fa, oggi torna alla ribalta sia per i danni che l'alcol sta causando soprattutto fra i giovanissimi, sia perché oltre al surrogato che annulla i postumi della sbornia si parla anche di un antidoto. Ad ogni modo l'idea era ed è tuttora interessante, quindi per chi non la conoscesse ecco in sintesi di cosa si tratta.

Un altro per favore!
Un gruppo di esperti farmaceutici dell'Imperial College di Londra nel 2010 ha sviluppato un sostituto artificiale dell'alcol che è in grado di dare una sensazione di ubriachezza senza provocare il mal di testa e le altre conseguenze tipiche di una sbornia da smaltire.
La sostanza in questione si ottiene con composti chimici a base di Benzodiazepine (la classe di farmaci per sedare, riduerre l'ansia, etc.) e secondo Nutt sarebbe priva di effetti collaterali indesiderati. Inoltre, per quanta se ne assuma, si resterà sempre solo lievemente alticci. In un'intervista pubblicata ieri dal Guardian, Nutt introduce un altro elemento: un antidoto che in pochi minuti fa tornare completamente sobri.
Il professore spiega che dopo essersi rilassato per un'ora sotto gli effetti del finto alcol da lui creato ha preso l'antidoto e "in pochi minuti" era "perfettamente lucido e pronto per tenere una lezione". Grazie alle due soluzioni combinate, secondo Nutt si possono ottenere le stesse sensazioni inebrianti dell'alcol "rimuovendone gli effetti, come l'aggressività e la dipendenza".
Prima che queste "pozioni magiche" arrivino nei negozi passerà del tempo, anche perché sono in molti a ritenere che dovrebbero essere etichettate come farmaci vista la presenza di benzodiazepine. Quello che ci chiediamo è: ma davvero l'unica alternativa alla sbronza è il rischio di finire nel tunnel delle di una classe di medicinali usati normalmente per sedare e come ansiolitici?
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LA RETE 4G PIU VELOCE AL MONDO:


La nuova 4G LTE-Advanced realizzata da Huawei ed Everythig Everywhere nel quartiere londinese più hi-tech raggiunge una velocità di trasmissione dati di 300 Mb/s.
Il mondo del networking è spesso una rincorsa verso nuovi record, e a contendersi i primati e le relative rivendicazioni i nomi in gioco sono per lo più quelli di Alcatel-Lucent, Zte e Huawei. Proprio a quest’ultima spetta il riconoscimento di un nuovo successo: la rete 4G più veloce al mondo. Così è stata presentata la 4G Lte-Advanced (Lte-A) realizzata insieme all’operatore di telecomunicazioni britannico Everything Everywhere nella zona più tecnologica di Londra, la Tech City.

Uno scorcio della Tech City, con il celebre Gherkin sullo sfondo: è qui che si naviga a 300 Mb/s
Qui, nell’area Est e appena a nord rispetto al distretto finanziario della City, si concentrano circa 1.400 compagnie hi-tech, facendo di questo quartiere sviluppato intorno a Shoreditch una sorta di micro-Silicon Valley europea. Qualche nome: Google, Microsoft, Amazon, Yammer, Viadeo. Non è un caso, dunque, che proprio qui Huawei abbia messo le radici di un progetto di rete mobile veloce destinato a svilupparsi ulteriormente.Con questo primo passo a partire da dicembre Everything Everywhere avvierà il servizio per i propri clienti, offrendo WiFi in mobilità nella zona della Tech City, mentre a livello di infrastruttura la rete ha già fatto le presentazioni ufficiali questa settimana nel corso del Huawei Global Mobile Broadband Forum di Londra. L’impegno dichiarato è quello di estendere la connettività a 300 Mb/s a tutta la metropoli nel corso del 2014.La velocità e la capacità della rete sono attivate attraverso la tecnologia Carrier Aggregation, una caratteristica fondamentale dell’Lte-A (cioè l’Lte avanzato), che permette connessioni wireless a banda larga di ultima generazione con circa il doppio della velocità rispetto alle attuali reti mobili Long Term Evolution.
“Oggi entriamo nella nuova era delle tecnologie mobili 4G del Regno Unito”, ha commentato l’amministratore delegato di Everything Everywhere, Olaf Swantee. “La nostra rete 4G attualmente offre incredibili velocità di fruizione dei dati in mobilità e serve milioni di persone in tutto il Paese, ma non abbiamo intenzione di accontentarci perché siamo consapevoli che l’utilizzo di dati mobili sta continuando ad aumentare rapidamente. La rete che abbiamo sviluppato è la prima parte di una infrastruttura in grado di soddisfare le future esigenze dei consumatori e delle imprese”.
L’altro attore protagonista di questa evoluzione, Huawei, ha già promesso investimenti pari a 1,3 miliardi di sterline in terra britannica da qui ai prossimi cinque anni. “Questo annuncio”, ha sottolineato Victor Zhang, Ceo di Huawei UK, “non è solo un passo fondamentale nella realizzazione del futuro delle infrastrutture a banda larga mobile del Regno Unito, ma è anche un momento importante per il business di Huawei UK. Operiamo in questo mercato da dodici anni e siamo impegnati a migliorare l’infrastruttura nazionale di telecomunicazioni per l'intero Paese”.E per l’Italia, quale futuro si prospetta? Le velocità di connessione mobile offerte ai londinesi sono per noi ancora un miraggio, ma non si può dire che gli operatori tricolori non si stiano muovendo. Vodafone ha appena esteso il suo servizio 4G al di fuori dello Stivale, portandolo in Spagna, Portogallo, Grecia e Romania e nel corso dell’anno prossimo in altre nazioni europee; Telecom, invece, ha promesso investimenti in banda ultralarga mobile pari a 900 milioni di euro nel biennio 2014-2016.
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MICROSOFT PRENDE 2 MILIARDI DI EURO DA ANDROID MA LI BRUCIA SU XBOX:

Microsoft incassa due miliardi di dollari l'anno grazie alle licenze Android, pagate dalle aziende che producono smartphone e tablet; è quanto afferma l'analista Rick Sherlund della società Numura. Un bel salto in avanti rispetto ai 444 milioni di dollari stimati da Goldman Sachs nel 2011, e con un margine del 95%, aggiunge, si tratta praticamente di puro profitto.
Una cifra più che sostanziosa, che Microsoft ottiene grazie ad accordi specifici stretti con i vari LG, Sony, HTC, e così via. Allo stesso tempo però Sherlund afferma che tale ricchezza serve a nascondere il denaro perso dalle divisioni Xbox e mobile (vale a dire Windows Phone). Tutte e tre le voci (Android, Xbox e Mobile) sono infatti rappresentate, finanziariamente, dall'unico capitolo "Entertainmend and Devices", quindi se Android genera tanto profitto le altre due devono essere in perdita.

Secondo Sherlund Microsoft sta perdendo 2,5 miliardi per gli altri prodotti, che includono anche Skype, e due miliardi di questi sono attribuibili alla sola Xbox. E pensare che la console Microsoft (Xbox 360) ha celebrato da poco gli 80 milioni di unità vendute. Almeno negli ultimi tempi però questa divisione avrà assorbito denaro per lo sviluppo e la promozione della nuova Xbox One, un investimento che deve ancora cominciare a dare i propri frutti. Qualcuno tra l'altro pensa che Xbox One venderà il triplo di PlayStation 4, ma si tratta forse di previsioni troppo azzardate.
In ogni caso secondo Sherlund Microsoft dovrebbe creare una divisione separata per l'Xbox, perché in questo modo l'azienda mette una cortina di fumo davanti agli occhi degli investitori, le cui scelte finirebbero per essere distorte dalla ricchezza generata grazie ad Android.
Le ipotesi di questo analista finanziario sono credibili? Forse sì, ma è bene ricordare a chi parlano questi professionisti: le loro stime sono fatte per indirizzare, consigliare ed eventualmente manipolare gli investimenti dei clienti. Non sono, in altre parole, analisi fatte per informare il pubblico in modo oggettivo, ma piuttosto ricerche asservite a uno specifico interesse: questo non le rende automaticamente spazzatura, ovviamente, ma impone una certa cautela nel valutarne la pregnanza.

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PLAYSTATION 3 BUCATA DI NUOVO:

Un gruppo di hacker ha bucato nuovamente Playstation 3 e questa volta sembra in modo definitivo. I pirati, che si fanno chiamare "I Tre Moschettieri" hanno reso disponibile un nuovo custom firmware che renderebbe possibile perfino l'accesso al Playstation Network.

Gli hacker sono riusciti a penetrare nuovamente nelle difese di PS3
Come se non bastasse gli hacker sono riusciti a decifrare e a pubblicare online le chiavi LV0, che faciliteranno l'aggiramento dei prossimi aggiornamenti di sicurezza di Sony. In questo modo i tentativi dell'azienda di arginare la falla potranno essere neutralizzati dai pirati grazie a nuovi custom firmware.
I "Tre Moschettieri" spiegano di aver trovato le chiavi LV0 diverso tempo fa e di averle pubblicate soltanto ora, dopo che un altro gruppo di hacker ha usato il codice per realizzare e vendere il proprio firmware personalizzato, chiamato BlueDiskCFW.
"Se non fosse stato per questo leak la chiave non avrebbe mai visto la luce del sole, potete starne certi. Soltanto la paura che il nostro lavoro potesse essere usato da altri guadagnandoci soldi ci ha obbligato a renderlo disponibile ora", si legge in una nota pubblicata online dagli hacker.

Un diagramma che illustra i livelli di protezione di PS3 - Immagine: ps3devwiki.com - Clicca per ingrandire
Sony non ha ancora commentato l'accaduto, ma indubbiamente si tratta di un'altra tegola per l'azienda, che già in passato aveva dovuto affrontare diversi inconvenienti su PS3. Ricordiamo infatti che all'inizio del 2011 un altro gruppo di hacker aveva creato il PSJailbreak, nient'altro che una chiavetta USB che permetteva d'installare i giochi scaricati illegalmente sull'hard disk della console.
Successivamente Sony ha dovuto fronteggiare un guaio ancora più grave, il celebre attacco al PlayStation Network, passato alla storia come il furto di dati più grosso della storia dei servizi di distribuzione di contenuti digitali. Fortunatamente per quest'ultimo problema l'azienda giapponese può tirare un sospiro di sollievo. Un giudice della Corte Distrettuale California ha infatti stabilito che Sony non può essere ritenuta responsabile per aver fallito nel proteggere i dati personali degli utenti.
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USB 3.0 A 10GBPS:

USB 3.0 a 10 Gbps per uccidere Thunderbolt sul nascere. Altro che fulmine a ciel sereno, la mossa dell'USB 3.0 Promoter Group rischia di trasformarsi in un terremoto. Entro giugno infatti saranno completate le specifiche che miglioreranno le prestazioni dello standard USB 3.0, e lo sbarco sul mercato è atteso per il 2014. Al CES di Las Vegas tutti gli addetti ai lavori hanno ricordato che non si tratta di USB 4.0 bensì di un lavoro di ottimizzazione.
Si parla infatti un raddoppio della velocità massima (teorica) di trasferimento dati: praticamente dagli attuali 4,8 Gbps a circa 10 Gbps. Il tutto mantenendo la piena compatibilità con la cavetteria (e i connettori) e i prodotti USB 2.0. Ovviamente per raggiungere i 10 Gbps ogni dispositivo dovrà montare chip di nuova generazione e i cavi disporre di una certificazione - quindi di una qualità adeguata.
Per quanto riguarda i benefici è stato confermato anche il miglioramento dell'efficienza di encoding, che dovrebbe consentire la riduzione dei consumi e un più ampio uso del canale di trasmissione.

USB 3.0
"Il raddoppio delle prestazioni del SuperSpeed USB sarà un beneficio soprattutto per i prodotti emergenti di docking e archiviazione", ha commentato Brad Saunders, presidente di USB 3.0 Promoter Group. Persino Intel, che è proprietaria dello standard Thunderbolt, ha dovuto fare buon viso alla novità. "Riconosciamo che più applicazioni di archiviazione richiedono molta velocità verso periferiche e dispositivi", ha commentato Alex Peleg, vice presidente architetture di Intel. "L'azienda è completamente impegnata nel fornire prestazioni USB da 10 Gbps a queste piattaforma mantenendo la compatibilità con l'attuale ecosistema USB per aiutare a soddisfare la domanda degli utenti di prodotti a basso costo e alte prestazioni".
Secondo USB 3.0 Promoter Group la revisione delle specifiche da parte delle aziende si completerà in questo primo trimestre,  dopodiché per metà anno si dovrebbe avere una definizione dell'aggiornamento. È bene tuttavia ricordare che per comparare Thunderbolt e USB non ci si può fermare alla velocità massima teorica indicata dalle specifiche. Sappiamo infatti, per esempio, che ottenere il massimo da un USB 3.0 non è sempre semplice, e che tecnicamente Thunderbolt è una cosa molto diversa.
Per le esigenze di molti consumatori privati, tuttavia, l'USB 3.0 migliorata potrebbe essere un'opzione più interessante rispetto al più costoso Thunderbolt, a meno che i prezzi calino sensibilmente nei prossimi mesi. 
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LG G2 IL NUMERO UNO DI TUTTI GLI SMARTPHONE:

Specifiche tecniche
Iniziamo riassumendo le caratteristiche tecniche di LG G2
  • Processore: 2,26 GHz Quad-Core Qualcomm Snapdragon 800 
  • Display: 5,2 pollici Full HD IPS (1080×1920 pixel / 423 PPI)
  • Memoria: 32 GB / 16 GB
  • RAM: 2GB LPDDR3 800MHz
  • Fotocamera: 13MP posteriore con tecnologia OIS / 2.1MP anteriore
  • Batteria: 3000 mAh
  • Sistema operativo: Android Jelly Bean 4.2.2
  • Dimensioni: 138,5 x 70,9 x 8,9 millimetri

Frontalmente troviamo l’ampio display da 5,2 pollici Full HD IPS che, con la risoluzione di 1080×1920 accompagnata da 423ppi, è veramente eccezionale. Il primo pensiero che ci è passato per la testa a prima vista è stato: “è finto?, è una foto?” questo per rendervi l’idea della definizione dell’immagine che si ha impugnando un G2.
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Parlando della struttura dei Pixel, il display di G2, essendo IPS, è dotato di una matrice RGB Strip, dunque con sub-pixel disposti a strisce. Questa matrice contiene in modo uniforme sub-pixel rossi, verdi e blu in modo da produrre un’immagine di qualità superiore con una maggiore resa e precisione dei colori rispetto alla struttura Pentile che, caratterizzata da un sub-pixel rosso o blu in meno per ogni pixel, rende in modo peggiore e meno definito.
Schermata 2013-10-14 alle 23.44.14E’ presente poi lo speaker frontale, i classici sensori di prossimità/luminosità, la fotocamera da 1.2 Megapixel e un LED di notifica RGB, perfettamente integrabile con l’applicazione LightFlow per un maggior controllo dei colori.
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I lati sono puliti, solo quello sinistro presenta una piccola fessura per l’introduzione della MicroSIM.
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Sulla parte inferiore troviamo due speaker mono (ma con audio in alta definizione), l’ingresso jack da 3.5mm per gli auricolari, il primo microfono (anche se non si vede) per le chiamate e la porta MicroUSB.
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Sulla parte superiore abbiamo il secondo microfono per la riduzione dei rumori di sottofondo e la porta infrarossi per
controllare i propri dispositivi casalinghi (TV, Decoder, condizionatori e tanto altro).
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La novità è sulla parte posteriore dove troviamo, oltre alla fotocamera da 13 Megapixel con tecnologia OIS, gli unici tasti fisici di questo nuovo top di gamma di LG: accensione/spegnimento, volume su e volume giù.
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LG ha svolto un indagine che ha coinvolto numerose persone. Da questa analisi è emerso che il modo in cui impugniamo i nostri cellulari porta ad avere sempre almeno un dito sul retro e nessuno al posto del tasto di sblocco (posizionato solitamente sul lato destro o superiore). Perchè quindi non facilitare l’utilizzo dei comandi fisici all’utente ponendoli sul retro? Detto fatto. L’esperimento, a mio modo di vedere, è perfettamente riuscito. Nel giro di pochi giorni ci si abitua perfettamente ai tasti posteriori che fungono anche da shortcuts per fotocamera (volume giu) e quick memo (volume su) se premuti a lungo.
Soli 2.56 mm separano il display dal bordo
Il design è veramente ottimo, il ridottissimo bordo da spazio al display da 5.2” pur mantenendo le dimensioni complessive “nello standard”. Grazie al profilo trapezoidale, oltre a consentire l’alloggiamento di una batteria da 3000 mAh su due strati, assicura una presa sicura che viene facilitata dal retro leggermente zigrinato. La non necessità di utilizzare tasti laterali ci consente inoltre di non dover cambiare impugnatura per regolare il volume o sbloccare/bloccare il dispositivo, è tutto a portate di dito o di “doppio tap”.
Un’altra peculiarità di LG G2 è l’utilizzo per la prima volta in assoluto della Graphic Ram (GRAM) che riduce i consumi del dispositivo fino al 26% durante un fermo immagine (una fotografia o un testo per esempio) incrementando la durata della batteria di circa li 10%.
La fotocamera posteriore di LG G2 è dotata di un sensore da 13 Megapixel con stabilizzatore ottico (Optical Image Stabilizer – OIS). Questa tecnologia (OIS) ci consente di scattare foto in tranquillità anche mentre si è in movimento in quanto l’immagine è continuamente sotto correzione automatica anche quando non ce ne accorgiamo.
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Un ottimo lavoro è stato fatto anche sullo zoom che la fotocamera è in grado di eseguire arrivando fino ad 8x senza perdite rilevanti di qualità grazie alla super risoluzione.
Altra peculiarità della fotocamera posteriore la troviamo nell’auto focus che agisce fino a 9 punti contemporaneamente.
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Finalmente uno smartphone che arriva a sera. La batteria da 3000 mAh è duratura più di quanto ci aspettassimo, abbiamo raggiunto picchi di 14 ore con un utilizzo medio e 12 con un utilizzo piuttosto intenso. Tutto ciò è reso possibile dalla tecnologia SiO+ che incrementa la densità della batteria da 577Wh/L (standard) a 610Wh/L.
Ma come è possibile introdurre 3000 mAh in un dispositivo così “sottile”, “compatto” e dal profilo non piatto? Semplice: la batteria è disposta su due livelli in modo da occupare tutto lo spazio possibile secondo il seguente schema:
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LG ha lasciato l’utente libero di personalizzare al meglio il comportamento del proprio G2 consentendo di modificare persino i tasti virtuali secondo alcuni layout predefiniti oltre al tema e al colore (sfondo bianco/sfondo nero). Purtroppo non è possibile avere il multitasking al posto del tasto menu.
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Possiamo selezionare quando attivare il led di notifica anteriore oltre che quello posteriore, decidere lo stile di sblocco schermo e quello di spegnimento del display oltre a selezionare il font che più ci aggrada. Interessante la possibilità di correggere il rapporto d’aspetto per le applicazioni che ancora non supportano la risoluzione FHD che verranno automaticamente ridimensionate per utilizzare l’interno display.
Come sul Galaxy Note, è disponibile la funzione “Utilizzo con una mano” dove potremo gestire alcune app per il controllo con una sola mano.
LG, oltre ad aver personalizzato Android con una propria interfaccia, ha introdotto alcune interessanti funzioni e applicazioni che vi andiamo a mostrare.
Prima di tutte la funzione che caratterizza LG G2 che, come ben sapete, non è dotato di tasti laterali per il blocco/sblocco del dispositivo. La funzione Knock On ci consente, con un doppio tocco sul display, di accenderlo o spegnerlo senza dover ogni volta capovolgere il dispositivo per sbloccarlo. La funzione di blocco con doppio tap è sempre disponibile premendo la barra delle notifiche; solo nel caso in cui ci troviamo sulla Home Page possiamo “tappare” due volte in mezzo al display per spegnerlo.
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Questa funzione si rivela utilissima soprattutto nell’utilizzo in ufficio quando il telefono è appoggiato sulla scrivania
QSlide ci consente di aprire fino a due applicazioni (scegliendo tra: Telefono, Calcolatrice, Calendario, Browser, Messaggi, Video, Email, Appunti, File Manager e Voice Mate) in sovraimpressione a ciò che stiamo facendo. Per esempio possiamo prendere un appunto veloce mentre navighiamo in rete o fare un calcolo rapido aprendo la calcolatrice mentre leggiamo una email. Nei widget aperti possiamo regolare l’opacità oltre che la dimensione e la posizione.
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Tanto altro ancora in conclusione ad oggi 29/10/2013 è il miglior smartphone che ci sia in commercio
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WINDOWS 1.01 NEL BROWSER PER NOSTALGICI E NERD:

Un emulatore scritto in JavaScript permette di eseguire Windows 1.01 nel browser.
Windows 1.01 direttamente nel proprio browser, che si tratti di Chrome, Safari, Firefox o altri. Persino sullo smartphone, grazie a PCjs - una macchina virtuale che emula un PC IBM grazie a una sopraffina stesura di codice Javascript. Così tanti di noi potranno lasciarsi andare alla nostalgia e recuperare ben 28 anni. Aprendo questa macchina virtuale nel nostro browser (anche Android e iOS) ci troviamo di fronte un emulatore che simula un vero e proprio PC d'epoca: CPU Intel 8088 da 4,77 MHz, 256 KB di RAM, grafica CGA e naturalmente il relativo BIOS.

