Piattaforme:PC
Genere:Strategico
Data uscita:Giugno 2016
Camminando tra le stanze della location allestita per l'evento dedicato alla line-up di Focus Home Interactive, ci è apparsa quasi dal nulla una di quelle cose che non ti aspetti, un bel giocone dedicato a Space Hulk.
Ok, giochi belli dedicati a Warhammer 40K ce ne sono stati, e in particolare nel recente periodo Games Workshop
sembra aver affidato la sua licenza a un bel po’ di team abili, però
col nome Space Hulk non ricordiamo nulla di anche solo lontanamente
degno spuntato di recente, e vedere un fps incentrato sul marchio già ci
ha sorpreso, figuriamoci poi quando abbiamo capito che allo sviluppo
c’erano gli Streum On.
Nel caso non sappiate di chi stiamo parlando, questi sono i tizi che hanno sviluppato E.Y.E. Divine Cybermancy,
ex modder con i testicoli quadri, capaci di tirar fuori un gioco per
pochissimi, ma ricco di idee e meccaniche complesse come pochi altri
sparatutto ibridi al mondo. Ragazzi con un certo talento, in poche
parole, anche se non esattamente propensi alla creazione di titoli
“accessibili”. Capirete quindi la nostra felicità nel vederli ancora al
lavoro su un altro titolo ricco di atmosfere dark e fantascienza.
Space Hulk: Deathwing,
questo il nome dello sparatutto, vi mette nei panni di uno Space Marine
nella temibile compagnia omonima, armato fino ai denti e impegnato a
esplorare una gigantesca nave alla deriva nello spazio. A voi il compito
di scoprire il destino del team mandato in esplorazione prima della
vostra missione, di cui si son perse le tracce, e possibilmente anche
quello di salutare gli abitanti alieni della nave a suon di mazzate e
proiettili in faccia. Perché un’accoglienza calorosa è importante.
Deathwing
nasce come sparatutto cooperativo a tre giocatori, anche se è
tranquillamente giocabile in singleplayer con due compagni guidati
dall’intelligenza artificiale. La base su cui tutto poggia è molto
semplice: voi controllate un bestione in armatura che deve ammazzare
tutto ciò che rappresenta una minaccia durante l’esplorazione del
relitto spaziale sopracitato. La mappa della nave, peraltro, è visibile
da subito ed è piuttosto estesa, oltre che piena zeppa di xenomorfi
parecchio incavolati.
Che ci fossero alieni da ammazzare era
scontato, meno automatico invece ci riusciva pensare al relitto come a
una sorta di gigantesco nemico da affrontare, ma gli sviluppatori hanno
precisato che le difese sulla nave stellare sono ancora tutte attive, e
che trovarsi in una stanza piena di torrette non sarà piacevole, a patto
che non si riesca ad utilizzare l’hacking su alcune di loro per
facilitarsi la vita.
Se già non lo aveste notato dalla
presenza di meccaniche di hacking appena descritta, Space Hulk:
Deathwing non è uno sparatutto comune. Gli Streum On hanno innanzitutto
tarato la difficoltà verso l’alto, inserendo nel gioco nemici
estremamente mobili e aggressivi, che respawnano in continuazione a
ondate per non dare mai un attimo di tregua al giocatore. Le uniche
pause saranno ottenibili aprendo dei portali che riportano a bordo della
nave madre dei Dark Angels (di cui la vostra compagnia di marine fa
parte) e permettono di modificare l’equipaggiamento dei propri
personaggi tra una sortita e l'altra.
L’assalto continuo dei
nemici e la diversificazione degli equipaggiamenti danno vita a uno
shooter frenetico e arduo, dove sfruttare le armi e gli oggetti in modo
intelligente è cruciale e le abilità utilizzabili non mancano. La
software house ha sicuramente sfornato un prodotto meno eccessivo di
E.Y.E. ma la ruota di abilità dei marine resta impressionante, e oltre a
contenere poteri psichici molto utili vanta anche poteri di cura e
tecniche legate alle armi usate, il tutto preso a vangate dall’universo
di Games Workshop.
La potenza delle automatiche ci ha stupito
positivamente, ma al contempo il feeling restituito dalle mazzate di un
marine specializzato nel corpo a corpo ci è parso gustosissimo, così
come spassose e rapide sembrano le Lightning Claws e le tante altre armi
da taglio disponibili.
Lo diciamo in tutta
sincerità, era da tempo che non vedevamo un gioco capace di catturare
l’atmosfera di Space Hulk in questo modo. Le porte di acciaio che
vengono buttate giù a spadate, i Genestealers che escono da tutti i lati
e attaccano senza sosta, il numero mostruoso di armi equipaggiabili e
abilità utilizzabili, e il senso di oppressione costante trasmesso dal
gioco ci hanno davvero catturato, portando la dimostrazione degli Streum
On ad essere uno dei punti più alti dell’evento di Parigi.
È
chiaro che questi ragazzi non hanno voluto fare compromessi e hanno
mantenuto una struttura ibrida tra shooter e gdr, con rami di skill
multipli da sviluppare e meccaniche innumerevoli da padroneggiare, in
una campagna che parte già difficilotta e si fa gradualmente sempre più
punitiva, con tanto di nemici enormi e corazzati da sconfiggere nei
meandri della nave.
Ci piace. Di brutto.
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