Ethero

martedì 1 ottobre 2013

Assassin's Creed IV:Black Flag


  • Genere:Azione

  • Distributore:Ubisoft

  • Data uscita:31 ottobre 2013

     

    La bandiera nera è un simbolo di libertà”. Questa frase, estrapolata da uno dei lunghi dialoghi di Assassin’s Creed IV: Black Flag, sintetizza alla perfezione il nostro primo incontro con una versione pressoché completa del gioco di Ubisoft. La libertà, infatti, non è solo il fulcro della vita piratesca, ma anche uno dei pilastri fondamentali di questo quarto capitolo della saga.
    Gli sviluppatori, in occasione di questo evento di anteprima, hanno pensato di farci entrare nel mondo di Assassin’s Creed IV: Black Flag in una sezione collocata nelle fasi iniziali del gioco. Veniamo dunque scaraventati su di una nave, al principio della terza sequenza. Il protagonista, Edward Kenaway, è da poco capitano della Jackdaw, veliero ben armato ma poco resistente, governato da una ciurma di beoni che non ispirano molta fiducia ma che, perlomeno, sembrano saper fare il proprio mestiere.
    Al momento non sappiamo cosa sia avvenuto nelle due sequenze precedenti, ma possiamo intuire che Edward debba un grosso favore ad Adewale, un massiccio uomo africano che, a quanto sembra, ha avuto un passato da schiavo. La schiavitù è uno dei temi delicati affrontati da questo quarto capitolo della serie: per il momento non possiamo confermare in che modo verrà trattato l’argomento, e nella sezione testata abbiamo notato un razzismo all’acqua di rose. Basta infatti una parola di Edward per fare in modo che Adewale venga rispettato da estranei e commilitoni: per capirci, siamo lontani anni luce dal razzismo primigenio di Bioshock: Infinite. Eppure, anche qui il tema della libertà viene affrontato, nella forma di uno schiavo liberato che risale i ranghi della scala sociale, ottenendo il ruolo di primo ufficiale appena salito sulla Jackdaw.
    La prima meccanica a cui veniamo introdotti, curiosamente, è quella della caccia. Già presente in Assassin’s Creed III, in questo sequel avrà una funzione analoga: siamo sbarcati su di una piccola isola mettendo fine all’esistenza di qualche ocelot e di qualche iguana, al fine di poter raccogliere i materiali per creare una fondina. Così, ci ritroviamo sin da subito a fare uso delle armi da fuoco, che risuonano fragorosamente nelle nostre orecchie. Nonostante fossimo noi a determinare il momento in cui premere il grilletto, il suono sordo della pistola ad avancarica ci ha fatto saltare sulla sedia, svelandoci l’ottimo lavoro svolto nel bilanciamento degli effetti sonori del gioco. Al contempo, questa piccola quest a carattere venatorio ci ha presentato le sfide, obiettivi secondari totalmente facoltativi che consentono di ottenere un miglior punteggio nella sequenza. In questo caso, ci è stato chiesto di eliminare un ocelot dall’alto: siamo saliti su di una palma aspettando il nostro momento, e siamo piombati sulla schiena del povero felino con una fluidissima animazione.
    Conclusa questa breve missione su di un isolotto, a larghe bracciate siamo tornati a bordo della Jackdaw, spiegando le vele per raggiungere il porto di Nassau, la prima città che avremo l’opportunità di visitare nel gioco. Nassau è un posto terribile: una città portuale in cui il lusso è assolutamente bandito, dove la legge è un sopruso e il crimine una norma, dove il melting pot culturale di spagnoli, inglesi, creoli e africani sembra collocarsi agli antipodi della parola “integrazione”. Forse sono questi i motivi per cui il primo impatto con Nassau ci ha lasciato una pessima sensazione, o forse si tratta dell’ennesimo passo indietro rispetto alla cura e alla bellezza della Firenze del secondo episodio. Durante queste prime due ore di gioco, infatti, abbiamo avuto la brutta sensazione di un’ulteriore passo indietro da parte della serie nella cura degli ambienti urbani, a favore di una maggiore varietà negli ambienti rurali e marittimi.
    A Nassau facciamo la conoscenza di Barbanera, la cui voce ci suona immediatamente famigliare: Ubisoft ci conferma infatti che il doppiatore italiano del celebre pirata è Francesco Pannofino. Il lavoro svolto dal René Ferretti della serie Boris ci è apparso eccellente, e siamo davvero felici che Ubisoft abbia affidato il ruolo a un professionista del calibro di Pannofino. La voce roca dell’attore sembra calzare a pennello: Barbanera esordisce ringhiandoci addosso qualche frase ironica, prendendoci in giro per avere chiamato la nostra nave con il nome di un uccellaccio (“jackdaw” in inglese significa “taccola”).
    Al momento non è chiaro il ruolo di Barbanera nella vicenda, ma al momento sembra vestire i panni di un alleato inaffidabile, rispettato da tutti ma diametralmente opposto al ruolo di un “boss”. Più che altro, ha l’aria di uno stratega dall’insulto facile. Un vero capitano pirata, insomma.