La versione 1.01 di Windows è una curiosità interessante perché per molte persone, quasi tutte, fu effettivamente Windows 3, e poi 3.11, il primo a essere usato. Le versioni precedenti erano più una cosa "da addetti ai lavori", che solo in rari casi raggiunsero un pubblico più ampio.
Windows 1.01, pubblicato nel 1985, in effetti era ben lontano dall'essere un vero e proprio sistema operativo. Si trattava più che altro di un'interfaccia grafica per MS-DOS, o almeno di un esperimento in tal senso. Si possono già notare tuttavia alcuni elementi che ritroviamo anche in Windows 7 e Windows 8.
Questa notevole macchina virtuale tuttavia non si ferma a Windows 1.01, perché è anche possibile caricare altre immagini: per esempio si può giocare a Zork1 (per chi conosce abbastanza l'inglese) oppure a Donkey. Una volta che si è perso abbastanza tempo, i più intraprendenti potranno dare un'occhiata alla documentazione per scrivere altri simulatori compatibili con jsmachines.net. O ci si può dirigere altrove per provare una vecchia versione di Mac OS.
Forse questa riproposizione di Windows 1.01 non è effettivamente un miracolo dal punto di vista della programmazione, ma di certo ci dice qualcosa sulle attuali capacità del software moderno - JavaScript in questo caso - abbinato alla giusta potenza hardware. Ci sarà pure un motivo se gli osservatori ci dicono che la definizione di ogni cosa via software è un tema da tenere d'occhio.
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 HARD DISK DA 100 TERABYTE CON IL MAGNETISMO IN 3D

Sfruttando una nuova tecnica per costruire gli hard disk si potrebbe arrivare a capacità molto alte.
Dischi da 100 terabyte e oltre sono possibili, grazie alla scoperta di scienziati della Florida International University. Si tratta di aumentare la densità di dati usando strutture magnetiche tridimensionali (multilayer 3D, ML-3D), un approccio non dissimile da quanto fa Intel con i microprocessori. I ricercatori volevano superare i limiti del superparamagnetismo, un fenomeno che impedisce di realizzare "spazi" magnetici troppo piccoli su un hard disk senza che si influenzino tra loro - alterando così i dati immagazzinati. La risposta è l'architettura 3D, cioè il realizzare celle la cui struttura ha appunto tre dimensioni, e non due com'è accaduto finora.

Multilayer 3D
Gli scienziati hanno realizzato un piatto dotato di tre strati magnetici, mentre quelli ordinari ne hanno uno, ognuno dei quali è isolato dagli altri due. Controllando con precisione l'orientamento magnetico in questo modo è possibile archiviare fino a tre bit per ogni cella (nord/nord/nord, sud/sud,sud, nord/nord/sud, nord/sud/sud e così via). Ognuna di queste celle è formata da una "colonna" di punti magnetici, e combinandosi tra loro si possono avere fino a otto valori diversi.
Ognuno dei tre strati ha proprietà magnetiche leggermente differenti dagli altri due, e questo permette di scrivere i dati in modo preciso da una testina progettata appositamente. Un'altra invece servirà a leggere le informazioni, vale a dire la somma dei tre campi magnetici.
Per il momento si tratta tuttavia solo di una dimostrazione da laboratorio, perché la possibile produzione in massa di questi hard disk è ostacolata dalle difficoltà nelle realizzazione dei piatti 3D. L'uso della tecnica ML-3D ci dice quindi che in futuro potremo avere hard disk incredibilmente capienti, il che è sempre una buona notizia: dopotutto la collezione di fotografie, musica e film non fa altro che aumentare di dimensione ogni giorno che passa.
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GTA 5 E LA VERSIONE PC:

Rockstar potrebbe pubblicare la versione PC di Grand Theft Auto V nel 2014. Diverse fonti vicine all'industria dei videogiochi riportano che il gioco d'azione di Rockstar, attualmente disponibile solo su PS3 e Xbox 360, arriverà sui computer di tutti gli appassionati nel primo trimestre del prossimo anno.
Se le indiscrezioni dovessero essere confermate si tratterebbe di una strategia simile a quella attuata con GTA IV, uscito su console ad aprile del 2008 per poi arrivare su PC a dicembre dello stesso anno.

GTA V in dirittura d'arrivo su PC?
Finora gli unici indizi relativi all'uscita di GTA V su PC risalgono a un mese fa, quando alcuni appassionati si sono accorti che all'interno del codice del gioco erano presenti riferimenti al computer e a Orbis, nome in codice di PS4. Due indizi che hanno acceso le speranze di tutti i fan che non vedono l'ora di divertirsi con GTA V su PC e console next gen.
È di qualche giorno fa invece la dichiarazione di Chris R. Silva, direttore marketing d'Intel, convinto che qualcuno abbia sborsato molti soldi per assicurarsi che il gioco uscisse inizialmente su console. Secondo il dirigente questa situazione non durerà ancora a lungo perché è una strategia dannosa per un gioco multipiattaforma.
Rockstar per ora continua a non commentare alcuna indiscrezione, rimandando a una sessione di domande e risposte pubblicata sul sito web dell'azienda a luglio per chiarire la propria posizione.
 
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"L'unica versione del gioco che abbiamo annunciato è quella per Xbox 360 e PlayStation 3, che usciranno il 17 settembre in tutto il mondo. Ora non abbiamo alcun commento sulla possibilità di una versione next gen o per PC e siamo completamente concentrati sul fornire la migliore esperienza possibile per le console che gli utenti possiedono adesso", si legge sul sito di Rockstar.
Una strategia comprensibile, anche se alla luce delle ultime notizie sembra soltanto un modo per assicurarsi più vendite possibili su console. Missione quasi compiuta Rockstar, ancora qualche ritocco a GTA Online e poi non hai più scuse: vogliamo GTA V su PC! Nel frattempo continueremo a divertirci con GTA V su console, che rimane comunque uno dei giochi più belli usciti in tutto il 2013.
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GTA 5 NUOVA PATCH PER RISOLVERE I PROBLEMI ONLINE:

Rockstar ha reso disponibile una nuova patch per GTA V destinata a risolvere i problemi di GTA Online, la modalità multiplayer del gioco su PS3 e Xbox 360. L'inconveniente più fastidioso, e riportato da un gran numero di utenti, riguardava la perdita dei progressi del gioco online e la scomparsa del proprio personaggio.
Ora con questa patch questo problema non dovrebbe più ripresentarsi, anche se gli sviluppatori consigliano comunque di salvare manualmente la partita prima di uscire da una sessione di GTA Online, ritornando alla modalità single player tramite il menù di pausa.

Scorribande online più stabili con la nuova patch di GTA V?
Valgono inoltre i consigli forniti in precedenza, cioè di non provare a creare un nuovo personaggio sullo slot di quello usato in precedenza e di non selezionare "riprova" in caso di problemi di connessioni al servizio Rockstar Social Club. In quest'ultimo caso meglio provare a uscire da GTA Online e rientrare tramite il menù di pausa.
Fra gli altri bug corretti segnaliamo alcuni inconvenienti che causavano caricamenti infiniti, inquadrature satellitari infinite (cioè la schermata che si vede quando si passa da una sessione online all'altra), la perdita di munizioni e delle armi acquistate e diversi altri problemi.
 
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Per leggere la lista completa (in inglese) potete cliccare sul sito web di Rockstar. Come procedono le vostre partite con GTA Online? Raccontateci le vostre esperienze nei commenti.
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ASTRON IL SUPER COMPUTER IBM DA 1 EXAFLOP !!!  :

IBM e la Fondazione olandese per la ricerca in Astronomia realizzeranno ASTRON, un supercomputer da record capace di offrire una potenza di calcolo di 1 exaflop. Servirà a gestire lo Square Kilometre Array (SKA), radiotelescopio da milioni di antenne.
IBM e ASTRON, la Fondazione olandese per la ricerca in Astronomia, hanno annunciato di aver iniziato a collaborare alla costruzione di un supercomputer Exascale che raccoglierà i dati dallo Square Kilometre Array (SKA), un enorme radiotelescopio composto  da milioni di antenne che coprirà un'area di un chilometro quadrato.

Attualmente, il supercomputer più veloce al mondo utilizza 700.000 core e offre performance di picco di 10 petaflop; un "giocattolo" in confronto a quello che costruirà IBM, 100 volte più veloce.
Quando sarà pronto, nel 2024, questo prodigio della tecnica macinerà diversi exabyte di dati al giorno. Per fare un confronto, si tenga conto che il traffico web giornaliero di tutto il mondo si attesta attualmente sul mezzo exabyte (10^18 byte, pari a un milione di terabyte).

Naturalmente, tutto in un progetto di questa portata rappresenta una sfida esaltante, dalle tecnologie utilizzate (memorie phase-change, chip stacking...) al "semplice" sistema delle memorie di massa. Si consideri, infatti, che dopo l'elaborazione i dati dello SKA dovranno essere in qualche modo memorizzati, e questo richiederà qualcosa tra i 300 e 1.500 petabyte all'anno, una quantità massima di dati 100 volte maggiore di quella richiesta dal Large Hadron Collider del CERN - che rappresenta attualmente il più grande esperimento scientifico al mondo. Curiosamente, pare che IBM userà per questo una tecnologia piuttosto "antica" come quella del nastro magnetico.
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MEIZU MX3 IL SUPER SMARTPHONE:

MX3 è il nuovo smartphone della cinese Meizu. A un prezzo inferiore ai 500 euro offre chip a otto core, schermo da 5 pollici e 128 GB di spazio per l'archiviazione dati.
La Cina è vicina, ogni giorno più che mai. Il fatto che Hugo Barra, uno degli esponenti di punta di Google, sia andato a curare lo sviluppo internazionale di Xiaomi è un segnale che non può essere ignorato. In Cina non c'è solo un'azienda emergente, ma diverse realtà. Tra queste Meizu, che ha appena svelato un nuovo smartphone chiamato MX3.

Il Meizu MX3 è basato su un chip Exynos 5 Octa 5410. Non si tratta dell'ultima versione annunciata da Samsung sul finire di luglio, ma è comunque un SoC prestante, con GPU PowerVR SGX544MP3 e otto core (quattro Cortex A15 a 1.6 GHz + quattro Cortex A7 a 1.2 GHz, che non operano mai contemporaneamente).
Lo schermo da 5,1 pollici raggiunge la risoluzione 1800 x 1080 pixel (15:9, pannello realizzato da Sharp e Japan Display, 415 PPI), e non mancano 2 GB di RAM e "udite udite" fino a 128 GB di memoria per l'archiviazione dati. Una novità per il settore smartphone, anche se il progetto Ubuntu Edge, che purtroppo non vedrà la luce, proponeva qualcosa di simile.
La fotocamera posteriore è da 8 megapixel (sensore BSI di Sony), quella frontale da 2 megapixel e c'è una batteria da 2400 mAh, capace di offrire un'autonomia di 9 ore in navigazione 3G, 10 ore in Wi-Fi o 7 ore in riproduzione di filmati Full HD. Il tutto è racchiuso in uno spessore di 9,1 mm per 143 grammi di peso.

Sul fronte audio ecco il chip Wolfson WM5102, che secondo Meizu offre un rapporto segnale/rumore di 113 dB e un bassissimo tasso di distorsione. Spiccano inoltre i tre microfoni contro i tradizionali uno/due. Completano la dotazione il chip NFC, il WiFi dual-band, il Bluetooth 4.0 e il GPS. A bordo ovviamente il sistema operativo Android, personalizzato con l'interfaccia Flyme 3.0.
Per quanto riguarda il prezzo, si va dai 2499 yuan per il modello da 16 GB, fino ai 3999 yuan per la versione da 128 GB. Al cambio, abbiamo quindi un prezzo tra 310 e 490 euro. Un prodotto davvero competitivo. Per procurarsi un Meizu però bisognerà rivolgersi ai "canali non convenzionali", ovvero non lo troverete nel negozio sotto casa.
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APPLE IPHONE 5S SPECIFICHE TECNICHE:

L’Apple a tre mesi dalla presentazione di iOS 7 ha tolto i veli ai due nuovi dispositivi mobili di cui si sapeva già tutto o quasi: l’iPhone 5S e l’iPhone 5C, quest’ultimo dovrebbe essere la versione “economica” ma neanche tanto visti i prezzi. Sarà possibile acquistarlo dal 20 settembre in Australia, Canada, Cina, Francia, Germania, Hong Kong, Giappone, Puerto Rico, Singapore e Regno Unito. Ovviamente l’Italia non c’è, perchè da noi verrà messo in vendita verso natale.

Apple iphone 5S specifiche tecniche

Come dimensione e peso è esattamente uguale all’iphone 5 (123,8 x 58,6 x 7,6 mm per un peso di 112 grammi), lo schermo è il solito retina display da 4 pollici con una risoluzione di 1136×640 pixel. Il cuore del iphone 5s è un Chip A7 a 64 bit, il primo smartphone equipaggiato con un chip a 64 bit che prestazionalmente dovrebbe doppiare il precedente chip A6. La memoria per archiviare i contenuti multimediali è sempre di 16, 32 e 64 GB. Il sensore fotografico posteriore è di 8 megapixel formato da cinque lenti con apertura f/2.2, grazie alla potenza del chip A7 è in grado di riprendere formato HD a 120 fps che dovrebbero bastare per realizzare filmati in slow-motion. I colori disponibili sono oro, argento e grigio siderale.(In parole povere grigio scuro o topo, certo che siderale potevano anche risparmiarselo)

OpenGL ES 3, coprocessore M7 e autonomia della batteria

Apple si pavoneggia dicendo che è riuscita ad supportare le librerie grafiche OpenGL ES 3 e assicura che i vecchi giochi potranno essere convertiti a 64bit in pochissimo tempo. Il coprocessore M7 è un sistema che monitora costantemente l’accelerometro e il telefono sarà in grado di capire da solo se si è a piedi e si sta camminando o correndo o in macchina. Le specifiche della batteria sono queste:
Autonomia in conversazione: fino a 10 ore su 3G
Autonomia in standby: fino a 250 ore
Utilizzo di internet: fino a 8 ore su 3G; fino a 8 ore su LTE; fino a 10 ore su Wi-Fi
Riproduzione video: fino a 10 ore
Riproduzione audio: fino a 40 ore

Rilevazione impronte digitale

Touch ID è il nuovo sensore di identità a impronte digitali collocato nel tasto home e permetterà di utilizzare itunes e compagnia bella senza dover
inserire tutte le volte le password. Sarà possibile salvare più impronte e dicono che non saranno archiviate on the cloud, ma solo in locale sul telefono(per una volta hanno dato ragione a Stallman ndr). Certo che dopo tutto il casino che è successo con l’NSA è proprio un bel momento per lanciare un sistema di sicurezza che salva le impronte digitali dell’utente.
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Prezzi e data di lancio in italia

In attesa del debutto italiano fissato entro dicembre 2013, per quanto riguarda i prezzi in usa sono questi:199 $ 16 GB, 299 $ 32 GB 399 $ per il 64 GB sempre con contratto obbligatorio. L’ iphone 5S in europa e probabilmente anche in italia avrà un prezzo che parte da 699 EURO fino a 899 EURO (senza contratto), l’apple store francese ha mostrato questi prezzi. Meditate bene quindi se è il caso di spendere così tanti soldi per uno smartphone che alla fine dei conti non offre molto di più rispetto ai concorrenti.Torna al Sommario

COME MISURARE IL CONSUMO ELETTRICO DI UN PC:

Il consumo energetico dei pc influisce sull’inquinamento senza contare che lasciare il pc sempre acceso 24h/24h in un anno potrebbe costarti 600 euro di energia elettrica. Facciamo un esempio: in italia un KWh costa tra i 0.18 euro e i 0.40 euro per i contratti domestici, se il pc consuma 300W, tenendolo acceso per 24h consuma: 300*24=7200 Wh che corrispondono a 7.2 KWh, poniamo che il costo si aggiri sui 0.25 euro/KWh avremmo una spesa giornaliera pari 1,8 euro che in un anno si trasformano in 657 euro. Scordatevi anche di minare i bitcoin in italia in quanto sconveniente per via dei prezzi elevati dell’energia.

In verità i pc più moderni in standby consumano meno e anche accesi il loro consumo non è mai quello massimo dell’alimentatore, tuttavia è dovere di tutti seguire questa regola, almeno finchè si ricorre ad energie sporche: quando una cosa non la si usa va spenta. Vediamo ora come misurare il consumo elettrico di un pc:
La prima soluzione è online ed è uno strumento virtuale ideato per calcolare quanto deve essere potente l’alimentatore del vostro pc, il servizio è offerto da thermaltake: Power Supply Calculator
Un altro software per misurare il consumo energetico di un pc potrebbe essere joulemeter (solo per windows).
La terza soluzione è quella di comprare un misuratore elettrico vero e proprio dove agganciare lo spinotto della ciabatta dove sono collegati il monitor e il pc apparecchi come questi permettono anche di calcolare i consumi di tutti gli elettrodomestici purtroppo il primo non va bene per le nostre prese elettriche, non ho trovato misuratori simili in italia e ho inserito il link solamente a scopo dimostrativo:
Electricity power meter oppure questo calcolatore di consumo elettrico
Se fai uso di peer to peer o lasci sempre il pc acceso ti conviene ricorrere a soluzioni hardware che consumino meno energia possibile per il tuo portafogli e per l’ambiente.
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ADDIO AL ROAMING:

Finalmente una rivoluzione nel mondo della telefonia. E’ stato ufficializzato infatti l’addio al roaming dal 1 luglio 2014. Il roaming è quel costo extra che gli operatori ci fanno pagare se effettuiamo chiamate dall’estero con operatori italiani, creando non pochi problemi ed un esborso di denaro non indifferente.
Tutto ciò sarà possibile grazie ad un piano ideato dalla Commissione Europea che permetterà a tutti gli utenti in tutta Europa di poter chiamare, mandare messaggi e navigare su internet con gli stessi costi previsti dal contratto con l’operatore sottoscritto in ambito nazionale su tutto il territorio dell’UE.
Si tratta di una rivoluzione vera e propria, che abbatterà un sacco di costi inutili per un servizio che potrebbe essere reso gratuito subito, cosa che invece non accadrà prima del 1 luglio 2014, quando finalmente avremo effettivo questo agognato cambiamento. La decisione è stata presa a causa dell’alta frammentazione degli operatori presenti in Europa, ben 100, mentre in USA ci sono solo 4 grandi operatori che offrono tariffe a tutti gli americani.
Facendo in questo modo ed eliminando i costi di roaming, quindi, i grandi operatori che lavorano in più stati potranno unificarsi e creare tariffe a livello europeo abbassando anche i costi ovviamente e creando un business che farebbe bene all’economia dell’UE. Brutte notizie invece per i piccoli operatori che potrebbero scomparire dopo questa evoluzione della telefonia mobile.
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PS4 CON VISORE PER LA REALTA' VIRTUALE:

Sony sta realizzando un visore per la realtà virtuale fatto apposta per PlayStation 4. In questi giorni sono comparse diverse indiscrezioni su questo dispositivo e molti addetti ai lavori ipotizzavano una presentazione in pompa magna al Tokyo Game Show.
I colleghi di CVG hanno tuttavia smentito questi pettegolezzi, confermando che il visore sarà effettivamente presentato all'evento giapponese, ma soltanto agli addetti ai lavori in una conferenza a porte chiuse. Le fonti anonime di CVG sostengono inoltre che i dirigenti di Sony abbiano già mostrato il visore all'E3 e al Gamescom, ma solo agli sviluppatori.

