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martedì 29 luglio 2014

Whispering Willows


  • Piattaforme:iPhone, PC, TECH

  • Genere:Azione

  • Sviluppatore:Night Light Interactive

  • Data uscita:9 luglio 2014

     

    Non è vero che non avevano voglia di parlare; al contrario, i morti hanno sempre un sacco da dire”: questa frase, pronunciata dall’eccezionale Max Payne targato Remedy, ben si addice al gioco che ci accingiamo a recensire, ovvero Whispering Willows. In questo titolo, infatti, il giocatore sarà chiamato a interagire con gli spiriti di persone scomparse, a risolvere puzzle e a salvare una vita. Scopriamo allora se queste premesse consentono all’avventura Night Light Interactive, in vendita in versione PC, MAC e Linux a € 14,99, di ottenere un giudizio positivo.
    La giovane Elena Elkhorn non riesce a darsi pace: la scomparsa del padre, disperso misteriosamente da qualche tempo, è un trauma difficilmente superabile. Una sera, dopo l’ennesimo incubo che disturba i suoi sogni, si fa coraggio e decide di recarsi alla magione Willows, luogo in cui il padre lavorava come custode. Una volta raggiunta la tenuta, partirà la storia vera e propria: in questa location Elena scoprirà che il proprio medaglione, ultimo dono del padre, le consentirà di comunicare con gli spiriti che infestano la magione grazie alla creazione di un proprio alter-ego, capace di interagire con i fantasmi che sussurrano storie di morte. Sarà grazie ai dialoghi tra Elena e queste entità, infatti, che verranno alla luce i segreti della tenuta, della vita di Wortham Willows, carismatica figura fondatrice della città in cui è ambientato il titolo, e della sorte del padre della protagonista.

