Ethero

giovedì 21 aprile 2016

The Banner Saga 2

  • Piattaforme:PC

  • Genere:Gioco di ruolo

  • Data uscita:19 aprile 2016 (PC)

     

     

    Tra i titoli indipendenti più premiati del 2014, quando debuttò facendo leva su uno stile artistico e narrativo da applausi, ci fu The Banner Saga, tornato oggi con il suo carico di combattimenti strategici densi di decisioni dolorosissime.
    Gli sviluppatori di Stoic Studio hanno optato per un seguito diretto, che riprende temi, personaggi ed ambientazioni del predecessore, arricchendo, nel contempo, le meccaniche di gioco e il ventaglio di scelte a disposizione del giocatore.
    Fortunatamente, l'incantevole tratto grafico è rimasto immutato, come le proibitive condizioni di vita in cui i protagonisti si dovranno dibattere: se non vi spaventa affrontare il freddo, la carestia ed un nemico che brama il sangue della vostra gente, allora procuratevi una bevanda calda e proseguite nella lettura.
    The Banner Saga 2 vi aspetta.
    The Banner Saga fu un colpo di quelli che non vedi arrivare, una di quelle sleeper hit indipendenti che hanno fatto innamorare i giocatori: merito di una narrativa cruda, spietata, a metà tra una favola nera norrena e gli scenari fantasy tipici dell'immaginario mitteleuropeo, ma anche di scelte sempre pregnanti, con conseguenze reali (e dolorose).
    Tutte caratteristiche fondanti che hanno trovato spazio anche in questo seguito, rendendone l'incedere narrativo non meno entusiasmante e affascinante: le vicende di The Banner Saga 2 riprendono esattamente dove finivano quelle del predecessore, ovvero immediatamente dopo la sconfitta del leader dei Dredge, Bellower, trafitto da una freccia magica.
    Coloro i quali abbiano giocato al primo episodio potranno importare il salvataggio, vivendo sulla propria pelle le conseguenze delle scelte effettuate, mentre chi inizia la trilogia da questo secondo capitolo può contare su due differenti scenari precalcolati: l'unico difetto della produzione, seppure endemico, risiede proprio nella sua natura di seguito diretto, che risulterà abbastanza oscuro ai neofiti, nonostante il recap disponibile nel menu d'avvio.
    Qualunque sia lo scenario prescelto, lo scopo sarà quello di raggiungere Arberrang, ultima capitale degli uomini, e di farlo in un vero e proprio scenario di guerra, tra villaggi saccheggiati e fosse comuni.
    I Dredge sono ovunque, e non sono nemmeno gli unici pericoli per la carovana che saremo chiamati a condurre: la fame, la stanchezza e le avverse condizioni climatiche rappresentano altrettante spade di Damocle sulla testa dei sopravvissuti.
    La struttura del titolo, a metà tra una versione moderna di The Oregon Trail e uno strategico a turni in stile Fire Emblem, costringe il giocatore a prendere continuamente posizione, tanto sulle cose più triviali della quotidianità (come la gestione delle risorse e degli scout da mandare in avanscoperta) quanto su questioni di vita o di morte, come la scelta di dividere il gruppo in battaglia o di fermarsi a riposare in una foresta maledetta.
    Qualsiasi decisione prenda, il giocatore sbaglia: come nella più cupa delle realtà, ogni scelta ha un rovescio della medaglia, ogni azione una conseguenza, e ogni errore di valutazione può costare la vita ad uno o più personaggi giocabili.
    Come se non bastasse, il gruppo è male assortito, tra umani, Varl (giganti cornuti e formidabili guerrieri), Valka (sacerdoti che padroneggiano le arti magiche) e la novità Horseborn (centauri dall'intelligenza primitiva): anni di guerre e di reciproco disprezzo non possono essere cancellati nemmeno nel momento del bisogno, e, anche tra coloro che sono costretti a combattere spalla a spalla possono serpeggiare il malcontento e la diffidenza.