Secondo GamesIndustry il dispositivo dovrebbe uscire durante l'autunno del 2014, ma questa data potrebbe essere soggetta a cambiamenti. Le fonti del sito web spiegano che il visore sembra simile all'Oculus Rift, ma con la presenza di diverse piccole sfere bianche.
Queste sfere dovrebbero essere usate in combinazione con la telecamera PlayStation Eye, in modo simile al controller Move e alla barra luminosa del DualShock 4, per individuare la posizione del visore. Dai toni di GamesIndustry si intuisce che il design del visore sia abbastanza ridicolo, probabilmente a causa delle piccole palline, e che non sarà quello definitivo.
Sembra dunque che Sony non abbia intenzione di distogliere l'attenzione dei media e del pubblico da PlayStation 4 e di lasciare al visore il giusto tempo per essere perfezionato e presentato dopo il debutto della console.
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3 ITALIA FESTEGGIA I RISULTATI:

3 Italia festeggia un primo semestre 2013 con un incremento di clienti, nonché traffico, e anche ricavi. Insomma, tutto va a gonfie vele, a dimostrazione che la strategia commerciale funziona.
Nel primo semestre dell'anno la base clienti è salita a quota 9,581 milioni. Crescono del 9% anno su anno i clienti attivi. Al 30 giugno 2013, i clienti ad alto valore costituivano il 48% di quelli totali, in crescita di 7 punti percentuali rispetto al 30 giugno 2012. Continua la crescita a doppia cifra del traffico dati (+38%) e del traffico voce (+27%).

"Nonostante l’incertezza del contesto macro-economico e finanziario che continua a caratterizzare lo scenario europeo, la crescente competizione e l'impatto negativo degli interventi regolatori in tema di terminazione, 3 Italia è riuscita a mantenere risultati in linea con quelli del primo semestre del 2012", sottolinea la nota ufficiale.
"Nel primo semestre 2013 i ricavi totali si sono attestati a 891 milioni di euro (-3%), il risultato di gran lunga migliore del mercato italiano. Al netto dell’impatto della riduzione delle tariffe di terminazione mobile, i ricavi totali sarebbero cresciuti del 15%. L'EBITDA ha toccato quota 134 milioni di euro (-1%) mentre l’EBIT è passato da 2 milioni (giugno 2012) a -5 milioni (giugno 2013).
Dal punto di vista commerciale si è dimostrata vincente l'offerta degli Abbonamenti all-inclusive comprensivi di traffico voce, SMS e Internet. Successo anche per i piani ricaricabili ALL-IN.
"Questa strategia ha portato 3 Italia a confermarsi leader nella MNP (mobile number portability) con un saldo netto positivo di oltre 364.000 clienti al 31 marzo 2013 (fonte: AGCOM), un trend atteso anche nel secondo trimestre 2013. 3 Italia ha continuato ad investire nell'infrastruttura di rete e con la copertura del 94% della popolazione dispone della rete Internet mobile veloce più estesa del Paese", prosegue la nota.
3 Italia oggi si vanta si essere l'unico operatore mobile italiano ad avere completato la trasformazione in full IP (cioè con protocollo internet) delle dorsali di trasporto e backhauling (la rete fisica di supporto) ottenendone l'ulteriore potenziamento in termini di capacità e prestazioni.
Per quanto riguarda la tecnologia LTE entro la fine del 2013 i comuni raggiunti dal servizio 100 mega saranno 20. A Roma, Milano e Acuto si aggiungeranno altre 7 città (Bolzano, Venezia, Bologna, Firenze, Caserta, Napoli, Salerno) e una decina di piccoli borghi per la riduzione del digital divide.

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INTEL CORE I7-4960X IVY BRIDGE-E:

 Chi vende computer preassemblati di fascia alta tuttavia afferma che l'interesse per i sistemi da gioco più veloci al massimo storico, per via dell'efficienza di determinati processori e delle architetture grafiche. Perciò, mentre la fascia media è in sofferenza, gli utenti che ricercano i componenti più prestanti hanno diverse soluzioni tra cui optare.

Due anni e mezzo fa l'architettura Sandy Bridge sbarcava sul mercato offrendo prestazioni molto interessanti con un TDP inferiore ai 100 watt. L'architettura Ivy Bridge migliorò leggermente quei valori, portando il TDP a 77 watt. Haswell ha fatto qualche passo avanti sulle prestazioni, ma i consumi massimi sono saliti a 84 watt. La fascia ancora più alta è però ferma da anno e mezzo - accantonando il Core i7-3970X, un leggerissimo passo avanti rispetto al 3960X. Entro fine anno vedremo però una nuova famiglia di prodotti chiamata Ivy Bridge-E, ed è quella di cui parleremo in questa anteprima.
Ivy Bridge-E, per chi ha una scheda madre X79 Express
Le soluzioni Ivy Bridge-E saranno presentate a settembre, ma con due mesi di anticipo riusciamo a mostrarvi le prestazioni del top di gamma, il Core i7-4960X. È un processore a sei core, come il 3960/70X e sarà accompagnato al debutto da un altro chip a sei core, chiamato Core i7-4930K, e da un quad-core denominato Core i7-4820K.
Sotto tanti punti di vista le soluzioni Ivy Bridge-E ricordano quelle Sandy Bridge-E, eccetto per l'uso dell'architettura Ivy Bridge. Questo significa un leggero miglioramento delle prestazioni per ciclo di clock, della cache e del controller di memoria. In questo caso non abbiamo una GPU integrata con cui avere a che fare, mentre troviamo un controller di memoria 1866 MT/s (anziché 1600), supporto ufficiale al PCI Express 3.0 (Sandy Bridge-E dichiarava solo il supporto al signaling 8 GT/s) e l'adozione del processo produttivo a 22 nm.
Come con Sandy Bridge-E abbiamo ritroviamo la connettività PCI Express di 40 linee, il che consente di realizzare configurazioni four-way CrossFire e SLI. Presente anche il controller di memoria quad-channel, anche se il bandwidth di picco sale da 51,2 a 59,7 GB/s. Intel ha preservato la compatibilità con le piattaforme X79 Express, il che vuol dire che non dovrete acquistare una nuova motherboard. Sfortunatamente il chipset offre solo due porte SATA 6 Gb/s, non ha supporto nativo USB 3.0 e non gode di nuove capacità come il SATA Express, che vedremo nel corso del 2014 con i chipset della serie 9.
Core i7-4960X Core i7-3970X
Nome in codice Ivy Bridge-E Sandy Bridge-E
Frequenze di clock 3.6 GHz 3.5 GHz
Turbo Boost 4 GHz 4 GHz
PCI Express 8 GT/s 8 GT/s
TDP 130 W 150 W
Core 6 6
Cache L3 condivisa 15 MB 15 MB
Frequenza memoria DDR3-1866 DDR3-1600
Socket LGA 2011 LGA 2011
Il Core i7-4960X - oltre ai sei core - ha 15 MB di cache L3 condivisa. Non c'è dubbio che questa configurazione lascerà l'amaro in bocca a tutti coloro che si aspettavano il passaggio a otto o addirittura 12 core con il salto ai 22 nanometri. Perciò se la confrontiamo con il Core i7-3970X stiamo parlando di una CPU con una frequenza base aumentata di 100 MHz, gli stessi 4 GHz di picco in Turbo Boost, e altri miglioramenti incrementali (il TDP però è di 130 W, contro i 150 W del 3970X). Ipotizziamo un prezzo di lancio simile, 1000 euro.
Insomma, se ricordate il passaggio da Sandy a Ivy Bridge ha consentito di avere una CPU più complessa con un TDP più basso. Qui abbiamo lo stesso cambiamento di processo produttivo, ma nessun vero passo in avanti nella complessità. Per questo il consumo energetico potrebbe rivelarsi - inaspettatamente - uno dei punti di forza di Ivy Bridge-E.
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AGGIUNGERE RAM PER MIGLIORARE PRESTAZIONI HD SSD:

Ci sono alcuni aggiornamenti hardware in grado di velocizzare un vecchio PC. Un nuovo processore a volte è sufficiente, anche se spesso è necessaria anche una nuova motherboard, memoria e a volta bisogna sostituire anche l'alimentatore. La risposta migliore spesso è una scheda video dedicata più potente, in particolare se siete giocatori. Le due vie più semplici e rapide rimangono però l'uso di un SSD e l'aumento della memoria di sistema.

Passare da un hard disk meccanico a un SSD è probabilmente la soluzione più efficace per migliorare le prestazioni del vostro vecchio computer. Aggiungere RAM può ridurre i tempi di avvio, consentire alle applicazioni di avviarsi più rapidamente e mantenere più programmi aperti alla volta senza incorrere in un calo delle prestazioni. La possibilità di mettere più dati in memoria significa che la vostra CPU dovrà fare "meno viaggi" verso l'hard disk per avere l'informazione di cui necessita.
Che cosa avviene però se il vostro sistema ha già un SSD? Aggiungere RAM può aiutare, aumentando ulteriormente le prestazioni? O potete risparmiare i soldi e puntare a una scheda video più potente? Che impatto ha l'aggiunta di memoria sulle operazioni di scrittura? Abbiamo cercato di rispondere a queste domande eseguendo pochi benchmark su un sistema dotato di un SSD e variando la quantità di RAM installata.
Il risultato ci ha sorpreso. In sintesi, non c'è niente di meglio di aggiungere memoria a un PC desktop con un SSD. Più RAM inserite, migliore è la durata di vita e maggiori sono le prestazioni di I/O che avete dal vostro sistema di archiviazione.
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SEAGATE DESKTOP HDD 4 TB:

È tempo di dire addio al marchio Barracuda per Seagate. Le soluzioni da 3,5 pollici per computer desktop adesso si chiamano Desktop HDD, e sono accompagnate dai suffissi .15, .14 e .12 per indicare la differente generazione.
Seagate sta cercando di farsi notare con la sua nuova soluzione di punta, un Desktop HDD da 4 TB conosciuto anche con il model number ST4000DM000. Finora, il portfolio di hard disk per computer fissi di Seagate non era giunto a 4 TB. Solo la gamma Constellation ES.3, indirizzata al settore business, offriva un modello da 4 terabyte. Con la nuova proposta l'azienda staunitense prova ad allettare chi ha a disposizione tra 150 e 160 euro, con un rapporto tra capacità e prezzo davvero competitivo.


Il Desktop HDD 4TB (ST4000DM000) suddivide i suoi terabyte su quattro piatti, che ruotano a 5900 RPM. I drive Barracuda 7200.14 da 1 e 3 terabyte usano piatti della stessa dimensione, che girano però a 7200 RPM. Il risultato è che il nuovo Desktop HDD.15 dovrebbe essere più lento, e le specifiche tecniche sul sito Seagate non lo nascondono. L'azienda afferma che i drive Barracuda sono in grado di un transfer rate di 210 MB/s, mentre il Desktop HDD.15 non supera i 180 MB/s.
A parte la capacità extra e i piatti che ruotano più lentamente, non cambia davvero nulla dal Barracuda 7200.14 al Desktop HDD.15. I dischi sono ancora dotati di interfaccia SATA 6Gb/s, hanno 64 MB di cache dati dal modello a 1 TB in poi e sono costruiti per 300.000 cicli di carico/scarico. I nostri benchmark dovrebbero darvi una buona indicazione di come si comporta il Desktop HDD.15 ST4000DM000, e come si posiziona rispetto al Barracuda 7200.14.
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SONY PLAYSTATION 4:

La console sarà disponibile entro il 2013 al prezzo di 399 euro. La PS4 è stata presentata da Andrew House al pubblico il 20 febbraio 2013 durante il PlayStation Meeting tenutosi a Manhattan, New York. Nella notte tra il 10 e l'11 giugno è stato mostrato il design della console con varie fotografie, nelle quali si è potuto osservare che le cuffiette potranno collegarsi direttamente al joypad e non alla console, in modo da avere più libertà di movimento. Inoltre supporterà anche giochi della PlayStation 3 (tramite il servizio Gaikai) e probabilmente di tutte le console casalinghe della serie PlayStation.
Essa fa parte dell'ottava generazione di console, e andrà a competere con la Wii U di casa Nintendo e Xbox One di casa Microsoft.
La console non avrà il blocco dei giochi usati e non avrà l'obbligo di essere connessi a internet per giocare. La console non supporterà i controller DualShock 3 della precedente console, ma sarà compatibile con il PlayStation Move.Lo sviluppo della PS4 è iniziato qualche anno dopo il rilascio della PS3, nel 2008.[1] Nel mese di febbraio 2013 Sony rende ufficiale l'evento noto come PlayStation Meeting per il 20 dello stesso mese. Qualche giorno prima dell'evento, su internet compaiono varie immagini del prototipo del controller della PS4. La notte tra il 20 e 21 febbraio, precisamente alle ore 00:00 (ora italiana) inizia il PlayStation Meeting seguito da migliaia di persone attraverso vari canali in streaming su internet. Anche sulla PlayStation 3 viene attivato un servizio ufficiale per poter vedere in diretta l'evento da New York. Quella sera come già si era presunto viene annunciata la nuova console Sony, la PS4, e vengono mostrati anche vari video dei giochi di lancio della console come il nuovo capitolo della serie Killzone ed Infamous: Second Son. Viene anche mostrato ufficialmente il nuovo controller. Il 28 Febbraio Sony rivela alcune foto dell'interfaccia utente della nuova console, nelle quali si notano caratteristiche presentate al PlayStation Meeting come streaming dei gameplay, trofei (presenti anche nella generazione precedente) & il Cross Play tra differenti dispositivi. Sony ufficializza che la console uscirà entro Natale 2013, il prezzo ufficiale è di 399$ nel Nord America , 349 £ nel Regno Unito , e 399 € il resto d'Europa.In contemporanea alla presentazione della console, Sony ha presentato il nuovo controller, chiamato DualShock 4. Simile al precedente, adesso è dotato di touch pad,mono speaker integrato, jack per cuffie da 3,5 mm e di un nuovo pulsante "SHARE" (condividi) che permette di registrare e pubblicare sul web le esperienze di gioco. Una nuova caratteristica, chiamata "Light Bar" a LED permette alla console, tramite la nuova PlayStation Camera, di rilevare la posizione del controller nello spazio. I tasti Start e Select sono stati rimossi e combinati nel tasto OPTIONS mentre la capacità della batteria del controller sarà all'incirca di 1000mAh. Il DualShock 4 sarà venduto al prezzo di €59 in Europa, $59 negli Stati Uniti e £54 nel Regno Unito. Le dimensioni del joystick sono di 162 × 52 × 98 mm e peserà 210 g. 
Caratteristiche tecniche
  • Single die APU che include:
    • Central Processing Unit
      • AMD64 Jaguar (x86-64)[5]
      • 8 cores @1.6 GHz
      • 256 KByte cache di primo livello[6]
      • 4 MByte cache di secondo livello[5]
    • Graphics Processing Unit
      • GPGPU AMD Radeon Southern Islands @800 MHz
      • Pixel Shader Model 5.0
      • Ombreggiatura a 64 Shaders di tipo unificato[5]
      • 32 Render Output Units[7]
      • Performance complessiva dichiarata in virgola mobile: 1.84~1.86 TeraFLOPS[8]
  • Memoria:
    • 8 GB (512 MByte x 16) RAM/VRAM GDDR5 unificata (sistema e video)[9]
    • System Bandwidth @176 GB/s[9]
  • Sistema operativo
    • Orbis OS (basato su FreeBSD 9)[10]
  • Unità Disco
    • Blu-ray Disc 6xCAV (27 MB/s)
    • DVD-ROM 8xCAV (11 MB/s)
  • Archiviazione
    • HDD da 500 GB (sostituibile)
  • Comunicazione:
    • Ethernet (10BASE-T, 100BASE-TX, 1000BASE-T)
    • Wi-Fi IEEE 802.11 b/g/n
    • 2x Super-Speed USBx USB 3.0
    • Bluetooth 2.1 (EDR)
    • Uscita proprietaria per PlayStation Camera (connettore AUX)
  • Uscite Audio/Video
    • HDMI
    • Audio digitale: DIGITAL OUT (ottico)
  • Dimensioni e peso
    • 275×305×53 mm (larghezza x altezza x profondità)
    2.8 Kg

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 LOGITECH NUOVA SERIE G MOUSE TASTIERA CUFFIE:



Mouse, tastiera ed headset sono tutto quello che occorre ad ogni videogiocatore PC per godersi al meglio il suo hobby preferito, e grazie a una linea di prodotti rinnovata e a portata di tutte le tasche, Logitech propone soluzioni adatte a tutte le esigenze. La linea indirizzata ai videogiocatori trova una posizione più marcata e definita all’interno dell’offerta dell’azienda elvetica che ha provveduto a un redesign del packaging e a dare un’identità più forte e marcata alla nuova Serie G, con lo scopo di farne il punto di riferimento per tutti.
Partiamo dai mouse, periferica importantissima per i pcisti, che nella fattispecie hanno la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di prodotti per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Al top si posiziona il nuovo G700s, mouse wireless dotato di 13 tasti programmabili, due velocità di scroll e la possibilità di modificare la sensibilità del cursore mentre si gioca. Inoltre è dotato di cavo, da utilizzare in caso di scarsa batteria. Si tratta di un prodotto top, che non cerca compromessi e offre quanto di meglio disponibile sul mercato in termini di tecnologia e materiali. Il nuovo design lo rende aggressivo e accattivante, merito anche del rivestimento in materiale tecnico resistente all’acqua e al sudore che garantisce una salda presa anche dopo lunghe sessioni di gioco.
Grande interesse ha suscitato anche la nuova G710+, tastiera meccanica che fa della silenziosità e della reattività i suoi punti di forza. Sono necessari solo 45g per azionare i singoli tasti, garantendo un feedback tattile ottimale e una rapida immissione dei comandi. In aggiunta presenta anche due caratteristiche essenziali per i gamer: la possibilità di programmare fino a sei tasti e la retroilluminazione, utile soprattutto durante le sessioni di gioco notturne. A questo proposito è possibile regolarne l’intensità e la colorazione. Per chi invece cerca il massimo senza compromessi, consigliamo di volgere l’attenzione sulla G19s, top di gamma Logitech in fatto di tastiere. Oltre a tutte le caratteristiche della sorella minore, questo modello di tastiera è dotato di pannello LCD integrato e inclinabile dal quale visualizzare statistiche e chat ingame attraverso l’utilizzo di app specifiche. Inoltre raddoppiano i tasti programmabili, che da sei diventano ben dodici. Entrambi i modelli sono costruiti con materiali resistenti volti a migliorarne il confort e la durata, andando incontro sia i giocatori sia a coloro che utilizzano la tastiere per la semplice digitazione.
Sul fronte headset, Logitech ha mostrato due nuove cuffie sviluppate appositamente per il mondo del gaming: si tratta della G430 e G230, entrambe con cavo e microfono. Le prime hanno audio surround 7.1, mentre le seconde sono stereo. La qualità della costruzione e la scelta dei materiali rendono queste due soluzioni audio leggere e versatili, con padiglioni auricolari ruotabili di 90 gradi e rivestiti da un tessuto tecnico confortevole e lavabile, aspetto che aumenta la durata del prodotto. Inoltre sono presenti gli ormai immancabili controlli sul cavo, con cui regolare il volume e aprire/chiudere il microfono. 
 