    In un titolo sostanzialmente low budget come Whispering Willows, riuscire a raccontare tutte queste vicende è impresa ardua: non potendo realizzare cutscene in serie, e affidandosi sostanzialmente alle sole linee di testo per quanto riguarda la realizzazione dei dialoghi, lo strumento comunicativo scelto degli sviluppatori è stato l’inserimento di numerosi manoscritti. Questi elementi, sparsi per il mondo di gioco, riusciranno a ricreare una storia in qualche modo appassionante, anche se presentano un potenziale lato negativo. Se è vero infatti che non ci si dovrà sforzare più di tanto per ritrovare queste pagine, visto che saranno sempre facilmente individuabili, è altrettanto vero che il numero non proprio esiguo delle stesse potrebbe disincentivare il giocatore dal leggerle tutte quante. Tutto ciò è un peccato soprattutto perché, a livello puramente pratico, il gioco può essere terminato anche senza aver consultato la totalità delle pagine: è pur giusto dire, però, che così facendo poco si capirà della psicologia dei personaggi, e della storia dei luoghi che si stanno visitando. In buona sostanza, dunque, l’immersività che deriva dalla narrazione sarà funzione diretta del coinvolgimento del giocatore, il quale dipenderà a sua volta dalla qualità del gameplay. Come vedremo, però, le dinamiche di gioco non sapranno sostenere il plot in modo così convincente come invece ci si sarebbe aspettato.
    Whispering Willows mescola in qualche modo alcune dinamiche tipiche dei platform e delle avventure grafiche bidimensionali. Quello che il giocatore sarà chiamato a fare, in altre parole, sarà esplorare i vari ambienti della tenuta Willows, e risolvere alcuni enigmi che permetteranno di avanzare nella storia. La natura di queste sfide, spesso e volentieri, si risolverà nel ritrovare un determinato oggetto, o nel parlare con un dato personaggio. Possiamo dire senza particolare timore di essere smentiti che l’unico elemento che risalta in questo sistema di gioco, fruibile unicamente via tastiera, è dato dalla presenza dell’alter ego ultraterreno di Elena. Questa particolare versione della protagonista, infatti, può fluttuare, raggiungere altezze altrimenti inaccessibili, infiltrarsi attraverso crepe e interagire con determinati oggetti. La capacità più incisiva, in ogni caso, sarà quella di poter parlare con le anime che vagano per la magione, di modo da scoprire nuovi particolari dei protagonisti e soprattutto cercare di avanzare nella storia. Va da sé che sfruttare queste due “anime” della protagonista principale equivale in un certo senso a disporre di due personaggi separati: laddove non arriva la versione fisica di Elena, in altre parole, può riuscire la sua controparte ultraterrena. Tutto ciò ha permesso agli sviluppatori di ricreare alcune situazioni ed enigmi risolvibili alternando le due protagoniste; l’esempio più banale, in questo senso, riguarda la presenza di un determinato ostacolo, come una porta chiusa, aggirabile grazie all’azione dello spirito di Elena, che potrà sbloccare la situazione andando ad agire su un determinato meccanismo capace di aprire proprio la porta che ci ostacolava.
    Questa particolare feature del titolo, in ogni caso, non va a risolvere quella sensazione generale di lentezza che pervade l’intera produzione; nonostante la longevità complessiva sia esigua (circa tre ore), dunque, il giocatore potrebbe ritrovarsi dopo poco a fare i conti con una possibile sensazione di noia, scaturita anche dal possibile backtracking. Girare liberamente tra i locali della magione Willows, infatti, avrà come conseguenza primaria quella di rendere più difficoltosa la ricerca degli oggetti richiesti. Sarà molto importante, dunque, esplorare attentamente tutti gli ambienti in cui ci si ritroverà, e fare attenzione ai possibili oggetti con cui si potrà interagire. Non riuscire a scorgere un oggetto utile al primo colpo, spesso, farà sì che non si possa risolvere un determinato enigma, e difatti bloccherà il giocatore nel prosieguo della storia. Tutto ciò, come ben si intuisce, costringerà a tornare indietro sui propri passi, e a ricominciare la fase di ricerca, compassata e lenta a causa della scarsa velocità della protagonista.
    Uno dei modi in cui gli sviluppatori hanno pensato di rimediare a questo ritmo poco esaltante, probabilmente, è rappresentato dall’introduzione di alcuni momenti in cui la protagonista dovrà correre a perdifiato, di modo da sfuggire a delle oscure presenze che la inseguono. L’idea, in un gioco in cui si dovranno visitare cripte e giardini labirinto, ha una sua fondatezza, ma c’è da dire che questi espedienti spesso falliscono a causa dello scarso livello di difficoltà (basterà correre il più possibile in direzione opposta alla minaccia), e al poco incisivo impatto emotivo. Troppo poco, dunque, per un gioco che secondo gli sviluppatore dovrebbe promettere un’esperienza horror, capace di far venire ”la pelle d’oca”.
    Prima di approdare su PC, MAC e Linux, Whispering Willows ha fatto la sua originale apparizione su OUYA, la console Android su cui tanto è stato detto e scritto. L’aspetto grafico del titolo sembra essere diretta conseguenza di questa iniziale direzione di sviluppo: quella che ci si trova davanti, infatti, è una realizzazione bidimensionale leggera e pulita, che si segnala come uno degli elementi più piacevoli dell’intera produzione. Il titolo, almeno in riferimento alla versione da noi provata, quella PC, scorre via senza problematiche dal punto di vista hardware.
    Per quanto riguarda il versante audio, invece, non si segnalano particolari capaci di rimanere nella memoria del giocatore per tanto tempo; è possibile dire che le atmosfere fosche e tetre del titolo, in buona parte, siano da attribuire ai meriti della realizzazione grafica, piuttosto che a quella audio, che da par suo regala solo qualche accelerazione di ritmo nei momenti più concitati. L’assenza di un qualsivoglia doppiaggio, poi, ci dà l’opportunità di parlare della localizzazione del titolo: è pur vero che in un più occasioni sono presenti disattenzioni ed errori, ma considerando il carattere della produzione, l’aver voluto proporre una traduzione italiana (dei soli testi relativi al gioco, non di quelli dei menù delle impostazioni) merita in ogni caso un plauso.

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