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mercoledì 16 settembre 2015

Incell

  • Piattaforme:PC

  • Genere:Azione

  • Sviluppatore:Nival Interactive

     

     

    È molto probabile che in pochi, ben o mal informati che siano, abbiano già sentito parlare di Nival. Si tratta di una software house indipendente situata in Russia che, dopo anni passati a sviluppare strategici a tema militare, ha scelto recentemente di muovere i primi passi in una seconda, nascitura direzione del gaming contemporaneo. Con Nival VR, dipartimento specializzato nella realizzazione di titoli in grado di sfruttare i visori per la realtà virtuale, la società ha dato il via a un progetto davvero singolare, il cui scopo è di unire spirito ricreativo e piglio pedagogico in una serie di piccole produzioni digitali di stampo arcade. Il primo step di questo percorso si chiama InMind, più che un videogioco in senso stretto un prototipo completabile in non più di una manciata di minuti. Distribuito a inizio anno su Steam, iOS e Android in formula Free-to-Play, il titolo voleva approfondire il funzionamento del sistema nervoso direttamente dal suo interno, ovviamente tramite schematica ricostruzione virtuale. InCell è semplicemente l’evoluzione naturale di quel primo esperimento grezzo, reso ora un po’ più accattivante per la media utenza non soltanto perché finalmente portatore di una sfida ludica reale, ma anche in quanto fruibile perfettamente anche con i tradizionali pad e tastiera. Classici sistemi di controllo, questi ultimi, sui quali, è bene specificarlo, la nostra prova si basa integralmente. Dunque, che siate biologi in erba o semplici fan di Esplorando il corpo umano, preparate le valigie: la destinazione, questa vota, è l’interno di delle cellule.
    Nell’anno 2134 le ricerche in campo medico hanno conquistato traguardi inimmaginabili. Tra le invenzioni tecnologiche più avanzate e rivoluzionarie ce n’è una capace di rimpicciolire l’essere umano a dimensioni microcellulari, per cui, accompagnato da un’assistente sintetica, gli è consentito l’accesso agli organuli della cellula prescelta per osservarne lo stato di salute direttamente in loco. InCell ci consentirà di visitare le profondità di tre unità biologiche malate per curarne le infezioni in corso, a patto che se ne raggiunga il nucleo prima dell’effettivo attacco virulento, iniettandovi il vaccino in tempo. Prima di gettarci a capofitto nell’impresa, però, ci attenderà un breve tutorial atto a spiegare le pochissime meccaniche di gioco con cui è necessario prender presto confidenza. Il titolo è categorizzabile nel filone dei twitch arcade, che sfrutta un incedere in-game rapido e continuo per misurare la reattività del giocatore lungo percorsi cosparsi di ostacoli. Selezionato il livello di sfida –ve ne sono appunto tre, da Medium ad Extreme– si sceglie il primo dei tanti organuli da affrontare per spingersi step by step sempre più vicini al nucleo. Ci si trova quindi a dover percorrere stage di forte stampo scenografico e, soprattutto, incentrati su lunghe piste tubolari, che attraversano gli organuli in maniera sinuosa da principio a fine. L’utente, beneficiario di una visuale in prima persona e abbandonato all’avanzamento automatico della propria vettura cibernetica, dovrà semplicemente guidare il mezzo a destra e sinistra al fine di evitare pareti rallentanti e, nel contempo, intercettare specifici pannelli verdi utili al boost. Ad agevolare l’impresa interviene solamente un’interfaccia che mostra a schermo due parametri da tenere sempre sott’occhio; il primo rappresenta la distanza in secondi che ci separa dall’ondata di virus che avanza alle nostre spalle, azzerata la quale saremo costretti a ricominciare la nostra corsa daccapo, ovvero dall’organulo più distante dal nucleo; il secondo, invece, riguarda il numero di proteine raccolte di corsa in corsa. Proprio queste ultime rivestono un ruolo decisivo nel concludere con successo ciascuna partita, trattandosi di una vera e propria unità di scambio utile a ottenere certi benefici nelle gare successive. Al termine di ogni livello, infatti, il software propone di scambiare un certo quantitativo dei protidi accumulati con uno di due bonus a scelta, che variano da una percentuale d’incremento della velocità del nostro bolide a qualche secondo in più per distanziare il virus, fino a una maggiore secrezione enzimatica nell’arco dei successivi tracciati e altri ancora.
    All’anima da racing arcade puro si aggiunge quindi una componente tattica che dona un pizzico di personalità in più all’intera esperienza, rimpolpata dal fatto che, scambio di proteine a parte, anche la scelta degli specifici organuli da percorrere man mano dovrebbe avere una certa rilevanza. Scegliere di gareggiare su un ribosoma, un mitocondrio o un lisosoma incrementerà specificamente alcuni valori del nostro mezzo di trasporto, ed è dunque decisione da ponderare con discreta attenzione. Discreta, ma non eccessiva, poiché in modalità Medium e Hard il livello di sfida si fa sentire davvero poco, a discapito dei buoni propositi forniti dal gameplay. La competizione diventa seria soltanto giunti alle soglie del terzo stage, quell’Extreme Mode che, alla prova dei fatti, rende invece fin troppo onore alla propria nomea, dimostrandosi impossibile da completare senza sfoderare una performance pressoché perfetta. La curva di difficoltà, insomma, impenna con troppo vigore sul finale e tende a demoralizzare inevitabilmente finanche il gamer più allenato. Va detto, comunque, che i developer non stanno affatto ignorando il problema, e si sono anzi adoperati da subito per rilasciare una prima patch proprio a sostegno di un maggiore bilanciamento generale.
    Come il prodotto suo predecessore, InCell tenta d’iniettare un po’ di linfa didattica tra le sopraccitate meccaniche da videogame duro e puro. A ben vedere, lo sforzo si manifesta quasi esclusivamente negli intermezzi tra una sessione corsistica e la successiva, per cui, al cospetto di ogni organulo ancora inesplorato, la voce robotica della nostra collaboratrice interverrà a spiegarne sommariamente la funzione all’interno dell’organismo, che sarà poi sempre ribadita all’approcciarsi di ogni nuovo organulo della stessa specie tramite apposite didascalie. Non siamo comunque di fronte a un serious game in senso stretto: l’opera Nival non possiede né ambizioni enciclopediche né piglio formativo, ma manifesta il solo desiderio di stuzzicare superficialmente la curiosità dell’utente, il quale, dato l’incipit interattivo, potrebbe scegliere di approfondire gli argomenti trattati anche in territorio extra ludico. L’esperimento non è privo di fascino, ma pecca tuttavia di scarsa incisività, poiché le sole parole faticano a trovare effettivo appoggio in un corrispettivo scenico adeguato nella pur breve durata dell’esperienza. Detto altrimenti, gli ambienti microcellulari si somigliano un po’ tutti, e per di più non vantano una cifra artistica particolarmente accattivante né di un dettaglio grafico generoso, aspetti probabilmente dettati dalla natura a basso budget della produzione. Quantomeno, il titolo vive di un’atmosfera adeguata e piacevole, densificata, in particolar modo, da una mini colonna sonora in tre brani elettronici dai ritmi rilassati e sognanti.

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