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NVIDIA NUMBER ONE:

L'E3 2013 si è conclusa e le console di nuova generazione hanno rubato la scena a tutti gli altri attori del panorama videoludico. Una valanga che ha messo in un angolo Nintendo, presentatasi dopo anni senza una conferenza ufficiale, e convinto sviluppatori e publisher a concentrarsi unicamente sulle versioni per PlayStation 4 e Xbox One dei loro titoli. Nvidia E il PC? Nonostante qualche spunto interessante, è evidente che la piattaforma Windows è stata poco considerata e non ha trovato una continuità nella sua proposta, affidata a qualche iniziativa di singoli protagonisti. Nvidia, dal canto suo, continua a sviluppare un ecosistema composto da diversi elementi differenti che vanno però nella stessa direzione. Ovvero mettere nelle condizioni di giocare a casa su computer di fascia altissima così come in movimento attraverso dispositivi dotati di processori Tegra e in un futuro prossimo anche tramite GRID, sfruttando l'innovativo cloud computing. I numeri che Nvidia utilizza per "difendere" il proprio impegno su PC - qui accanto in foto - sono impressionanti sia per numero di sviluppatori che per giocatori e quindi ricavi, ma è ovvio che a differenza della scena console, quella PC si presenta in forme e con potenzialità diverse in differenti mercati del mondo. Ne ha parlato diffusamente durante un incontro tenutosi a margine della fiera losangelina, mentre tra le mura della fiera abbiamo messo le mani sulla versione finale di Shield.

Negli ultimi anni uno degli sforzi principali di Nvidia in ambito gaming è stato quello fatto per accompagnare il rilascio di hardware, con software capace di permettere una miglior esperienza di gioco. GeForce Experience e Shadow Play sono l'ultimo e più appariscente effetto di questo progetto, ma i vari FXAA, Global Illumination, Per Pixel Mapping e Improved Parallax Occlusion Mapping sono solo alcune delle tecnologie sviluppate e utilizzate su PC, ma anche console, da decine e decine di giochi. Nvidia Sul palco della conferenza a cui abbiamo assistito si sono susseguiti nomi importanti dell'industry, che hanno fatto vedere come le loro più recenti opere utilizzino questi avanzamenti tecnici. Randy Pitchford di Gearbox Software, ad esempio, ha mostrato una demo del prossimo contenuto scaricabile per Borderlands 2, Tiny Tina's Assault on Dragon Keep, e dell'utilizzo che fa in particolare di PhysX, con tanto di effetti particellari ed esplosioni avanzate oltre che di una fino a poco tempo addietro inedita interazione con i tessuti. È stato inoltre annunciato che cinque titoli di prossima uscita - Assassin's Creed: Black Flag, Watch Dogs, SplinterCell: BlackList, Batman e The Witcher 3 - avranno un'ottimizzazione dedicata per schede Nvidia, per sfruttare al meglio feature legate alle DirectX 11, come la tassellatura. In particolare il gioco di ruolo di CD Project Red godrà di uno studio specifico fatto per rendere al meglio capelli dei personaggi e peli degli animali, oltre che di rifiniture volte a migliorare la resa delle nuvole volumetriche, la simulazione delle onde del mare, i riflessi in tempo reale e via dicendo. L'impatto, come anche già spiegato all'interno della nostra anteprima, è assolutamente straordinario e i video in questa pagina ne danno un piccolo assaggio. Inoltre i più importanti motori grafici in circolazione, dall'Unreal Engine 4 fino al Frostbite 3, dal Source fino all'id Tech 5 e al CryEngine 3, supportano il pacchetto di tecnologie Nvidia. Il risultato di questo lavoro è stata una crescita che ha garantito nel primo quarto di quest'anno il 66% delle quote di mercato sulle schede video discrete.
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NVIDIA GEFORCE GTX 780:
 
 In un'uggiosa giornata di metà maggio, NVIDIA ha tolto il velo alla sua nuova GeForce GTX 780, scheda video basata sull’architettura Kepler, dotata di chip GK110 e di 2304 CUDA core, ben il 50% in più rispetto alla GTX 680. Il chip di questa nuova GPU è lo stesso utilizzato dalla top di gamma Titan, ma con un numero di CUDA core minore e conseguentemente costi di produzione più contenuti. Le performance complessive della nuova scheda video del produttore californiano alzano ulteriormente l’asticella delle schede grafiche con codice GTX, incrementando di ben il 70% quanto visto con la precedente 580, scheda video che ancora oggi permette ai suoi possessori di giocare alla quasi totalità dei giochi presenti sul mercato. Questo risultato è il frutto dell’evoluzione dell’architettura Kepler che NVIDIA porta avanti da qualche anno a questa parte: il processo produttivo a 28nm e la facilità di programmazione permettono agli sviluppatori di sfruttare appieno le potenzialità dell’hardware in tutta autonomia, senza dover per forza ricorrere all’utilizzo della CPU. Le specifiche parlano di una scheda video a 3 GB di memoria GDDR5 con velocità di 6Gbps, mentre i consumi della nuova GeForce GTX 780 (la scheda necessita di una connessione a 6-pin e di una a 8-pin) si attestano sui 250W. Il clock di base del processore è di 863 MHz, ma grazie al GPU Boost 2.0 messo a punto da NVIDIA può raggiungere anche i 900 MHz di frequenza. L’interfaccia della memoria è a 384-bit. Per quanto riguarda le connessioni, abbiamo a disposizione due DL-DVI, una HDMI e una Displayport 1.2. Ovviamente è confermato il supporto per il 3D Video Surround e anche la possibilità di poter usufruire della scheda con un monitor 4K e postazioni multischermo.
Avendo avuto la possibilità di toccare con mano la GeForce GTX 780, abbiamo notato che utilizza la stessa ventola presente nella Titan, in grado apportare un ottimo raffreddamento alla componentistica e contenere il rumore. Stando a quanto dichiarato dal produttore californiano, la rumorosità di attesta sui 43-44 dBA, rendendola molto più silenziosa della precedente GTX 680. Sempre per quanto riguarda la ventola, il nuovo sistema di controllo e regolazione della temperatura ha minimizzato le variazioni di velocità della stessa durante il periodo d’attività della GPU, mantenendo valori attorno ai 3050 RPM per un raffreddamento ottimale.

Come d’obbligo in queste occasioni, sono stati mostrati alcuni grafici comparativi per mettere a confronto le prestazioni della nuova scheda con quelle offerte dalla concorrenza. Stando ai dati forniti, la nuova GeForce GTX 780 garantisce prestazioni medie superiori rispetto a quanto offerto dalla concorrente ATI con la sua scheda HD7970 GHz, sia per quanto riguarda i titoli in esclusiva PC, come Starcraft 2: Heart of the Swarm e Shogun 2, sia per i multipiattaforma più recenti che, come accennato precedentemente, su PC possono godere di dettagli e feature grafiche che li rendono di fatto i migliori sul mercato. Per titoli di recente uscita come Crysis 3, Bioshock: Infinite e Tomb Raider l’incremento di fps utilizzando la GPU NVIDIA rispetto alla ATI si attesta intorno al 25%, un ottimo passo in avanti in termini prestazionali.
Altro fiore all’occhiello di NVIDIA è la tecnologia SLI, grazie alla quale è possibile utilizzare più schede video contemporaneamente per ottenere un importante incremento di prestazioni e qualità visiva. Un sistema di SLI GTX 780 porta a un guadagno minimo di circa 60% rispetto all’utilizzo della singola GPU, fino ad arrivare al 90% nel caso di alcuni titoli, assicurando ai giocatori prestazioni di assoluto primato rispetto a quanto visto fin’ora.
A questo proposito, per aiutare i giocatori a migliorare le performance dei giochi sfruttando al meglio l’hardware a loro disposizione, è stato annunciato il sopracitato GPU boost 2.0, nuova versione dell’interessante programma che fin’ora ha caratterizzato tutte le schede video con architettura Kepler. Il nuovo GPU Boost incrementa ulteriormente le sue funzionalità, diventando ponte sempre più efficiente e performante tra l’hardware della scheda video e il software videoludico che facciamo girare sui nostri PC. Come avvenuto per la GTX 680, grazie a dei particolari sensori presenti sulla scheda, i software dedicati terranno traccia di tutti i parametri riguardanti l’utilizzo della GPU, aggiustando la frequenza della scheda laddove concesso, per offrire la massima prestazione possibile rimanendo all’interno del dispendio energetico dichiarato nelle specifiche tecniche. Grazie a controlli avanzati e un’ottimizzazione del raffreddamento e dell’overclocking sempre più efficace, questa funzione permette ai giocatori PC più smaliziati di ottenere sempre il meglio dal proprio hardware e di godere della migliore esperienza di gioco possibile.

Dopo aver collezionato più di due milioni e mezzo di download durante la fase di beta, il software GeForce Experience si propone di diventare un altro tassello importantissimo nel mosaico sempre più ricco di servizi e funzionalità messo in piedi da NVIDIA. Anche in questo caso il produttore californiano ci dimostra come attraverso un’interfaccia software semplice ed intuitiva è possibile aumentare ulteriormente le prestazioni offerte dalla componentistica hardware, per sfruttare al meglio l’offerta ludica del mercato. Il programma dal peso di pochi mega è scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di NVIDIA e offre l’aggiornamento automatico dei driver, l’ottimizzazione delle prestazioni di ogni singolo gioco con un click e la possibilità di acquisire video di gameplay dalla durata massima di 20 minuti grazie a Shadowplay, utilizzando l’encoder H.264 disponibile con l’architettura Kepler.
Driver sempre aggiornati permettono di incrementare le prestazioni dei giochi installati sul PC e di godere di feature originariamente non pensate dalle varie software house, come l’utilizzo del 3D Vision, il Physx o il filtro anti-aliasing TXAA. Il tutto per offrire ai giocatori la migliore esperienza di gioco in relazione al proprio hardware.
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XBOX ONE: 

La battaglia per la conquista dei salotti della next gen ha finalmente contorni definiti, anche Microsoft ha calato le carte in tavola, sebbene non tutte, presentando la nuova console in una conferenza dedicata. L'annuncio è stato il culmine di una serie infinita di rumor sulle caratteristiche della macchina che hanno scatenato pareri contrastanti tra gli appassionati, e molti timori. Dall'implementazione del famigerato always on, al blocco dell'usato, per finire in una vocazione più orientata verso il multimediale rispetto al gaming nudo e crudo. La conferenza ha chiarito definitivamente l'ultimo punto, ravvisabile fino dal nome della console, Xbox One, pensato proprio per rinforzare l'idea di un sistema eclettico. A prescindere dal fatto che un nome rimane sempre un nome, non è da sottovalutare la strategia adottata da Microsoft, curiosamente simile a quella intrapresa da Sony con la prima fase di Playstation 3, quella di un hardware orientato alla convergenza multimediale, non solo per la presenza di un lettore Blu-ray, ma per i numerosi servizi dedicati alla visione dei canali televisivi, come il Live TV, che sarà disponibile inizialmente solo in America e avrà bisogno di un dispositivo dedicato alla ricezione del segnale, venduto separatamente. Microsoft ha aperto la presentazione in maniera energica, mostrando il nuovo chassis, il controller e il nuovo sensore Kinect.
  Xbox One: la scatola tuttofare
 L'aspetto non sembra rappresentare il focus della casa di Redmond, che si è limitata ad evidenziare 5 miliardi di transistor, architettura a 64-bit nativi, 8GB di Ram, un'enormità rispetto a Xbox 360 che aveva solo 512MB. Per il resto, come detto, è confermato il lettore Blu-ray, hard disk da 500 GB, USB 3.0 e WIFI Direct, con il nuovo Kinect, anch'esso dotato di un design rinnovato, che sarà compreso con la console e promette miglioramenti sostanziali nelle rilevazioni dei movimenti grazie al sensore a 1080p e all'introduzione di un sensore a infrarossi, così preciso da riuscire a intercettare persino il battito del cuore del giocatore (oltre a viso, mani e dita). Sul lato tecnico, grandissima importanza è stata data al cloud, che poggerà su ben 300.000 server (che aumenteranno nei mesi) e che serviranno per alleggerire i calcoli delle console e per creare mondi persistenti ancora più realistici, dando però per scontato che a quel punto si debba essere online. Sempre alla rete è legata l'introduzione della slash della dashboard chiamata "trending", basata su nuovi algoritmi in grado di proporre nuovi contenuti basandosi sulle proprie abitudini, sulle preferenze dei propri amici e quelle degli utenti Xbox Live in genere. Xbox One: la scatola tuttofare Anche il pad ha subito un cambio di design, allineandosi allo stile squadrato della console e presentando una serie di miglioramenti apprezzabili, come la croce direzionale e i tasti dorsali analogici dotati di vibrazione, per il resto non si notano differenze radicali rispetto al vecchio, ottimo modello. Poco sorprendentemente è proprio Kinect a mostrare i muscoli nella presentazione, con un'integrazione sempre più sofisticata col sistema e votata a un vero e proprio dialogo con l'utente, non limitato da rigidi comandi vocali prestabiliti. Da notare l'utilizzo dei gesti per effettuare una lunga serie di operazioni, dal resize delle finestre alla gestione del browser Internet. La presentazione ha posto grande enfasi su questo aspetto, mostrando sessioni di multitasking a finestre multiple che donavano la sensazione di un ibrido tra un computer futuristico e una televisione evoluta, altro aspetto degno d'attenzione è l'utilizzo di tre sistemi operativi basati su Windows 8, uno per la multimedialità, uno per i giochi e un terzo con funzioni da mediatore tra i due, visto che si potrà passare senza attesa dai giochi, allo stream di video e musica con i soli comandi vocali. Sono state ovviamente spese molte parole anche per Xbox Live, l'infrastruttura online di Microsoft, ancora più evoluta grazie all'aumento dei server che consentiranno un matchmaking che terrà conto persino delle abitudini extra gaming dei giocatori (tra siti internet visitati, giochi giocati e chissà cos'altro), l'implementazione di una nuova generazione di achievements "intelligenti" che si adatteranno al giocatore (Obiettivi dinamici son stati definiti, in grado di recepire i trend del Live), fino a una serie di partnership per i contenuti video, passando dalla licenza NFL per la visione di tutte le partite del campionato con l'integrazione delle funzioni "snap", ovvero un menu laterale, evoluzione di Smartglass, con cui avere accesso in tempo reale a statistiche e informazioni dei giocatori proprio mentre questi stanno giocando. Culmine di questa parte dedicata alla multimedialità è stata senza dubbio l'annuncio della partnership con Steven Spielberg che sarà executive producer di un live action basato sul franchise di Halo e che avrà feature in esclusiva in ambiente Xbox One. Xbox One: la scatola tuttofare
 Come ampiamente anticipato, il palco ha lasciato spazio ad EA Sports, che ha presentato le nuove iterazioni dei suoi quattro più celebri franchise sportivi, Madden, Fifa, NBA Live e UFC, tutti ovviamente in edizione 14. Oltre all'inevitabile evoluzione grafica, sempre più votata al fotorealismo, si è parlato molto dell'Ignite Engine, un nuovo motore fisico che promette azioni ancora più realistiche, e della modalità Ultimate Team di Fifa, una feature sulla quale la casa ha investito molto e che offrirà alcune caratteristiche esclusive per la nuova console Microsoft. Non è mancato all'appello neanche Forza Motorsport, che si è presentato con il quinto episodio che sembra accantonare, almeno per il momento, il filone alternativo inaugurato da Horizon. La sorpresa migliore è arrivata con l'annuncio di un nuovo franchise da parte dei Remedy Studio, Quantum Brake, mentre tutti si aspettavano un nuovo capitolo di Alan Wake e con l'annuncio di quindici titoli esclusivi per la console nel suo primo anno di vita, molti di questi completamente nuovi. La conferenza si è conclusa con l'intervento di Activision, che ha mostrato con orgoglio il suo Call of Duty: Ghosts, il nuovo capitolo del popolare franchise curato dagli Infinity Ward, con una serie di DLC in esclusiva temporale per Xbox One. Risulta chiaro che le intenzioni fossero quelle di sensibilizzare l'utenza al nuovo hardware e i servizi, mentre dovremo necessariamente aspettare l'imminente E3 per ricavare un quadro nitido sul software. Xbox One: la scatola tuttofare

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FANATEC CLUBSPORT BMW M3 GT2:

 Fanatec è un'azienda tedesca specializzata in accessori, quali volanti e pedaliere, dedicati agli aficionados dei videogiochi di guida. Un gruppo di persone competenti e veramente appassionate capace di costruirsi con il passare degli anni una solida reputazione nel mondo della simulazione dura e pura, vanto di ogni appassionato di motori in possesso di un PC dedicato al gaming, senza però dimenticarsi del folto mercato di giocatori sparsi per il globo in possesso di una console e titoli come Forza Motorsport, Gran Turismo o la rinnovata serie F1 di Codemasters.
 
Il prodotto della disamina odierna più che un semplice abbinamento di volante e pedaliera è in realtà una vera e propria piattaforma modulare pensata per venire incontro ai guidatori più incalliti. Proprio quelli disposti a piazzare nella propria casa una postazione autocostruita o telai e cockpit prefabbricati di alto livello come quelli offerti dalla stessa Fanatec. Esattamente a questa precisa utenza, che difficilmente bada al prezzo nel caso in cui la qualità sia veramente elevata, si propone la gamma ClubSport. Proprio per questo motivo non è incluso alcun supporto per fissarlo alle scrivanie ma solo una bella staffa in metallo, già fissata alla base e capace di fornire la giusta inclinazione, con una comoda predisposizione dei fori da effettuare per integrarlo in maniera solida e durevole nella propria postazione.
Si comincia quindi con la base del volante, disponibile alla decisamente impegnativa cifra di 500€ oppure 450€ nel caso in cui si preferisca rinunciare a servizi aggiuntivi, definiti con grande fantasia Premium, come la priorità in caso di necessità di assistenza o riparazione. La ClubSport Wheel Base si rivela essere  un concentrato di perfezione ingegneristica, praticamente un'opera d'arte grazie alla finestra trasparente che consente di sbirciare al suo interno come il cofano motore di una Ferrari.
Una volta estratto dalla scatola trasmette una incredibile sensazione di solidità. Da sottolineare e apprezzare gli imballaggi con cui il prodotto, così come gli altri della medesima linea, è giunto in redazione. Una scatola aggiuntiva di cartone assicura che il contenitore vero e proprio del volante arrivi intonso, vista anche la non disprezzabile cura nel design. All'interno il materiale espanso tiene tutto in posizione impedendo all'oggetto principale di muoversi avvolto in un'apposita sacca di delicata stoffa, mentre viti, accessori e cavetteria varia sono tutti riposti  in sacchetti separati e fissati con abbondante scotch. Veramente un lavoro encomiabile per quel che riguarda il packaging, come giusto aspettarsi da un prodotto di tale finitura e prezzo. L'unico appunto che è possibile muovere è relativo alle guide di installazione incluse: per quanto i disegni si spieghino da soli rendendo qualunque ulteriore approfondimento inutile, manca la lingua italiana, così come sul retro della scatola nell'indicazione delle caratteristiche tecniche.
L'offerta si completa con due diverse corone. La ClubSport Formula Rim riproduce fedelmente un piccolo volantino come quello delle monoposto da Formula 1 ed è disponibile al prezzo di 180€ o 230€ a seconda che si includano nel pacchetto o meno i servizi premium accennati poco fa. La Clubsport BMW M3 GT2 Rim è invece una replica, con tanto di marchio su licenza, di ciò che si trova nelle vetture granturismo ed è disponibile alla leggermente più elevata cifra di 250€ o 300€. 
La particolarità sta nel sistema di quick-release che permette con estrema facilità di passare da una forma all'altra impiegando veramente pochi secondi. Sembra banale, ma utilizzare il volante giusto nel contesto giusto aiuta non poco la sospensione dell'incredulità.
Entrambi i prodotti dispongono delle medesime caratteristiche. Ben 15 pulsanti, doppi stick per muoversi comodamente nei menù e regolare al volo impostazioni come l'intensità del force feedback assieme all'indicatore di marcia e il contagiri a LED. Peccato che, in particolar modo su PS3 (al contrario di quanto accade su PC dove gli aggiornamenti sono decisamente frequenti, per non parlare di software come Fanaleds), non tutti i titoli supportino correttamente questi ultimi due indicatori visuali: per esempio i titoli della serie F1 da noi testati rendevano perfettamente i giri, sincronizzati in modo impeccabile con ciò che accadeva a schermo, ma la marcia non veniva visualizzata sul volante.
La sensazione di solidità è trasmessa anche in questo caso al tatto, grazie non solo al metallo esteticamente piacevolissimo ma anche soprattutto all'alcantara italiana che riveste l'impugnatura. Si poteva fare qualcosina in più nella finitura della zona posteriore del BMW M3 GT2, dove sembra esserci una vistosa e potenzialmente a lungo andare fastidiosa pezza di alcantara nelle due razze vicine ai fori probabilmente necessari per rendere regolabili e sostituibili le palette del cambio. Veramente un'inezia, ma visto il costo ci si aspetta la perfezione.
Le impressioni di guida sono senza dubbio positive, come lecito aspettarsi. Innanzitutto si tratta di un volante estremamente silenzioso, nonostante le due ventole necessarie ad evitare i surriscaldamenti che avevano tediato alcuni modelli precedenti della casa tedesca. Grazie al doppio motore riesce a trasmettere vibrazioni decisamente forti, al punto da non faticare a credere che dopo qualche mese di uso intenso e continuativo si possano ottenere risultati positivi per quel che riguarda il tono muscolare delle braccia, soprattutto se esagera coi cordoli o il guidare in controsterzo. Ciò che più impressiona è la costante e assoluta precisione, la rapidità della risposta, la linearità dello sterzo, sempre regolabile secondo le proprie preferenze, concludendo con i 900° di rotazione per un esperienza semplicemente fenomenale.
 