    Gli sviluppatori di Stoic hanno superato i livelli di crudeltà del primo episodio, se è vero che ogni volta che sarete coinvolti in una conversazione, andrete incontro a rischi maggiori di quelli in cui incorrerete durante qualsiasi combattimento: mai il detto “la lingua ne ferisce più della spada” ha trovato migliore applicazione.
    The Banner Saga 2 non eccede nelle descrizioni ma non lascia mai il giocatore in balia di se stesso, non gli svela le conseguenze delle proprie scelte ma gli lascia intuire cosa potrebbe succedere e, sopra ogni altra cosa, fotografa come pochi la natura umana, i suoi dilemmi, il suo egoismo e la sua grandezza.
    Le fasi più strettamente ludiche, quando cioè si scende in battaglia, rappresentano ancora uno degli elementi che compongono la ricetta di The Banner Saga 2, e, a dirla tutta, hanno guadagnato in importanza e profondità rispetto al primo capitolo, ma comunque non rappresentano né il punto focale della produzione né l'apice del genere nell'attuale (ricchissimo) catalogo PC.
    L'impressione che il team di sviluppo fosse molto più interessato a raccontare una storia in cui il giocatore fosse al centro della narrazione rispetto a fornirgli un altro strategico a turni viene rafforzata da questo seguito, nonostante gli evidenti miglioramenti al bilanciamento delle abilità, delle armi, l'introduzione di una nuova razza (i già citati Horseborn) e di scenari interattivi e con obiettivi mutevoli.
    L'ossatura di base è rimasta immutata, e quindi ci si trova dinanzi ad uno strategico a turni abbastanza classico, in cui ogni personaggio gode di un valore di armatura ed uno che funge, contemporaneamente, da salute e forza: avere otto punti salute rimanenti significa poter infliggere al massimo otto danni (a meno di colpi critici), mentre tenere alti i valori di armatura riduce significativamente le probabilità che i colpi inferti dai nemici intacchino l'indicatore della salute.
    Il morale della carovana e il numero di nemici abbattuti influiscono direttamente sulla forza di volontà delle truppe, necessaria per utilizzare le abilità speciali e le magie, e i personaggi caduti non vanno incontro alla morte permanente ma, al massimo, a ferite invalidanti, che non consentono loro di scendere in campo per una o due battaglie successive.
    Attorno a questi cardini, ruota un gameplay sensibilmente meno complesso di quello di molti congeneri, che nondimeno riesce a riservare soddisfazione e generare battaglie tese, sempre sul filo del rasoio, complice l'impossibilità di curare i membri del proprio party.
    Rispetto al recente passato, però, Stoic sembra essersi concentrata su una maggiore differenziazione degli obiettivi nelle battaglie, aggiungendo dinamismo anche tramite l'arrivo di rinforzi nemici, riducendo l'impatto del caso sugli esiti degli scontri ravvicinati, e, soprattutto, aggiungendo una variante non da poco con i centauri, che combattono in maniera assai differente dalle altre truppe.
    Dotati di grande mobilità e della possibilità di percorrere ulteriori spazi dopo aver colpito, i centauri consentono tattiche di accerchiamento che prima avrebbero richiesto molti più turni, offrendo, nel contempo, un discreto output di danni.
    Una certa fragilità e una scarsa varietà nelle abilità speciali, che tendono a ripetersi per tutti e quattro i membri di questa specie reclutabili, controbilanciano una razza che, altrimenti, avrebbe alterato il delicato equilibrio che si è venuto a creare con questo secondo capitolo. Le migliorie, pur non evidenti da subito, sul lungo periodo riescono a rendere più godibili gli scontri, differenziandoli gli uni dagli altri e facendo sì che il giocatore tenga sempre in debita considerazione l'opzione della forza bruta durante i dialoghi.

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