    Al porto ci viene affidata una missione: radunare una ciurma e iniziare la nostra carriera da pirata. La ciurma si ottiene in due modi: pagando dei mercenari o ottenendo la fiducia di qualche uomo. Scegliamo la seconda strada, e ci ritroviamo coinvolti nel salvataggio di qualche criminale (o innocente ingiustamente condannato) attraverso le consuete azioni che caratterizzano la serie Assassin’s Creed. Entriamo nelle aree proibite, aggiriamo le guardie, piombiamo su di loro lanciandoci da un campanile o, semplicemente, le affrontiamo di petto sguainando la nostra spada. In alcuni casi siamo stati scoperti, dando il via a una rocambolesca fuga tra le strade e i tetti delle baracche di Nassau. Infine, abbiamo dovuto intrufolarci in un forte militare usando un po’ di tattica stealth, osservando con cura la posizione dei nemici sulla mappa. Questa parte si è poi conclusa con il salvataggio di un uomo da un’impiccagione, una breve sezione accompagnata da un tempo limite di trenta secondi nei quali abbiamo dovuto eliminare tutti gli ostili, incluso un corpulento tenente la cui abilità con la spada ci ha costretti a qualche diversivo e contrattacco. Non abbiamo notato particolari differenze con il terzo capitolo della saga in termini di gameplay, anche se nel complesso si ha la sensazione che le battaglie siano più fluide.
    Ottenuto un sufficiente numero di seguaci, ci siamo diretti sulla Jackdaw per tentare l’abbordaggio di qualche nave. Le battaglie navali, o più in generale le sezioni in nave, si rivelano ancora una volta molto divertenti. Il controllo è semplice e funzionale, e le navi reagiscono bene ai nostri input. Se accelerazioni, decelerazioni e virate non hanno nulla di realistico, lo stesso non si può dire della fisica delle onde: in alcuni momenti si ha davvero la sensazione che la propria nave sia in balìa del mare, anche se questa sarà una funzionalità esclusiva per le versioni PS4 e Xbox One del gioco. L’esplorazione è molto profonda: il mare è pieno di isole, le isole sono piene di segreti e il leitmotiv della libertà trova in queste sezioni la sua massima forma d’espressione.
    Quando incrociamo il primo veliero da depredare, inizia una lunga lotta fatta di cannonate e mine, oltre che di tentativi di speronaggio. La mira si controlla con lo stick destro, mentre lo stick sinistro continua a determinare l’imbardata del nostro vascello. Quando il nemico risponde al fuoco, un grosso segno rosso appare sul mare, ad indicare la zona di pericolo. In questi casi è opportuno reagire con prontezza: la Jackdaw è agile, ma togliersi dai gangheri non è certamente facile, specie quando i dodici cannoni di una fregata ci fanno piombare addosso una vera e propria pioggia di angurie di ferro.
    Una volta indebolito il nemico, è possibile tentare l’abbordaggio con una semplice pressione di un tasto: i nostri uomini iniziano a legare le cime della nostra nave alle paratie del vascello avversario. Ci stacchiamo dal timone e iniziamo a colpire gli uomini nemici con un piccolo cannone, per poi arrembare con un salto impavido. Qualche colpo di spada, e i poveri spagnoli sono costretti alla resa. Sul vascello, si attiva una divertente cutscene: «Qualcuno parla la mia lingua?» esclama uno dei nostri. «Io!» risponde uno spagnolo. «Bene, dì a tutti che se collaboreranno non gli succederà niente» ribatte. «Sorry, can you repeat?». «Ma che cazzo!». Favoloso.
    Il materiale acquisito dalle razzie navali può essere utilizzato per migliorare il vascello, che può dunque tentare l'abbordaggio di navi più coriacee e, presumibilmente, più ricche di tesori.
    La copia del gioco a nostra disposizione girava su di un vecchio dev kit di Playstation 4. Abbiamo potuto dunque apprezzare la versione next gen del gioco, sebbene il risultato finale sia stato in parte compromesso dal fatto che il dev kit non fosse completamente ottimizzato. Abbiamo dunque notato qualche problema di tearing, un po’ di desincronizzazione verticale. Problemi che, ha specificato Ubisoft, saranno completamente assenti nella versione finale del gioco.
    Eppure, si nota che questo è un gioco a cavallo tra due generazioni. Se la versione next gen ci ha permesso di apprezzare un motore fisico affinato, un’impeccabile stabilità nel frame rate in Full HD e un maggior numero di effetti visivi, non si ha comunque la sensazione che il gioco sia radicalmente migliore delle versioni old gen. I miglioramenti ci sono, si notano e sono significativi, ma non si ha certo l’effetto-sorpresa che ottenemmo tanti anni fa, quando per la prima volta ci presentarono un gioco in alta definizione.
    La versione PS4 fa uso del touchpad anteriore in una maniera intelligente, dato che funge da strumento per muoversi nelle mappe in maniera intuitiva, come se fosse un mouse. Inoltre, non abbiamo avuto la possibilità di provare la companion app per tablet e cellulari, che dovrebbe fungere da mappa interattiva ed evitare la lettura di alcuni menù di informazioni, specie se utilizzata da un amico seduto al nostro fianco. Inoltre, sarà utile per inviare in battaglia le nostre flotte anche quando ci troviamo lontani dalla nostra console, una funzionalità potenzialmente divertente.
    Dunque: conviene attendere la versione next-gen del gioco? La risposta è “nì”: dato che il titolo arriverà a fine ottobre e le console di nuova generazione sono attese per fine novembre, l’attesa non sarà così lancinante. Al contempo, però, se non pianificate di acquistare una console next gen prima del prossimo anno, le differenze con la versione old gen non sono così incisive da meritare una tale attesa.

Nessun commento:

Posta un commento