La pedaliera che ci è stata fornita è una nuovissima ClubSport Pedals V2, rivisitazione e correzione della precedente versione disponibile ormai da qualche anno. Anche in questo caso il prezzo è elevato chiedendo un esborso di ben 250€.
Come migliorare quindi l'ennesimo prodotto collaudato praticamente perfetto senza intaccarlo? Semplice: innanzitutto la frizione è stata completamente riprogettata. Ora sembra davvero la frizione di un'automobile con la sua risposta non lineare decrescente. Anche il pedale del freno è stato rivisto e ora presenta un sistema idraulico, come al solito regolabile, capace di offrire la giusta resistenza alla pressione. Immutato l'ottimo e affascinante telaietto di alluminio, verniciato per l'occasione di uno strepitoso nero anodizzato così da differenziarlo immediatamente dalla precedente versione. Da notare anche in questo caso come a degli efficaci piedini in gomma antiscivolo siano affiancati i fori per affrancarlo alla propria postazione.
L'unico difetto, o appunto, è la non disponibilità del precedente kit di tuning, che prevedeva molle più rigide per aumentare la resistenza dei pedali, mentre rimane immutata la possibilità di spostarli o cambiarli a piacimento così da venire incontro ai fanatici del punta tacco.
Infine arriverà presto per completare l'intero pacchetto un nuovo selettore delle marce, il ClubSport Shifter, recentemente annunciato sia in versione sequenziale che ad H, ma al momento ancora non disponibile. Confidiamo che si riveli anch'esso un prodotto di altissima qualità.
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NVIDIA FACEWORKS:

 A vederlo quasi non ci si crede, eppure il volto dell'avatar Lifelike Human Face Rendering che cambia espressione sembra davvero appartenere a un essere umano. E che dire dei riflessi della luce, delle ombre, dei pori e delle centinaia imperfezioni della pelle? Invece non è una ripresa video di un attore, ma l'ultimo risultato della tecnologia FaceWorks di Nvidia, che da oltre dieci anni (quasi dai tempi della GeForce 256) lavora con la University of Southern California Institute for Creative Technologies per creare volti, facce ed espressioni votate al massimo realismo possibile. Già a marzo, nel corso della GPU Technology Conference, Nvidia aveva mostrato in anteprima a che punto fosse arrivato lo sviluppo FaceWorks e oggi, grazie alla demo gratuita da poco pubblicata sul sito di Nvidia, possiamo toccare con mano il livello raggiunto da questa tecnologia.Incredibile è a dir poco,il volto di questo individuo mi ha lasciato a bocca aperta,osservate amici pare vero :-)
 La demo pesa circa 300 MB e con la mia Geforce GTX 480  ho ottenuto un frame-rate di soli circa 18 fps, giusto per capire la pesantezza del tutto; non a caso la stessa Nvidia consiglia almeno una GTX 670 per godersi in modo sufficientemente fluido questa presentazione. Già così comunque non si rinuncia ad alcun dettaglio e possiamo modificare in molti modi il volto che ci compare davanti. Zoom, rotazione della visuale a 360 gradi, sfondi più o meno a fuoco, grandezza delle pupille, colore degli occhi, direzione della luce e diversi altri parametri. L'impatto iniziale con il Lifelike Human Face Rendering è semplicemente strabiliante. I riflessi della luce sulla pelle, le diverse espressioni che coinvolgono tutti i muscoli della faccia, la reattività degli occhi, l'irregolarità della barba leggermente incolta. Come già detto all'inizio, l'impressione è quella di trovarsi di fronte al volto di un attore ripreso con una videocamera Full HD e invece il tutto è frutto di un'evoluta tecnica di motion capture facciale. Light Stage, questo il suo nome, permette di rilevare dati fino a un decimo di millimetro con particolari tecniche fotografiche, riuscendo addirittura a catturare i dettagli e i particolari più microscopici come i pori, i riflessi della sudorazione e l'effetto sulla pelle di qualsiasi fonte luminosa da qualsiasi direzione.
Se per noi videogiocatori il massimo del realismo facciale è rimasto ancora quello di L.A. Noire, con FaceWorks si aprono scenari a dir poco entusiasmanti. Nvidia infatti ha lavorato molto anche sull'espressività del volto umano e nella demo l'avatar passa dall'arrabbiato al sorpreso, dal divertito al dubbioso con una fluidità e una naturalezza mai viste prima. Gli unici elementi che ancora non convincono totalmente sono la previsione d'invecchiamento e soprattutto gli occhi, che in certe espressioni paiono un po' troppo "distaccati" dal resto del volto, ma si tratta davvero di una piccolezza che poco incide sulle esaltanti prestazioni di questa tecnologia. Resta però da vedere come e soprattutto quando FaceWorks potrà essere adottata all'interno di un videogioco. Contando che la stessa Nvidia consiglia una GTX Titan (scheda video da 900 euro) per godersi al meglio la demo, l'impressione è che passerà ancora molto tempo prima di vedere simili meraviglie su PC
Bisogna infatti considerare due elementi che frenano gli entusiasmi iniziali. Innanzitutto la demo mostra solo un volto e quindi nessun altro elemento del corpo umano come tronco, braccia e gambe con le loro rispettive animazioni. Secondo,l'avatar scelto da Nvidia è pelato; abbiamo già visto nell'ultimo Tomb Raider la pesantezza in termini hardware del TressFX Hair per la simulazione e la dinamica dei capelli. Immaginarsi quindi un volto simile con anche una folta chioma che risponde agli stimoli del vento, ai movimenti e alla gravità assume toni ben poco ottimistici, almeno sulla breve distanza. Magari chissà, con un triple SLI di GTX 690 e le migliaia di euro necessarie ad allestire un PC simile, si potrebbe immaginare di vedere in movimento anche un intero corpo umano con una simile qualità.

AMD RADEON HD 7990:

AMD inaugura la sua Radeon HD 7990, ultima e più potente evoluzione della famiglia 7000 introdotta alla fine del dicembre del 2011. Come noto i programmi dell'azienda canadese prevedono il debutto delle nuove schede video per il quarto trimestre e per non lasciare la fascia alta di mercato eccessivamente esposta alla rivale Nvidia, che di recente ha presentato la colossale GeForce GTX TITAN, è stato deciso di portare alla luce un progetto che sembrava destinato a rimanere sulla carta.AMD Radeon HD 7990 La prima scheda dotata di due GPU montate sul medesimo PCB è stata, nel febbraio del 2008, la Radeon 3870x2 (quella che ha segnato l'inizio del riscatto dopo il flop della serie 2000), e da allora il top di gamma di ogni nuova famiglia di casa AMD è stata dotata due di processori grafici: la 4870x2, la 5970 e la 6990. Southern Islands pareva dover restare orfana, almeno ufficialmente, di questa soluzione, nonostante alcuni partner di AMD si fossero già prodigati con delle soluzioni fatte in casa: infatti sia PowerColor, con l'astronomica Devil 13, che Asus, con l'avveniristica ROG Ares II, avevano ideato una loro interpretazione decisamente estrema della scheda con due Tahiti. La Radeon HD 7990 pertanto non rappresenta una novità in senso assoluto, anche se ora ci sarà un supporto ufficiale dei driver Catalyst per questo prodotto. 

Caratteristiche tecniche

Soffermeremo l'attenzione sul confronto con la soluzione in parallelo di due Radeon 7970 GHz Edition, per verificare eventuali differenze prestazionali. Le altre due partecipanti sono di casa NVIDIA: da un lato la diretta concorrente 690 GTX (a sua volta dotata di due GPU), dall'altro la scheda video a singolo chip più potente sul mercato, la recente GTX TITAN. Dalle due AMD è lecito attendersi comportamenti molto simili, GeForce ci attendiamo risultati mediamente peggiori, considerandone le caratteristiche tecniche.AMD Radeon HD 7990 Di seguito il sistema utilizzato per la prova: • Maiboard: MSI Z77A-GD65 • CPU: Intel Core-i7 3770k @ 4,2 GHz • 16 GB RAM Patriot Viper 1600 • PSU: Cooler Master Silent Pro Gold 1200W • Monitor: Acer HN274H • SSD: Crucial M4 256 Gbyte • OS Windows 7 Pro.

Tomb Raider - Tomb Raider è senz'altro uno dei titoli più apprezzati e venduti di questo inizio di 2013: il reboot della saga ha convinto critica e soprattutto pubblico. I possessori di PC possono inoltre godere di un motore grafico, il Crystal Engine, in grado di lasciare davvero a bocca aperta. Il titolo di Square Enix è anche uno dei primi a sfruttare il TressFX, una tecnologia proprietaria di AMD (anche se con gli ultimi driver anche NVIDIA ne ha esteso la compatibilità) che viene applicata ai capelli di Lara per aumentarne il realismo. I risultati sono mozzafiato, ma si pagano a caro prezzo, così come il Super Sampling Anti-Aliasing che, nella sua versione più spinta fa letteralmente crollare il frame rate: per tali motivi abbiamo preferito disabilitare la prima opzione ed utilizzare il più leggero FXAA, così come viene consigliato dall'impostazione predefinita Ultra. I dati raccolti vedono le schede di AMD primeggiare a pari merito, mentre le soluzioni di NVIDIA si attestano su un gradino più basso.

Hitman: Absolution - Il ritorno dell'agente 47 sui monitor dopo sei anni di latitanza è stato accompagnato da una versione riveduta e corretta dello storico engine Glacier, sviluppato da IO. I risultati parlano chiaro: non c'è praticamente differenza tra le due soluzioni proposte da AMD, mentre come da previsioni la GTX 690 paga dazio, risultando più lenta all'incirca del 14%. Pur mantenendosi si buoni livelli, la TITAN invece si vede decisamente penalizzata dall'essere l'unica scheda a singola GPU.

Far Cry 3 - Il terzo episodio della serie di Far Cry è stato uno dei titoli più amati e premiati nel corso del 2012. Il motore utilizzato è il Dunia Engine, aggiornato alle DirectX 11. Come evidenzia il grafico il titolo Ubisoft preferisce decisamente le schede di Santa Clara, con la GTX 690 che ribalta il risultato di Hitman segnando un +10% nei confronti a due 7970 in CrossFireX, che a sua volta è più rapida del 7% rispetto alla 7990. Molto staccata la TITAN.

AMD Radeon HD 7990 Battlefield 3 - Abbiamo deciso di inserire l'FPS di Electronic Arts fondamentalmente per questioni di popolarità, visto che le moderne schede video riescono a gestire senza patemi d'animo anche le risoluzioni più elevate. Come di consuetudine lo sparatutto di DICE predilige le schede video AMD, e anche in questo caso si registra una perfetta parità tra le due soluzioni presenti in questa comparativa. Poco dietro la dual GPU di NVIDIA, ma anche quella a singolo processore si comporta molto bene.

Crysis 3 - Il nuovo campione di incassi di Crytek è tornato a mettere alla frusta anche i PC più pompati, dopo un secondo episodio che era invece apparso sottotono dal punto di vista tecnico: un frame rate adeguato in FullHD, con i dettagli al massimo, è raggiungibile solamente con una configurazione a doppio processore grafico. In questo scenario (in cui abbiamo mantenuto l'SSAA a 1x) le due 7970 GHz Edition si comportano meglio della 7990: anche se le differenze in termini di FPS sono piccole, i grafici ci dicono che il tradizionale CrossFireX è più efficiente di 10 punti percentuali rispetto alla neonata di casa AMD, che fa segnare punteggi identici alla rivale GTX 690. Da segnalare l'ottima performance della TITAN, a testimonianza che il CryENGINE 3 deve ancora essere ottimizzato a dovere per le configurazioni in parallelo.

BioShock Infinite - Il recentissimo titolo di 2K Games è stato presentato solo pochi giorni fa, eppure si profila come uno dei candidati al premio per il miglior gioco dell'anno. Merito soprattutto della trama, visto che il motore utilizzato è l'onnipresente Unreal Engine 3, seppur abbellito per l'occasione con le DirectX 11. Anche BioShock riesce però a mettere in imbarazzo la costosa 7990 che, nonostante la potenza di fuoco, si ferma ad un pareggio con la 690 GTX e risulta più lenta di due 7970 di 10 punti percentuali. La TITAN riesce ancora una volta a contenere i danni, e raggiunge il muro dei 100 fps. AMD Radeon HD 7990

Temperature, consumi, rumorosità

Da diversi anni AMD ha stupito con un'ottima efficienza energetica, pertanto siamo rimasti negativamente sorpresi nel verificare i consumi della Radeon HD 7990. A riposo l'intero sistema ha fatto registrare un consumo medio di 138 watt, superiore persino a quello richiesto per alimentare due 7970 GHz Edition, mentre sotto stress le cose sono decisamente migliorate anche se i valori sono rimasti elevati in termini assoluti:AMD Radeon HD 7990 il PC con la 7990 ha richiesto 536 watt, ben 150 in meno dello stessa macchina in configurazione CrossFireX, ma una decina in più rispetto alla GTX 690. La scheda canadese si rivela poco brillante anche nelle temperature di esercizio in idle, visto che si attesta si 41 °C, circa 5 in più della 690 (e 10 in più della TITAN). In Full Load gli equilibri si ripristinano, dal momento in cui tutte le schede della nostra comparativa operano in un range prossimo agli 81 °C. La situazione si solleva parlando di rumorosità: il dissipatore di generose dimensioni e la presenza di tre ventole ha permesso ai tecnici di mantenere un bassa velocità di rotazione permettendo alla nuova Radeon di ottenere dei valori inferiori alla media.   Torna al Sommario


 RAZER ORBWEAVER:



 Orbweaver prende il posto di Razer Nostromo, keypad simile da cui eredita il concept pur migliorandone diversi aspetti cruciali. Tra cui il nome, che non è più quello di una marca di tonno in scatola.Razer Orbweaver Una qualsiasi foto presente all'interno di questo articolo rende superflue molte spiegazioni, ma è bene comunque partire dalle basi: l'idea è quella di ritagliare una sezione della tastiera, impacchettando venti tasti meccanici su un supporto ergonomico. All'altezza del pollice, inoltre, monta due pulsanti che sostituiscono la barra spaziatrice e un d-pad (anche se assomiglia ad uno stick analogico) a otto direzioni. Lo scopo sarebbe di rendere più pratico e personalizzabile quello che già si fa regolarmente con la propria periferica da cento e passa tasti. La differenza qui la fanno i particolari. I pulsanti, ad esempio, hanno una risposta estremamente rapida ed è sufficiente una pressione leggerissima per farli scattare verso il basso. Se paragonati a quelli di una tastiera Black Widow, sempre per restare in case Razer, il feeling è nel complesso superiore senza che la qualità costruttiva venga sacrificata, anche se si tratta di dettagli che non si può certo affermare stravolgano l'esperienza di gioco. Più peculiare la presenza di un poggia polso composto da due supporti separati e regolabili, così da adattarsi a mani di dimensioni differenti. Ci vogliono alcune ore per trovare la giusta posizione e per abituarsi all'angolo a cui si arriva al keypad, ma superato il senso di smarrimento iniziale si incominciano a registrare i benefici del Razer Orbweaver. Vale un discorso simile per il d-pad, che aggiunge una soluzione a cui l'utente PC di solito non è abituato e che deve quindi capire come sfruttare al meglio. Avere la bellezza di otto comandi a portata di pollice, a cui si aggiungono i due posti sopra e sotto, si rivela una soluzione davvero pratica e customizzabile al massimo.Razer Orbweaver In tal senso, seppur non necessaria, dobbiamo consigliare l'installazione del software Synapse 2.0 e quindi la creazione di profili diversi. L'ideale è farne di specifici per i titoli più giocati, diciamo l'MMO di turno, e poi di generici per tipologie di giochi differenti. Sommando tutto ci sono una trentina di tasti regolabili per gli input tradizionali e le macro, abbastanza da soddisfare qualsiasi esigenza. Peccato che la retro illuminazione non preveda altri colori oltre al verde, sarebbe stato interessante poter illuminare il tastierino a piacere. Proprio il grado di personalizzazione offerto da Razer Orbweaver suggerisce forse di consigliarlo a chi si cimenta in esperienze che richiedono schemi di controllo complessi.Razer Orbweaver Come gli strategici o i già citati titoli di massa online, perché il classico arena shooter difficilmente richiederà un set up così articolato ed esoso. In alternativa, l'ideale è trovarsi un prodotto come Arma III. Uno di quelli strapieni di comandi e gameplay diversi, a cui dedicare parecchio tempo per ricercare uno schema che ci soddisfi e possa davvero garantire un margine di vantaggio, se così si può dire, su chi invece deve accontentarsi di una soluzione standard. Certo che 129.90 euro sono tanti anche se si mette in conto una costruzione in plastica, gomma e metallo davvero notevole. Il peso di quasi 400 grammi e la generosa dotazione di piedini antiscivolo lo inchiodano al tavolo, rendendolo perfetto per lunghe e impegnative sessioni



senza alzarsi dalla scrivania.Razer Orbweaver Tra l'altro la disposizione dei tasti sul circuito prestampato previene l'effetto ghosting e quindi la perdita di input, un dettaglio che i puristi apprezzano e non tutte le tastiere meccaniche di norma offrono. Un prodotto fatto bene insomma, che nonostante tutto fatica a trovare una sua collocazione precisa. Non si può dire sia necessario o anche solamente utile in senso assoluto, ma piacerà agli amanti del superfluo e della personalizzazione estrema dell'esperienza di gioco. Chi, appena visto, avesse pensato "a cosa serve questo inutile aggeggio?" probabilmente può passare oltre senza alcun indugio. E viceversa. È giusto anche segnalare che sul mercato esisterebbe un'alternativa, il Logitech G13 Advanced, che costa meno ed ha una serie di caratteristiche differenti, ma che non abbiamo avuto modo di testare.
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SSD SANDISK EXTREME 480 GB:
Storage e Pc sono ormai diventati sinonimi. Sempre più spesso occorre utilizzare dispositivi esterni per la conservazione di dati, trasferire file e persino gestire sistemi operativi diversi. Ovviamente tutte queste necessità si scontrano con i limiti tecnici dei device: per questo SanDisk ha presentato Extreme, una SSD che punta a risolvere ogni tipo di inconveniente...
SSD SanDisk Extreme, che ha una capacità di ben 480 gigabyte, si presenta in maniera normale con le classiche dimensioni standard da 2,5 pollici. E' possibile utilizzarla quindi nella maggior parte dei Pc e Notebook. Il tutto in un device realizzato in alluminio, particolarmente robusto e sicuro anche in situazioni particolarmente delicate, come viaggi e trasporti costanti.
Sul versante velocità siamo su livelli molto buoni: la tecnologia SATA 3 permette il trasferimento dati a circa 6 Gigabyte al secondo. E grazie all'alimentazione del SandForce SF-2281, corroborato dal DuraClass, risulta resistente ai guasti per parecchio tempo (la garanzia dell'azienda è di tre anni: non eccezionale come i cinque offerti da alcune aziende concorrenti, ma comunque più che buona).
Il tempo di avvio della scheda è notevole: solo undici secondi, un risultato apprezzabile e decisamente più basso della media. Buona anche la velocità di scrittura se utilizzata come unità secondaria (alcuni test segnalano 230 megabyte al secondo) ma un po' sottotono rispetto ad altre schede della stessa fascia, che superano tranquillamente i 250 megabyte al secondo.
Il costo ovviamente relega questa scheda a utenti che hanno necessità costanti di operare con dispositivi esterni: parliamo di circa 340 euro, non pochi se il confronto avviene con i normali dispositivi di storage. Ma se l'esigenza è quella di utilizzare molta memoria, rapidamente e in poco spazio, allora la scheda si rivela un acquisto decisamente buono. Torna al Sommario


 NINTENDO WII MINI:

La pratica del redesign delle console non è certamente cosa rara; spesso e volentieri infatti i produttori di hardware rimodellano i propri prodotti magari per correggere problemi di vario tipo per aggiornare alcune caratteristiche di particolare importanza o piuttosto più semplicemente per mettere in pratica ottimizzazioni dei processi produttivi in maniera tale da ridurre i consumi elettrici e soprattutto i costi di realizzazione e limare di conseguenza il prezzo di vendita.Wii Mini
In realtà Nintendo, perlomeno con le ultime generazioni di console, non ha approfittato granchè di questa opzione; Nintendo 64 è rimasto infatti pressoché intatto esteticamente limitandosi a offrire varianti di colore dello chassis, e analoga sorte è stata riservata al Gamecube. Se anche durante il ciclo vitale di Wii sono state proposte versioni con differenti tinte spesso associate a bundle speciali, questo non ha impedito però alla casa di Kyoto di realizzare quello che di fatto è quindi il primo redesign di una sua home console dai tempi del Super NES SNS-101. Purtroppo però, il risultato è talmente deludente che probabilmente sarebbe stato meglio farne a meno.Wii Mini ha fatto il suo debutto inizialmente solo sul mercato canadese nel dicembre 2012; malgrado le iniziali dichiarazioni da parte di Nintendo sostenessero l'assenza di piani per estendere la commercializzazione ad altri Paesi, è chiaro come quello fosse un test per verificare la risposta del pubblico e decidere quindi il da farsi. I 35700 pezzi venduti nei primi due mesi hanno quindi evidentemente soddisfatto i vertici della grande N, e a metà marzo 2013 la console ha raggiunto anche l'Europa con un prezzo di vendita fissato attorno ai 100 €: una cifra non molto distante dai bundle più popolari di Wii "normale" più un gioco, e che diventa vicinissima in caso di offerte o promozioni particolari. Ma cosa offre questo Wii Mini per solleticare il pubblico? Partiamo dall'estetica, e più precisamente da quel suffisso "mini" che dovrebbe in teoria suggerire una particolare riduzione delle dimensioni rispetto al suo non certamente ingombrante predecessore; in realtà invece Wii Mini non è che leggermente più piccolo, poca roba in lunghezza, mentre larghezza e altezza sono grossomodo identiche.Wii Mini La forma rimane quella a parallelepipedo, anche se i lati non hanno una superficie piatta bensì leggermente a cuneo, rendendo di fatto impossibile il posizionamento in verticale; a livello cromatico invece, la console si presenta con un abito interamente rosso fatta eccezione per l'ampio sportello del disco, nero, che va ad occupare praticamente l'intero lato superiore. Parliamo di sportello perchè la premessa di riduzione dei costi ha suggerito infatti l'adozione di un sistema di caricamento dei dischi di questo tipo, come la prima Playstation per capirci, al contrario dello slot loading della versione originale. Completano la descrizione estetica il tasto per il sync dei controller, solitario su un lato lungo, e tutte le porte di connessione, di alimentazione e la singola USB disposte invece tradizionalmente sul retro. Nella confezione sono presenti, oltre ovviamente a cavi e sensor bar, anche un WiiMote e relativo Nunchuck di abbinata colorazione rossa; nessun gioco in bundle, invece. Complice anche il peso leggero e l'utilizzo di plastiche opache, l'aspetto e il feeling complessivo di Wii Mini appare quindi giocattoloso, un po' grezzo e decisamente meno elegante ed aggraziato rispetto al Wii classico; non si può dire che si tratti di una console brutta, sarebbe un'esagerazione, ma di sicuro nemmeno in grado di suscitare ammirazione per il lavoro dei designer. Si sarebbe potuto fare di più, poco ma sicuro; i problemi più gravi del nuovo hardware Nintendo non sono però certamente legati al piacere dell'occhio, quanto a ciò che i progettisti hanno scelto di sacrificare lato hardware.Wii Mini sembra infatti essere stato creato sforbiciando grossolanamente le caratteristiche presenti nella versione originale, inseguendo una logica di riduzione dei costi spesso quasi schizofrenica. Non sappiamo quanto possa davvero incidere nel prezzo finale per esempio l' uscita component, sta di fatto che questa è state eliminata lasciando a Wii Mini soltanto l'opzione dell'anacronistico e preistorico composito, retaggio di un'era che pensavamo morta e sepolta; se Wii è sempre stato accusato di offrire una risoluzione non HD che si fermava ai 480p, in questo caso quindi è stato fatto un ulteriore passo indietro obbligando a scegliere tra 480i a 60Hz o 576i a 50Hz e stop. Il risultato è, inutile dirlo, imbarazzante su un qualsiasi tv LCD o Plasma; magari il nonno ha ancora a casa un vecchio CRT più adatto a questo tipo di collegamento video, ma dubitiamo che sia questo il vero target del nuovo hardware Nintendo, così come fatichiamo a immaginare che nel 2013 qualcuno (bambini e "ignoranti tecnologici" compresi) riesca ad accettare una resa visiva di questo tipo. Dell'unica porta USB abbiamo già detto, ma è stata eliminata del tutto anche la retrocompatibilità Gamecube (che peraltro era stata già accantonata nella Family Edition di Wii) oltre che lo slot per SD Card, fattore quest'ultimo che limita la memoria disponibile ai 2171 blocchi interni e di fatto impedisce di trasferire salvataggi e contenuti da un altro Wii al Mini.Wii Mini Ma il colpo di grazia finale va ricercato nella totale assenza di qualsivoglia possibilità di collegamento a internet, che sia via wi-fi, cavo ethernet, o incredibilmente anche tramite l'adattatore USB; semplicemente, Wii Mini non può collegarsi alla rete in alcuna maniera, e proprio per questo motivo manca la relativa sezione di configurazione all'interno del menu di sistema. Se di browser e bizzarri canali se ne può fare tranquillamente a meno, tagliare di netto in tal modo l'intero catalogo Virtual Console e WiiWare appare del tutto assurdo, con il risultato di ridurre drasticamente l'offerta ludica di una console che ha saputo vendere 100 milioni di esemplari anche grazie a tali elementi. Fa amaramente sorridere quindi osservare che la struttura del menu principale (alla versione 4.3E) sia rimasta intatta, con l'organizzazione a caselle destinate a rimanere fatalmente vuote. Ed è chiaro che anche i giochi retail con funzioni online di riflesso non possono essere utilizzati nella loro interezza; per carità, Wii non è stata certamente una console destinata ad essere ricordata per la sua offerta multiplayer online, eppure è naturale pensare che titoli come Monster Hunter Tri, Mario Kart Wii, i titoli sportivi e molti altri ne escano infine castrati.
In conclusione, è francamente difficile trovare il senso anche solo commerciale di Wii Mini; se la volontà era quella di creare una versione economica della console, il prezzo a cui viene venduta non è certamente così inferiore alla variante classica da renderla attraente anche in ottica di un utilizzo molto superficiale. Con una manciata di euro in più, o addirittura in meno rivolgendosi al vastissimo mercato dell'usato, ci si può portare a casa un normale Wii che è oggettivamente una console più gradevole alla vista, offre una qualità dell'immagine migliore, e garantisce l'accesso ad un solido e particolarmente esteso catalogo online di titoli di straordinario valore, da affiancare a quello enorme su disco. A meno di una drastica futura riduzione del prezzo di vendita quindi, Wii Mini non può essere considerato altro che un buco nell'acqua di cui speriamo di dimenticarci in fretta.
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THRUSTMASTER Y-250C & RAZOR KRAKEN PRO:

Scegliere una cuffia da gioco è operazione non semplice: il mercato è inondato di prodotti comparabili, senza fasce di prezzo ben definite che possano quantomeno aiutare a trovare una precisa categoria in cui inserire questa o quell'offerta. Ciò rende normalmente complesso esprimere un consiglio su un singolo prodotto, figurarsi su due differenti posti uno accanto all'altro. Di recente, però, Razer ci ha mandato da testare una Kraken Pro mentre Thrustmaster ha spedito una Y-250C: modelli vicini per prezzo e "prestazioni", che abbiamo pensato di unire all'interno di un solo articolo nel quale inquadrare punti di forza e debolezza di ciascuno. 

Comfort e prestazioni

Razer Kraken Pro, come larga parte dei prodotti della società americana, punta innanzitutto su un look aggressivo, segnato dai due grandi padiglioni circolari e dalla colorazione verde fluo.Razer Kraken Pro e Thrustmaster Y-250C Il punto di forza della cuffia sembra essere, anche stando al materiale promozionale, la comodità d'utilizzo e in effetti le generose imbottiture permettono di usarle per parecchie ore filate senza sentire la necessità di aggiustarne il posizionamento o addirittura toglierle dalla testa. Tra l'altro il peso, di 290 grammi, le rende leggere da indossare. Insomma la scelta sembra ideale per gli amanti di titoli che impegnano per lunghe sessioni, come gli e-sport o i giochi di massa online. Le imbottiture avvolgono completamente le orecchie ma nonostante questo, rispetto ad altri prodotti simili, dobbiamo dire che l'isolamento sonoro non è sempre dei migliori: musica ed effetti sono piuttosto limpidi anche ad alti volumi e non è eccessiva la dispersione del suono, però i rumori di sottofondo quando più intensi non tardano a farsi notare. Il microfono è retrattile e, una volta estratto, può essere aggiustato in modo da posizionarlo come si preferisce. Non ci sono controller per aggiustare il volume e la voce; le regolazioni possono essere fatte via software ma resta una soluzione meno comoda che avere dei controlli fisici a disposizione. La Kraken Pro si rivela insomma una cuffia votata al minimalismo, compatta e leggera che convince qualora si sia in cerca di un prodotto adatto sia all'utilizzo casalingo che a quello in movimento. L'audio non è certo il migliore sulla piazza e bisogna "accontentarsi" del 2.1, però chi desidera una soluzione comoda ed esteticamente distintiva potrebbe fermarsi qui. Razer Kraken Pro e Thrustmaster Y-250C Sotto diversi aspetti la Thrustmaster Y-250C asseconda lo stesso tipo d'utenza della sua concorrente: ancora una volta ci troviamo davanti ad un headset che non necessità di alimentazione esterna, non deve essere collegato via USB e può benissimo essere sfruttato con un lettore MP3 o un tablet per ascoltare musica o vedere film.Razer Kraken Pro e Thrustmaster Y-250C Insomma è versatile e per una cifra inferiore, circa 60 euro rispetto ai 75 della Kraken Pro, sembra rivolgersi all'appassionato senza troppi fronzoli. Dove il prodotto Thrustmaster si distingue è in alcuni dettagli funzionali: il peso, innanzitutto, è superiore e sale fino a 363 grammi. Nulla di drammatico ma si fa ugualmente sentire. Le imbottiture fanno un buon lavoro anche qui, senza infastidire l'orecchio e isolando leggermente meglio dall'esterno. Il microfono può essere attaccato e rimosso a piacimento ma non è retrattile, quindi si perde la comodità di averlo sempre a disposizione nascosto nella coppa. In compenso sono presenti i controlli fisici per il volume dell'audio e il mute del microfono, una comodità non da poco mentre si sta giocando o quando si ascolta la musica in movimento. Anche la Y-250c propone un audio stereo 2.1, lasciando però qualcosa per strada in termini di estetica e di qualità costruttiva, che è un po' meno curata. Messe alla prova con una discreta selezione di giochi differenti e con software che beneficiano dell'uso di cuffie e microfono, come Skype e TeamSpeak, le due hanno rivelato comportamenti simili: hanno una valida riproduzione del suono e privilegiano i bassi. Qualche imperfezione si fa notare alzando parecchio il volume, ma non ci sono particolari difetti che possano infastidire chi non pretende particolari picchi qualitativi. Il modello Thrustmaster ci è sembrato essere lievemente migliore nel complesso, ma tutto sommato le feature audio si equivalgono.
Come detto in apertura, Razer Kraken Pro e Thrustmaster Y-250C sono una goccia nel mare delle alternative proposte ad un utente in cerca di un paio di cuffie per giocare. Comparando le specifiche di una e dell'altra, le differenze sono contenute e in effetti l'esperienza audio non differisce di molto. Le prime sono comode, più leggere e dotate di un'estetica ma anche una qualità costruttiva che permette loro di fare bella figura rispetto a modelli un po' più costosi. Utile, soprattutto se ci si sposta parecchio ma non ci si vuole portare muovere con troppi pezzi separati, il microfono retrattile. Le seconde puntano meno sullo stile ma d'altra parte hanno anche un prezzo inferiore che potrebbe fare la differenza. I comandi per audio e mic, infine, sono un plus non indifferente. In ogni caso si tratta di due offerte interessanti e valide per giocare ma non solo, senza un vincitore assoluto ma con differenti punti di forza e debolezza.
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NVIDIA GEFORCE GTX TITAN:

Quando uscì la GeForce GTX680, equipaggiata con il chip GK104, molti addetti ai lavori sospettavano che il vero pezzo da novanta sarebbe stato il GK110, effettivamente presentato un paio di mesi più tardi come cuore pulsante della nuova famiglia di schede professionali Tesla. A circa un anno di distanza l'azienda di Santa Clara ha deciso di fornire questa GPU alla nuova punta di diamante destinata all'ambito gaming. Non è facile classificare precisamente la GeForce GTX Titan:Nvidia GeForce GTX Titan non si tratta dell'esponente di una nuova famiglia di schede (non è la GTX780), ma di un modello "sui generis" (gli anglofoni lo definirebbero halo product) con cui Nvidia ha deciso di dare l'ennesima dimostrazione di forza, spinta probabilmente dal fatto che la Radeon HD 7970 GHz Edition di AMD siede da troppi mesi sul trono delle schede a singola GPU. In effetti la nuova fatica degli ingegneri californiani potrebbe essere la risposta a tutti coloro che si chiedevano come si sarebbe comportata una costosissima scheda da workstation grafica in ambito videoludico: le caratteristiche tecniche sono infatti simili, se non addirittura superiori, a quelle della potente Tesla K20X. Rimane invariato il quantitativo di CUDA Cores (2688, a confronto dei 1536 della GTX680), RAM DDR5 (sempre 6 Gbyte, questa volta però non-ECC)e l'interfaccia di memoria a 384bit; sono state invece aumentate le frequenze di GPU (873 Mhz, +100 rispetto a Tesla K20X) e memoria (da 5,2 a 6 GHz). 

Vista da vicino

Il layout di Titan è quello standard utilizzato per le altre schede NVIDIA di fascia alta, dalle quali si differenzia principalmente per l'utilizzo di una cover in alluminio e magnesio al posto dell'economica plastica e per la presenza di una finestra in plexiglass che permette di osservare le alette del radiatore:Nvidia GeForce GTX Titan
soluzioni che avevamo già visto sulla GTX690. La connettività è garantita dalla presenza di due uscite DVI (di cui una del tipo Dual Link), di una HDMI e di una DisplayPort. Sul lato si notano i due ingressi per l'alimentazione a 8 e 6 pin, e due connettori SLI grazie ai quali è possibile collegare in parallelo altre tre schede gemelle. Rimosso il dissipatore, sviluppato con la tecnologia vapor chamber, si scopre il mastodontico die del GK110 che, con i suoi 551mm2 riesce a contenere la bellezza di 7,1 miliardi di transistor, tanto per intendersi quasi il triplo rispetto alla CPU Intel Xeon E5-2600! Il processore è letteralmente circondato da 24 moduli (12 per lato) di GDDR5 prodotta da Samsung. Il processo produttivo utilizzato è rimasto fermo a 28nm mentre il TDP è di 250Watt. Dal punto di vista dell'ingombro Titan, con i suoi 27 cm di lunghezza, si colloca esattamente a metà tra la GTX680 (25,5cm) e la GTX690 (28cm). 

GPU Boost 2.0 & Overvolt

GPU Boost è una tecnologia che NVIDIA ha introdotto con la serie 600: si tratta di un sistema del tutto simile a quello del Turbo Boost sviluppato da Intel per i processori Core che permette di aumentare automaticamente la frequenza del clock del processore in base a temperatura e alimentazione. Nella sua prima incarnazione il parametro maggiormente preso in considerazione era quello del consumo energetico, mentre nella versione che debutta con Titan la variabile principale diviene proprio la temperatura. Difatti, come scritto poco sopra, il TDP della GeForce Titan è di 250W, ma l'approvvigionamento che richiede è ben superiore: lo slot PCIe garantisce 75W, altrettanti sono forniti dall'ingresso a 6 PIN e 150 da quello a 8, per un totale (teorico) di 300W. Non essendoci problemi nel recuperare l'energia necessaria all'overclock, è indispensabile che la temperatura di esercizio della GPU rimanga sotto controllo:Nvidia GeForce GTX Titan NVIDIA ha ritenuto che 80 °C fossero la soglia critica per evitare un'eccessiva rumorosità derivante dall'aumento di rotazione della ventola. Questa nuova filosofia ha permesso, in base a dei calcoli ottenuti dall'azienda (che non siamo stati in grado di verificare), un'efficienza doppia rispetto al GPU Boost di prima generazione, considerato troppo conservativo.
Nvidia GeForce GTX TitanNVIDIA ha deciso di lasciare ai propri partner un'ulteriore opzione, quella di abilitare l'overvolt della GPU. Il processo è di per sé rischioso (tanto da richiedere un'apposita accettazione dei termini di utilizzo quando attivato nel pannello di controllo dei driver), in quanto, aumentando la tensione, fa lavorare fuori parametro i componenti della scheda. La società di Santa Clara, nel realizzare le specifiche tecniche di un proprio prodotto, tiene in considerazione un periodo di 5 anni di vita: è chiaro che un utilizzo smodato di tale tecnica potrebbe ridurre la longevità della scheda, ma come detto sarà compito dei singoli produttori (come ASUS, EVGA, MSI), dotare le proprie versioni di Titan con quegli accorgimenti che garantiscano di poter operare in sicurezza.  
 Questa è la seconda "novità" introdotta da Titan: lo scriviamo tra virgolette perché l'overclock del monitor è una pratica che è già permessa da qualche tempo tramite impostazione manuale nei ForceWare.Nvidia GeForce GTX Titan Come sappiamo per evitare il fastidioso effetto tearing, in base al quale parti dello schermo "slittano", è consigliabile attivare il V-Sync, ossia bloccare il sincronismo verticale. Questo purtroppo limita anche le capacità della scheda: attivando il V-Sync su un monitor a 60 Hz, il frame rate raggiungerà al massimo i 60 fotogrammi al secondo, anche nel caso in cui la GPU sia in grado di generarne un numero maggiore. Con il Display Overclock NVIDIA permette di incrementare il valore di refresh del monitor per evitare di perdere le performance della scheda video, anche se non riesce ad eseguire in modo automatico questa funzionalità, che è ovviamente limitata alle scende in 2D: attivando la visualizzazione stereoscopica si otterrebbero troppi artefatti rendendola di fatto inutile.
 GeForce GTX Titan rappresenta una scelta estrema: con un prezzo di lancio prossimo ai 1000€ supera di gran lunga anche la GTX690 che, essendo dotata di doppia GPU, risulta vincitrice in tutti i benchmark presi in considerazione. Un prodotto del genere è pertanto indirizzato ad una clientela estremamente facoltosa che non può o non vuole dedicare grandi spazi al PC: le dimensioni relativamente contenute la rendono perfetta anche per assemblatori come Alienware, che possono fornire una scheda potentissima e un'adeguata assistenza tecnica senza dover scendere ai compromessi a volte delicati di una configurazione in parallelo. Altra nicchia a cui punta la società verde è quella degli ultra-enthusiast che non perderanno di certo l'occasione per realizzare un costosissimo sistema in SLI o addirittura in TRI-SLI. Si tratta comunque di una quota estremamente esigua di clientela. A mio modo di vedere,con Titan NVIDIA ha voluto soprattutto dimostrare di possedere a listino la più veloce scheda a singola GPU, seguendo tuttavia le orme della temuta rivale AMD, la cui road map non prevede il debutto della nuova tecnologia prima dell'inverno di quest'anno.
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ALIENWARE M17 X R4:

 Meno di un anno or sono Alienware ci diede l'opportunità di mettere mano al suo portatile da gioco da 17", un bestione pesantissimo, dal design aggressivo e dotato di una serie di soluzioni che mettevano in secondo piano il concetto di mobilità in favore di prestazioni impressionanti.Alienware M17x R4 A dieci mesi di distanza il produttore americano controllato da Dell ha rivisto ulteriormente il suo hardware, lasciando estetica e molta sostanza immutate ma aggiornando processori e soluzioni grafiche alle ultime uscite di Nvidia e Intel. Con lo sviluppo dei giochi in una fase di stallo, impossibilitato a fare salti tecnologici in avanti dalla corrente generazione di console, la logica direbbe di puntare su soluzioni più leggere ed economiche, evitando eccessi prestazionali inutili, ma per la fetta di irriducibili della corsa all'ultimo benchmark prodotti come GTX 680M e Radeon HD 7970M restano aggiunte di grande valore capaci di performance, vedremo, davvero impressionanti
 Estrarre dalla scatola l'Alienware M17x R4 non è impresa semplice: se non bastassero le dimensioni generosissime (41x31x4.5 cm) il peso di 4.4 chilogrammi rende il portatile un gigante che non molti zaini potranno accomodare con facilità. Un vero e proprio desktop replacement ideale per portarsi il proprio lavoro e tantissima potenza di calcolo da una scrivania all'altra ma del tutto inadeguato se si cerca un prodotto adatto ad essere utilizzato in movimento. Rispetto all'edizione 2011 le differenze estetiche sono pochissime: fatta eccezione per alcuni elementi disposti diversamente sul fondo, il design futuristico e "tamarro" che da sempre contraddistingue Alienware non è andato da nessuna parte, riempiendo il case di luci personalizzabili e utilizzando per scocca, tastiera e coperchio un misto di plastica dura e gomma.Alienware M17x R4 La scelta non è comunque sinonimo di minor qualità costruttiva rispetto a materiali più nobili, perché di fatto la sensazione di solidità è notevole e non si percepiscono flessioni nel case. In compenso, rispetto ad esempio alle scocche unibody in alluminio di Apple, qui la dispersione del calore è migliore e di fatto il portatile scalda pochissimo sotto la tastiera, dissipandolo sul retro in maniera eccellente. Ogni tanto, dopo lunghe sessioni di gioco, le ventole si fanno sentire ma tutto sommato si tratta di una problematica minore. Gli altoparlanti, disposti frontalmente, producono un suono di discreta qualità se confrontato con la media delle soluzione montate su altri notebook da gioco. Oltre a drive ottico, microfono, cuffie e porta SD, l'insieme di entrate montante su questa quarta revisione non differisce da quello della precedente: alle USB 3.0 e 2.0 si sommano ethernet, HDMI IN e OUT, VGA e Display Port, così da potersi connettere a praticamente qualsiasi dispositivo video esterno. Ce ne sarà bisogno? Lo schermo è come detto molto generoso in termini di dimensioni con i suoi 17 pollici e dispone di ottima reattività oltre che di colori vividi e neri convincenti.Alienware M17x R4 Purtroppo ci sono anche due problemi: i riflessi si fanno notare parecchio, rendendo il posizionamento vicino ad una finestra, ad esempio, a tratti problematico; e poi l'angolo di osservazione ideale non è larghissimo. In ogni caso, come per praticamente qualsiasi altro aspetto di questo prodotto, lo schermo è stato realizzato con in testa il gaming e quando ci si siede davanti all'Alienware M17x R4 per giocare il pannello non si può certo dire che deluda. Se il touchpad è nella media ma non sarà un problema per nessuno, dato che gli si vorrà affiancare un mouse, la tastiera completa di tasteranno numerico ha i tasti di grandi dimensioni e disegnati in modo da rendere difficile confondersi o perdere il giusto grip. La batteria, che si consuma velocemente giocando rendendo di fatto obbligatorio restare connessi all'alimentazione per non avere problemi, si comporta discretamente nell'uso quotidiano: siamo riusciti a navigare, guardare video e scrivere per poco meno di quattro ore prima di doverci arrendere alla presa della corrente.
Se fuori non ha subito aggiustamenti, dentro le novità sono parecchie. Sul sito ufficiale si possono configurare differenti opzioni ma la base è sempre la scheda madre custom di Alienware con montato un chip audio Creative, hard disk misti meccanici e allo stato solido e otto o più giga di memoria, a cui si aggiungono un processore Intel Ivy Bridge - 3610QM, 3720QM o 3820QM - e la scheda video di Nvidia o AMD.Alienware M17x R4 Le due configurazioni montavano Intel 3610QM con Radeon HD 7970M 2GB, la prima, e Intel 3720QM con GTX 680M 2GB, la seconda. I prezzi, rispettivamente di circa 1'900 e 2'500 euro, pongono le soluzioni ai vertici non solo prestazioni ma anche di spesa, rendendole di fatto uno sfizio per chi se lo può permettere più che una reale necessità per giocare. Il confronto tra i due modelli - o meglio tra le due schede video, che restano il nodo importante da sciogliere - sarebbe squilibrato in partenza dal differente processore, ma c'è da fare una precisazione importante: in termini di performance 3D la differenza tra il 3610QM e il 3720QM è di pochissimi punti percentuali, nonostante il prezzo li separi in modo netto a causa di alcune funzioni extra, facendo preferire il primo e rendendoli sostanzialmente paragonabili quando si osservano i benchmark videoludici. Va comunque tenuto in mente che c'è un piccolo margine di partenza a favore del modello dotato di GTX 680M. I giochi che abbiamo provato li abbiamo sempre fatti girare al massimo delle opzioni grafiche, disattivando però le eventuali opzioni PhysX perché, come noto e ovvio, il supporto nativo di Nvidia alla sua tecnologia permette risultati superiori in questo senso. Con Max Payne 3, shooter in terza persona rilasciato quest'anno da Rockstar dopo uno sviluppo lungo e travagliato, la GTX 680M ha staccato circa 50 immagini al secondo mentre la concorrente si è fermata a 42, con una ventina di punti percentuali di differenza tra le due. Distacco ridotto nel caso di Batman: Arkham City, con il relativamente leggero action di Rocksteady che spinge l'Unreal Angine 3 ai suoi limiti (o quasi) per mettere in scena un grande sandbox pieno di criminali, missioni e tanta varietà visiva: 63 e 56 frame per second di media rispettivamente per una e l'altra.Alienware M17x R4 La situazione si è invece invertita con altri due titoli estremamente giocati: Battlefield e TES V: Skyrim, lo sparatutto in prima persona più avanzato attualmente in circolazione - forse il titolo visivamente più impressionante sul mercato - e il gioco di ruolo di Bethesda, dotato di enorme varierà. Nel primo, attivando anche il MSAA 4x, la Radeon HD 7970 raggiungeva 39 FPS contro i 35 della concorrente. Nel secondo i risultati sono stati di 64 e 58 FPS, con le impostazioni a Ultra. Le due schede permettono insomma di giocare come con un desktop di fascia alta, lasciando per strada la normale concezione dei notebook da gioco come soluzioni inesorabilmente costrette a scendere a compromessi. Certo tutto questo viene a caro prezzo e se la soluzione Nvidia si configura come al solito quella più ricca di feature, con PhysX e 3D Vision su tutti, AMD ha un rapporto qualità-prezzo vantaggioso.
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ASUS G75VW:    

Con i soliti quattro chilogrammi e mezzo di peso quello che Asus non è certamente riuscita a fare è porre un freno all'esorbitante massa del suo notebook. Comprare un Asus G75VW vuol dire piazzare sulla scrivania un portatile che misura 415x320x52mm, con un design asimmetrico ispirato ai caccia stealth in forza all'esercito statunitense e, diciamocelo, un oggetto discretamente tamarro. E' così, prendere o lasciare. La forma è molto simile a quella del passato e lo stesso vale per la qualità costruttiva:Asus G75VW
gomma fuori e plastica dentro la fanno da padroni assoluti anche se per la prima volta la zona occupata dalla tastiera a isola, completa di tastierino, è in alluminio e garantisce un bonus di solidità dove si agisce con maggior frequenza e forza. Un dispositivo solido nel complesso, che lascia adito a qualche perplessità solo quando chiuso, vicino alla cerniere che collegano il pannello alla scocca: qui il coperchio tende a flettersi, senza comunque lasciar intendere alcun tipo di rottura. Il display LCD da 17.3" è davvero buono: la risoluzione di 1920x1080 rappresenta oramai lo standard per giocare al meglio e già in altre occasioni avevamo avuto modo di notare come i pannelli montati da Asus avessero colori, neri e angoli di visione che non temono confronti. Almeno guardando tra i concorrenti di sempre. Questa volta, in più, c'è anche il supporto al 3D stereoscopico di Nvidia grazie al sensore integrato direttamente nella cornice. Attivato il 3D Vision i colori brillanti e i margini di regolazione rendono l'esperienza stereoscopica più che dignitosa, anche se per i cultori dell'immagine perfetta senza sbavature i compromessi resteranno ancora una volta troppi. Tra l'altro la scelta di un monitor opaco si rivela vincente anche nelle situazioni di luce più complesse, come quando ci si trova all'aperto, ed è quindi un peccato che la batteria non supporti quasi per nulla questo tipo d'esperienza.Asus G75VW Di fatto, con meno di due ore di autonomia anche in normali condizioni d'utilizzo, senza neppure mettersi a giocare, l'Asus G75VW è un notebook da tenere costantemente vicino alla presa della corrente. Quello che conta, potreste pensare, sono i cavalli. E in effetti di sostanza sotto il cofano ce n'è parecchia. Il processore Intel Core i7 3720QM a 2.6GHz è un quad core alla resa dei conti addirittura sovradimensionato per le necessità dei titoli odierni, mentre la scheda video Nvidia GTX 670M 3GB si ferma appena un gradino sotto la massima espressione di Kepler in ambito portatile, uscendo comunque a testa alta da tutti i test effettuati. Sedici sono i gigabyte di memoria a 1600MHz. Due invece i dischi: uno SSD da 256GB e uno meccanico da 750GB; il giusto mix per installare programmi e archiviare dati. Attorno alla scheda madre si sviluppa anche la solita buona dotazione composta da un lettore Blue Ray, cinque porte USB di cui quattro 3.0, HDMI, VGA, Ethernet, Display Port e lettore multimediale 5 in 1. C'è di tutto e di più, in definitiva, all'interno di una macchina che tutti gli anni aggiunge qualcosa e non toglie mai niente. Poco male anche se ad esempio, posto che si tratta di qualcosa pensato soprattutto per i giocatori, il supporto ottico potrebbe venire coraggiosamente messo da parte in favore di un design più sottile e magari qualche grammo in meno.Asus G75VW

I giochi

Come al solito in questi casi, la discriminante per giocare al meglio è la scheda video: rispetto all'equivalente della precedente generazione, GTX 670M non ha fatto salti in avanti enormi ma quanto offre è più che sufficiente per sperimentare pressoché qualsiasi titolo senza problemi.Asus G75VW Come regola generale possiamo dire che a 1920x1080 non abbiamo mai avuto problemi impostando le opzioni grafiche ad Alto, evitando in alcuni casi di spingerci fino ad Ultra - o equivalente - per non avvicinarci troppo alla soglia delle trenta immagini al secondo. Un titolo recente, curato graficamente ma non molto esoso in termini di risorse come Diablo III non ci ha dato alcun problema: impostando le opzioni grafiche al massimo siamo riusciti a giocare a sessanta frame al secondo anche all'interno degli atti avanzati, con lo schermo intasato da nemici, magie ed esplosioni. Risultati simili, anzi migliori, con i vari Torchlight II, Counter Strike: Global Offensive e Chivalry che abbiamo liquidato rapidamente senza doverci preoccupare di trovare soluzioni intermedie.Asus G75VW Bene anche quanto raccolto da titoli tripla A recenti ma leggeri come Borderlands 2, che con l'oramai vecchiotto Unreal Engine 3 si è assestato sopra i 50 fps, e Dishonored, che declina molto del suo fascino grazie alla direzione artistica eccezionale ma viene mosso da un engine-piuma, al punto da spingerci oltre gli 80 fps. Per trovare le prime resistenze siamo dovuti arrivare a Max Payne 3: uno dei grandi ritorni dell'anno, il titolo 2012 firmato Rockstar Games, sfrutta il Rage Engine per mettere in scena livelli dettagliati, animazioni e calcoli fisici notevoli per un risultato complessivo spettacolare.Asus G75VW Rispetto a GTA IV c'è stato un buon lavoro di ottimizzazione ma, se spinto ai limiti, resta un mattone non indifferente: con il pre setting più elevato non siamo riusciti a raggiungere le 30 immagini al secondo, risultato superato non di molto scendendo di un gradino. Abbiamo seguito lo stesso identico iter anche lanciando Battlefield 3. Il Frostbite 2 al massimo resta una prerogativa di pochissimi notebook, un vero assaggio di next-gen che richiede risorse non indifferenti. Anche facendo un passo indietro, comunque, lo spettacolo è assicurato e mediamente nella campagna single player riuscivamo a raggiungere 45 frame per second. Infine il sempreverde Crysis 2, che resterà un benchmark fino all'uscita del terzo capitolo il prossimo febbraio, si è lasciato giocare ad Hardcore a trenta immagini al secondo, anche se non mancava qualche rallentamento di tanto in tanto. Lo sparatutto Crytek traccia insomma una linea di dove l'Asus G75VW può arrivare e fortunatamente si tratta di un livello prestazionale non indifferente.

In conclusione

Asus G75VWSiamo alle solite: costa tanto, circa 1600 euro, è ingombrante e pesa come pochi altri portatili in circolazione. Nonostante questi contro - limiti più che veri e propri difetti - Asus G75V è un notebook da gioco dalle prestazioni convincenti e dotato di alcuni particolari che lo pongono quantomeno sul podio di categoria, come l'ottimo pannello da 17.3 pollici. Il salto in avanti generazionale c'è stato, nonostante non sia stratosferico, e chi lo dovesse acquistare si garantirebbe un buon margine di manovra. Soprattutto se la prossima generazione non dovesse portare chissà quali passi in avanti tecnici. Allo stesso tempo non si tratta di un dispositivo che farà cambiare idea a nessuno e lascerà indifferenti coloro non hanno mai apprezzato soluzioni diverse dal classico desktop. Sarebbe interessante vedere Asus sperimentare qualcosa di simile a quanto fatto da Razer con Blade, cercando un form factor più snello e qualche soluzione coraggiosa preservando allo stesso tempo quanto di buono è riuscita ad ottenere negli ultimi anni.
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NVIDIA PROJECT SHIELD:

Una delle sorprese dello scorso CES di Las Vegas fu senza dubbio Nvidia Shield. Il dispositivo portatile basato su Android tenta di unire il gioco in movimento che negli ultimi anni ha catalizzato l'attenzione dei possessori di tablet e smartphone, con quello più hardcore e strutturato ssu PC.


NVIDIA Project Shield
 L'idea ha senso innanzitutto perché la compagnia americana ha nel tempo diversificato il suo business, arrivando nel 2013 ad avere non solo una line up di schede video desktop e laptop, ma anche un catalogo di prodotti Tegra per device mobile che hanno riscosso consensi tra un crescente numero di produttori hardware. L'equazione che porta a Shield sembrerebbe presto fatta, quindi, ma è davvero così immediata? È così semplice passare dal ruolo di fornitore di componentistica a quello di protagonista in un mercato complesso e competitivo come quello del mercato gaming? Nel giro di dieci giorni lo abbiamo provato nel corso di due differenti eventi, al PAX East di Boston e alla GDC di San Francisco, quindi possiamo iniziare ad esprimere qualche prima opinione a riguardo.

Non solo Tegra

NVIDIA Project Shield L'hardware nascosto sotto Nvidia Shield è il system on chip Tegra 4, che unisce un processore Cortex A15 quad core a 1.9 GHz con una scheda video GeForce a 72 core. Si tratta dell'ultimo ritrovato mobile della casa di Santa Clara che sarà destinato ai tablet di fascia alta e ai così detti "super phone" in uscita nei prossimi mesi. Il sistema operativo è invece Jelly Bean, ma non è detto che non si possa aggiornare a versioni più recenti qualora disponibili prima dell'uscita. In effetti navigando sullo schermo touch screen da cinque pollici montato sopra il pad non si percepisce la differenza rispetto ad altri sistemi simili, se non ovviamente l'orientamento dell'interfaccia che è bloccato in modalità panoramica. La prima metà dell'esperienza offerta da Shield è la fruizione dei giochi sviluppati per Android, quindi, con gli eventuali benefici grafici dell'ottimizzazione per Tegra e soprattutto con i controlli facilitati dagli analogici, dai tasti fisici e dalle due coppie di dorsali. Al momento, stando ai prototipi dimostrativi provati in fiera, la qualità del pad è discreta ma distante da quella dei pad di Xbox 360 e PlayStation 3. Soprattutto per i pulsanti, che non danno una particolare sensazione di solidità. L'ergonomia non sembra invece essere un problema nonostante le dimensioni generose, dovute anche all'inserimento nella scocca dei due altoparlanti che invece fanno un lavoro più che discreto. Per beneficiare davvero di una simile periferica, comunque, sarà necessario che i giochi stessi vengano ottimizzati: elementi come l'interfaccia e i menù andrebbero rivisti, ad esempio per rimuovere i controlli virtuali quando presenti a schermo, e i casi di basso frame rate sono ancora più evidenti con i controlli fluidi che le due leve analogiche garantiscono.NVIDIA Project Shield Insomma, anche posto che un oggetto particolare come Nvidia Shield faccia per voi, sarà necessario un certo supporto perché valga davvero la pena utilizzarlo. Chi non fosse interessato a questa metà dell'offerta, potrebbe esserlo dall'idea dello streaming video dal PC a Shield: sullo schermo 1280x720 della portatile può essere giocato (via wi-fi) qualsiasi titolo installato nella libreria Steam di casa, purché il PC monti almeno una GeForce GTX 650. Una possibilità non inedita ma interessante, che sarà comunque sempre prerogativa di un numero ristretto di utenti. Proprio questo sembra il destino di Nvidia Shield, che nonostante il concept potenzialmente curioso presenta tante possibilità quanti sono i compromessi a cui obbliga. Non potrà sostituire nessun altro dispositivo da gioco, diventando probabilmente un gadget divertente per una ristretta fetta di appassionati curiosi di tecnologia. Tra l'altro il prezzo, non essendoci la prospettiva di ritorno con le royalty dei giochi, sarà quasi certamente alto.Torna al Sommario

ASUS GTX 660 DIRECT CU II TOP:

 ASUS GTX 660 Direct CU II TOP
La GTX 660 presa in esame è dotata quindi di un'architettura custom, pensata per diminuire ulteriormente il calore generato, con una doppia ventola posta su un dissipatore con componenti di contatto ed heatpipes fabbricati in Super Alloy. Questo materiale è largamente usato in ambiti aziendali e dall'industria aerospaziale per turbine e componenti meccanici soggetti a forti stress generati da calore e forze esterne dirette (come gli attriti dei fluidi, nel caso delle turbine). Abbiamo quindi una doppia occasione in questa sede per esaminare innanzitutto le prestazioni dell'incarnazione 106 del chip Kepler di Santa Clara e contemporaneamente verificare che questa speciale costruzione, più costosa di quella standard, apporti benefici nell'uso del GPU Boost con i videogiochi più esigenti. Trovate una tabella riassuntiva delle caratteristiche tecniche poco più in basso: mette in luce come questa architettura abbia permesso ad ASUS di aumentare direttamente di 144 Mhz il core clock della 660 e di pari passo il boost clock per il generico videogame o applicativo.

 Prima di buttarci nella lotta all'ultimo frame, è bene specificare la configurazione su cui abbiamo montato la nostra scheda. In overclock del processore del doppio rispetto ai Mhz nominali, la configurazione utilizzata è ben al di sopra delle specifiche necessarie per evitare colli di bottiglia hardware eventuali, nonostante CPU e scheda madre abbiano di fatto già qualche anno sulle spalle.ASUS GTX 660 Direct CU II TOP Il problema principale potrebbe verificarsi nell'assenza di supporto al PCI-E 3.0, ma non ci siamo mai trovati di fronte a fenomeni di tetto massimo del frame rate in ogni titolo che abbiamo eseguito con tutte le schede più recenti (Nvida o AMD), segno che la banda passante (throughput) del 2.0 è più che sufficiente per eseguire qualsiasi videogame in circolazione e non presenta per ora alcun problema di prestazioni tangibile. Avendo messo le mani su quasi ogni modello di scheda video attuale possiamo sbilanciarci: sarà dura arrivare in tempi brevi al raggiungimento del tetto massimo del PCI-E 2.0 in ambito gaming reale. Quindi anche voi lettori potete star tranquilli e aggiornare i vostri sistemi con le nuove soluzioni grafiche senza timore di incappare in limiti hardware evidenti, posto che abbiate delle macchine più o meno recenti (due anni circa di anzianità, indicativamente, con alcune eccezioni). Il primo passo dopo l'installazione fisica è sempre quello di configurare correttamente la nostra scheda dai driver più recenti (in questa occasione i 306.97) e -per i più esigenti- dal pannello di controllo di Afterburner e similari. Dato il supporto diretto da parte di Nvidia, abbiamo scelto di utilizzare l'EVGA Precision X per svolgere tale compito, sebbene ASUS proponga il suo personale programma, che abbiamo accantonato poichè in passato ci aveva creato qualche problema di instabilità durante l'esecuzione del software.ASUS GTX 660 Direct CU II TOP Per eseguire tutti i nostri benchmark, data la particolare dissipazione potenziata, abbiamo inoltre tenuto un valore di Boost Clock (GPU Clock Offset, nell'immagine a corredo) di 100 Mhz in più costanti e un livello di consumo possibile minimo (Power Target) del 10% più elevato. Queste funzioni, specifichiamo, sono disponibili per qualunque scheda dotata di chip Kepler dalla 660 liscia in su (assenti invece nella 650) e non sono specifiche della versione ASUS in esame. Anticipiamo che ASUS stessa non ha dichiarato il consumo di questa Gtx 660 che siamo certi sia superiore ai 115W del TDP di fabbrica: questo fatto porta inevitabilmente a un innalzamento tout-cour del calore generato. Ma come abbiamo detto siamo dotati del famigerato Super Alloy e abbiamo potuto dormire sonni tranquilli in qualsiasi circostanza, evitando di preoccuparci per eventuali crash, hang-up o logorii dovuti a frequenze e voltaggi fuori standard.

ASUS GTX 660 Direct CU II TOP
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NYKO ZOOM:
  Ci sono varie opinioni contrastanti circa la validità di Kinect in termini tecnici. Si dice che la periferica prodotta da Microsoft avrebbe dovuto incorporare in origine una CPU indipendente, capace di garantire una maggiore potenza di calcolo dedicata esclusivamente alla rilevazione di movimento, ma che alla fine si sia optato per una versione più modesta così da tagliare i costi, rimandando eventuali miglioramenti a un ipotetico Kinect 2 (vedi anche la documentazione "rubata" apparsa alcune settimane fa). Ad ogni modo, è indubbio che in una situazione ideale il simpatico aggeggio nero collegabile a Xbox 360 faccia il proprio dovere, e ci sono fior di recensioni che lo testimoniano. Il punto è: a cosa corrisponde questa fantomatica "situazione ideale"? In primo luogo lo spazio: ce ne vuole davvero tanto per poter utilizzare Kinect nel migliore dei modi; e purtroppo non si tratta semplicemente di contare la distanza in metri dal sensore, bensì anche di liberare la stanza da oggetti che finiscono nel suo raggio d'azione e "falsano" il riconoscimento della nostra figura. Nyko Zoom Lunghezza e larghezza, insomma, che magari possono appartenere a un ampio salotto scarsamente arredato ma che in genere mal si sposano con una cameretta in cui trovano posto scrivanie, letti, armadi e quant'altro. In molti conoscono la tutt'altro che dolce sensazione delle nocche che si infrangono contro lo stipite di una porta o delle ginocchia che si fracassano contro lo spigolo di un comodino mentre siamo intenti a cimentarci con un fitness game o, peggio, una simulazione di combattimento. Per tutte queste persone, l'azienda americana Nyko ha prodotto lo Zoom, ovvero un adattatore che si applica su Kinect e che consente di ridurre in modo sostanziale lo spazio necessario perché la periferica possa rilevare i nostri movimenti. Un sogno che si avvera? Scopriamolo insieme.
 Nyko non è nuova alla produzione di periferiche per console, tutt'altro, e nel proprio catalogo vanta un bel po' di accessori pensati anche per ovviare ai limiti storici di Xbox 360 (vedi il sistema di ventilazione, in effetti utile per i modelli pre-Falcon, che fondevano meglio delle sottilette). La realizzazione dello Zoom, insomma, segue la medesima filosofia: risolvere un problema, nella fattispecie l'usabilità di Kinect in un ambito che non corrisponde a quello di un "ampio salone scarsamente arredato" come detto poc'anzi. La confezione del prodotto vanta dimensioni contenute ed è molto carina, con un box verde che va "estratto" da una sorta di cover esterna bianca. Al suo interno troviamo appunto lo Zoom, uno sticker in plastica trasparente da applicare su Kinect, un piccolo manuale delle istruzioni e una guida rapida al montaggio dell'adattatore. L'operazione più ardua è senz'altro l'applicazione dell'adesivo, visto che bisogna far combaciare perfettamente i fori con le tre lenti poste nella parte frontale della periferica, ma è possibile fare varie prove finché non si ottiene il risultato desiderato. A quel punto si monta lo Zoom, che non è altro che una "clip" relativamente flessibile, da incastrare davanti, in corrispondenza delle lenti, per poi "chiuderla" sul retro di Kinect. Terminato il montaggio, bisogna effettuare una nuova calibrazione del sensore perché rilevi correttamente la nostra posizione, individui il pavimento e così via. Lasciate pure perdere la calibrazione audio, che non viene inficiata in alcun modo. Torna al Sommario


MICROSOFT WINDOWS 8:

Con Windows 8 Microsoft torna a mettere le mani sul proprio sistema operativo principale per la terza volta in poco più di cinque anni e mezzo: il debutto di Vista è infatti datato 30 gennaio 2007, circa trenta mesi prima di quello di Seven, avvenuto il 22 luglio 2009. Un cambio di strategia non indifferente rispetto alla politica di inizio millennio: l'adorato XP (equipaggia ancora oltre il 40% dei sistemi utilizzati) ha dominato il panorama sin dal rilascio, datato 27 ottobre 2001.Microsoft Windows 8 - Le Fondamenta La rapida ascesa di iOS e Android e, più in generale, il crescente successo dei dispositivi mobile touchscreen, ha persuaso la società guidata da Steve Ballmer a rinnovare profondamente il proprio prodotto di maggior fama (de facto monopolizza il mercato desktop & laptop) e ad affidarsi ad esso per recuperare il terreno perso in questi mesi, cercando così di ribaltare una situazione che la vede, forse per la prima volta, in posizione di inseguimento rispetto agli agguerriti concorrenti di Google e Apple. Del resto Microsoft non è nuova a questa strategia: le cronache ci riportano agli albori della guerra dei browser, quando, per affossare l'avanzata di Netscape Navigator integrò Internet Explorer in Windows 95, ottenendo, seppur a caro prezzo (fu condannata per abuso di posizione dominante dall'antitrust americana) la scomparsa dell'agguerrito competitor. Nel 2010 aveva provato ad entrare nel ring dei telefoni cellulari con i fallimentari KIN One e Two, ritirati dal mercato dopo pochi giorni dalla loro commercializzazione; successivamente gli sforzi si erano concentrati sulle versioni di Windows per device mobile, senza però ottenere una soddisfacente penetrazione in questo segmento sempre più fondamentale.Microsoft Windows 8 - Le Fondamenta Questo spiega il motivo per cui Windows 8 rientri in un piano di più ampio respiro con cui il colosso nordamericano punta ad integrare diverse esperienze di computing, comprendendo quindi, oltre ai tradizionali sistemi Intel based, anche dispositivi mobile. Per la prima volta Windows (nella versione RT) supporta nativamente l'architettura ARM su cui poggiano la maggior parte delle CPU utilizzate in ambito smartphone e tablet: questo dovrebbe permettere a Microsoft, grazie ad una rinvigorita partnership con Nokia e ad un progetto che la vede coinvolta in prima persona nel mercato dell'hardware (contestualmente a Eight è stato presentato anche il tablet Surface, che dovrebbe essere il primo prodotto di una famiglia destinata ad ampliarsi nel corso del 2013), di aumentare un market share ad oggi decisamente residuale.
 Con questa analisi andremo però ad analizzare la nuova reincarnazione del sistema operativo per eccellenza per desktop e notebook. Microsoft ha rivisto le proprie politiche di marketing, proponendo due sole edizioni di Windows 8 per la clientela retail: quella base e la PRO, entrambe disponibili a 32 e 64 bit. La seconda si distingue per il supporto alle tecnologie di crittografia BitLocker, a quella di virtualizzazione Hyper-V, al boot di dischi virtuali e alla gestione del desktop remoto. Le versioni stand-alone sono vendute al prezzo di 90 euro per la base e 130 per l'edizione PRO; sconsigliamo comunque tale scelta perché i possessori di Windows XP, Vista e Seven hanno la possibilità di aggiornare il proprio sistema operativo spendendo una cifra significativamente inferiore: difatti è possibile ottenere l'upgrade alla versione PRO al prezzo di 29,99€ semplicemente scaricando il Windows Upgrade Assistant che eseguirà una serie di verifiche hardware e software per verificare la compatibilità del proprio computer con il nuovo SO. Tra le cose che il tool non controlla c'è il seriale di Windows, pertanto anche chi è in possesso di versioni di valutazione di 7 o Vista potrà acquistare l'aggiornamento senza doversi per forza dirigere sulla versione completa. I nostalgici dei supporti ottici possono ancora entrare in possesso del minimalista package del nuovo sistema operativo pagando un'aggiunta di 30€. L'azienda sostiene che questi prezzi sono validi per un periodo limitato e che in futuro verranno aumentati, anche se non sono ancora chiari i termini di scadenza della promozione. Per chi proviene dal venerando XP non ci sarà altra possibilità se non quella di conservare i propri dati personali (ma tutte le applicazioni andranno perse); gli utenti di Vista potranno invece decidere se mantenere anche le impostazioni personalizzate; se sul sistema gira Seven si potranno conservare anche i software di terze parti. Il processo di installazione creerà un'immagine del vecchio SO, denominata Windows.old, che potrà essere recuperata in caso di ripensamenti; è data comunque la possibilità di scaricare la ISO di 8 per poter in tal modo eseguire la sempre consigliata installazione pulita, eliminando così ogni singolo residuo del precedente sistema operativo. Delle tre preview (Developer, Consumer e Release), solo l'ultima potrà essere aggiornata alla versione finale, mantenendo però unicamente i propri dati personali, mentre per le altre due sarà necessario procedere ad un'installazione da zero. I requisiti minimi indicati prevedono una CPU con clock di almeno 1 GHz, 1 GByte di RAM (2 per la versione a 64 bit), 16 Gbyte di spazio libero su disco fisso (20 per la 64 bit); una scheda video compatibile con lo standard DirectX 9 e un monitor in grado di visualizzare una risoluzione di 1366x768 pixel.
 La fase di installazione riprende quella di Vista e Seven: sono questi gli ultimi minuti che legano l'utente al passato, poiché al primo avvio il nuovo Windows riserverà parecchie sorprese a cui non tutti saranno pronti ad abituarsi. Anzitutto è richiesto di associare la propria copia del Sistema Operativo ad un account Microsoft: è possibile recuperare quello utilizzato per Messenger o crearne uno ad hoc. Volendo si potrebbe anche decidere di adottare la procedura non in linea, ma così facendo si perderebbero diverse funzioni implementate in Windows 8. Ciò che maggiormente colpisce una volta avviato il nuovo software della casa di Redmond è la cosiddetta interfaccia Metro (ribattezzata in User Interface per i noti problemi di copyright), che prevede la scomparsa della barra delle applicazioni e di conseguenza del pulsante Start che ha svezzato intere generazioni di utenti.Microsoft Windows 8 - Le Fondamenta Chi pensa di poterla riattivare per tornare alle vecchie abitudini sarà presto deluso: la software house di Washington ha difatti eliminato questa opzione, presente nelle prime release, pertanto tutti dovranno confrontarsi con la nuova schermata di avvio, caratterizzata da una serie di quadrati colorati. (Nota della redazione: sono disponibili diverse utility di terze parti che permettono di tornare alla classica visualizzazione di Windows, pulsante Start compreso, ma chiaramente le intenzioni di Microsoft spingono l'utenza alla migrazione verso la nuova interfaccia utente). Si tratta delle Live Tiles, ossia l'evoluzione del concetto di icona: questi mattoncini infatti non sono statici disegni ma al loro interno contengono informazioni aggiornate in tempo reale tramite notifiche push. In questo modo l'applicazione Mail (ossia l'evoluzione di Outlook Express) visualizzerà gli ultimi messaggi ricevuti; il Meteo indicherà temperature e previsioni per le località selezionate e via discorrendo. Tali widget possono essere organizzati in gruppi, ridimensionati, disattivati o disinstallati del tutto a seconda delle preferenze dell'utente - cliccandovi sopra col pulsante destro si apre un menù contestuale che permette di modificarne le impostazioni; è anche possibile visualizzarli tutti contemporaneamente in una singola schermata riducendo lo zoom con il tasto CTRL + scroll wheel. Sempre il click destro del mouse, ma questa volta in una zona libera dello schermo, da accesso ad un menù che permette di visionare l'intera raccolta di programmi e App installate. In questo modo si potranno richiamare gli immancabili accessori di Windows, come la Calcolatrice e Paint e più in generale tutti i classici applicativi che è sempre stato possibile raggiungere partendo dal tasto Start; sarà possibile da qui creare dei collegamenti alla schermata Start per renderli accessibili più rapidamente.Microsoft Windows 8 - Le Fondamenta Spostando il mouse in un angolo destro del monitor (basso o alto non fa differenza), oppure muovendolo in senso verticale lungo il lato si apre la cosiddetta Charm Bar, che potrebbe essere paragonata al vecchio menù di avvio. Qui si trovano cinque icone: Search, Share, Start, Devices e Settings. La funzione di Ricerca è universale: permette di cercare file o contenuti non solo in locale ma anche sul web o sullo store di Microsoft; quella di Condivisione, molto ben realizzata, permette di inviare ciò che viene visualizzato in quel dato momento nella schermata principale utilizzando ad esempio un client di posta elettronica o postando un link su Facebook. Il pulsante Start rimanda semplicemente alla schermata principale, mentre selezionando l'icona dei Dispositivi si possono gestire i device collegati al PC, come proiettori, schermi secondari o stampanti. La voce Impostazioni infine è quella più articolata: nella parte superiore è possibile variare le preferenze dell'applicazione attiva, nella parte inferiore invece si trovano le voci che permettono di modificare i parametri dell'hardware utilizzato, come la luminosità, la rete a cui si è collegati, il volume degli altoparlanti ecc. Tuttavia questo pulsante non permette un livello di gestione così approfondito come quello offerto dal classico Pannello di Controllo, a conferma che c'è ancora del lavoro da fare per poter pensare di mandare definitivamente in pensione il vecchio desktop. I programmi in utilizzo non sono immediatamente visibili agli occhi dell'utente, come invece accadeva nelle precedenti versioni di Windows, quando venivano ridotti nella barra delle applicazioni o nella system tray. Per poterli visualizzare è necessario spostare il mouse dall'alto verso il basso sul lato sinistro dello schermo: se non accade nulla significa che c'è solo un'applicazione attiva. Se invece sono due o più compare lo Switcher, ossia un elenco dei processi avviati. Da notare che questa barra ha una funzione più cronologica che di gestione: difatti vengono proposte soltanto le applicazioni in uso più recenti, mentre quelle avviate per prime semplicemente vengono congelate per evitare un eccessivo consumo della memoria.Microsoft Windows 8 - Le Fondamenta Il click del pulsante destro sulle finestrelle dello Switcher permette di ancorare le App sul lato destro o sinistro del monitor, mantenendo però in primo piano il programma principale. Anche l'utilizzo delle finestre è stato profondamente rivisto da Microsoft. Ogni applicazione infatti viene lanciata a schermo intero (questo soprattutto per ottimizzare la visualizzazione su schermi ridotti come quelli di smartphone e tablet) e per poterla chiudere è necessario "spingerla" dall'alto verso il basso proprio come avviene nei dispositivi mobile. Se invece si desidera che rimanga attiva allora è possibile trascinarla sul lato sinistro, dove verrà posizionata nello Switcher. Alcune App potrebbero disporre di comandi che non sono raggiungibili dalla schermata Impostazioni della Charm Bar: per potervi accedere è necessario far comparire, sempre tramite una gesture del mouse, il menù dell'applicazione che si trova nella parte inferiore del monitor. Nella parte superiore ci può essere un'altra barra, anche questa come tutte le altre a scomparsa (al fine di sfruttare al meglio la superficie del pannello) che serve per la navigazione all'interno dell'App.
 Sul terreno del marketplace si gioca la vera partita di Microsoft per la penetrazione nel mercato mobile. iTunes e Google Play dispongono di un catalogo praticamente infinito di applicazioni gratuite e a pagamento che permettono ai propri utenti di personalizzare l'utilizzo di smartphone e tablet, oltre naturalmente a garantire importanti profitti per i due distributori. Per questo motivo l'azienda di Redmond sta spingendo i propri partner a popolare a passo di carica gli scaffali virtuali che al momento non possono competere con quelli di Google e Apple: per gennaio la divisione marketing ha previsto di raggiungere il traguardo delle 100.000 istanze, ossia 100 volte quante ne erano presenti all'inizio di settembre. I software per i Windows Phone potranno essere utilizzate anche sui PC, a patto che gli sviluppatori ne abbiano realizzato il porting. Nel negozio virtuale di Microsoft si trovano sia App (studiate quindi per sfruttare la nuova User Interface e trarre i massimi benefici dal SO) sia le tradizionali applicazioni da lanciare da desktop.Microsoft Windows 8 - Le Fondamenta Una cosa che salta subito all'occhio è la mancanza di una barra di ricerca: è possibile sfogliare il catalogo, suddiviso per categorie, ma per poter puntare con rapidità ad un determinato software bisogna avvalersi della funzione Search nella Charm Bar: in questo modo ne viene visualizzata la corrispondenza che permette di accedere alla relativa pagina dello Store. Questa logica, che si applica anche ai servizi Xbox che vedremo a breve, all'inizio risulta poco intuitiva, ma nelle intenzioni di Microsoft dovrebbe rendere fluida la ricerca di contenuti abbattendo la barriera tra locale e globale. Gli update delle App non passano per Windows Update: il "vecchio" (ma ancora fondamentale) sistema si occupa solo della manutenzione di Windows e di software tradizionali; le istanze scaricate da Windows Store invece vengono aggiornate automaticamente all'avvio del client
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