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sabato 4 giugno 2016

Hard Reset Redux


  • Piattaforme:PC

  • Genere:Sparatutto

  • Sviluppatore:Flying Wild Hog

  • Data uscita:Agosto 2016

     

     

    Lo sviluppatore Flying Wild Hog ha di certo mostrato una particolare cura nei confronti di uno dei suoi prodotti di punta, ovvero Hard Reset; uscito originariamente nel 2011, questo sparatutto in prima persona ha visto poi nel 2012 l’arrivo di una versione Extended, e ora di una scintillante edizione rivista e ampliata. Scopriamo allora se Hard Reset Redux riesce nella duplice impresa di far riappassionare i fan della prima ora, nonché di intrigare nuovi utenti.

    Hard Reset Redux comprende tutti i contenuti rilasciati dal 2011 ad oggi: ciò significa che, accanto ai sette livelli che compongono la campagna originaria, trovano posto anche le cinque ambientazioni incluse nella versione Extended, nonché la modalità survival, anch’essa introdotta nel 2012.
    Il fulcro della narrativa, dunque, è sempre il maggiore Fletcher, che verrà invischiato in una storia fatta di una città oramai in balia delle macchine, di corporazioni senza scrupoli, e di personaggi che non riveleranno immediatamente la loro vera natura. Dal punto di vista della narrazione vera e propria, come prevedibile, Hard Reset Redux non propone alcun cambiamento di sorta: il compito di illustrare la vicenda, infatti, è affidato alle ormai familiari cutscene statiche, e presentate a mo’ di fumetto. Consci di questo, abbiamo iniziato la campagna principale memori della nostra esperienza precedente col titolo; la prima immagine che ci è venuta alla mente, ripensando alla nostra prima run di Hard Reset, includeva proprio un quadro pieno di esplosioni, ferraglia assortita, e livelli pieni di elementi da distruggere e far esplodere. Il primo impatto con Hard Reset Redux, in effetti, è stato proprio così, anche se di tanto in tanto ci siamo sentiti un po’ disorientati; la disposizione dei nemici, ora, appare leggermente differente dal passato, mentre non hanno subito variazioni gli obiettivi da raggiungere. Difatti, per la maggior parte del tempo il giocatore sarà chiamato ad attivare interruttori che, una volta innescati, garantiranno l’accesso a nuove aree pullulanti di nemici da abbattere. Il fulcro dell’esperienza di gioco, ovvero la possibilità di sparare all’impazzata e di far saltare in aria praticamente ogni cosa presente su schermo, è ancora ben radicata, e in effetti ci ha ricordato con quanta soddisfazione abbiamo affrontato, nel 2011, la nostra run originaria. Vero è però che, dal punto di vista del gameplay, il gioco non mostra numerose differenze sostanziali; anche in Hard Reset Redux, infatti, partiremo con due armi di base, corrispondenti a un fucile d’assalto e ad un fucile al plasma. Le consuete cabine sparse per i livelli, poi, consentiranno di effettuare l’upgrade dell’equipaggiamento e delle armi; ciò permetterà di contare su dei veri e propri arsenali mobili comprendenti attacchi pesanti e a corto raggio, ma anche soluzioni capaci di immobilizzare i nemici per breve tempo.


    Le aggiunte più evidenti di questo Hard Reset Redux, in ogni caso, coinvolgono i combattimenti. Durante uno dei primi livelli di gioco, infatti, incontreremo una nuova tipologia di nemico, quella dei zombie cyborg. Di per sé, questa minaccia non presenta particolari pericoli, visto che i non morti si limiteranno esclusivamente a camminare verso di noi. La loro presenza, però, oltre ad essere assai indicata in alcuni livelli (pensiamo allo stage ambientato nell’ospedale), rappresenta il complemento alla nuova arma inserita nel gioco. Durante la parte centrale del quarto livello, infatti, entreremo in possesso della cyber katana: una nuova, goduriosa opzione per gli attacchi corpo a corpo. C’è da dire che utilizzare indiscriminatamente quest’arma contro qualsiasi tipo di nemico, in effetti, vorrà dire andare incontro a morte certa, considerato che alcune delle macchine ribelli che ci daranno addosso sono pensate proprio per esplodere nelle nostre vicinanze. Se ci si lancia con la propria katana contro avversari di questo tipo, dunque, il risultato non può essere che la propria dipartita.
    Al contrario, la katana brilla proprio negli scontri contro i nuovi zombie cyborg, ma anche – insospettabilmente – contro i robot lenti e di maggiori dimensioni, a causa anche di una nuova aggiunta al gameplay, ovvero lo scatto rapido. Questa nuova mossa, in sostanza, rappresenta uno spint iniziale di maggiore portata rispetto allo scatto tradizionale, che si rivela di grande utilità proprio negli scontri in cui il nostro avversario cerca di correre velocemente verso di noi, oppure sta sventagliandoci contro missili e proiettili vari. La mossa in questione è talmente utile che, paradossalmente, rende a volte più semplici gli scontri più concitati, difatti mitigando il livello di difficoltà che, comunque, rimane sempre intenso, specie ai livelli più alti. Per quanto riguarda il sistema di controllo, va constatato un migliore feedback del gioco rispetto ai comandi impartiti via pad; in ogni caso, vale la pena sottolineare comunque come l’opzione regina, sotto questo punto di vista, sia ovviamente rappresentata dall’accoppiata mouse e tastiera.

    Sotto il profilo grafico, i ritocchi maggiori hanno riguardato il sistema di illuminazione, che in alcune situazioni propone un aspetto piuttosto differente rispetto alla versione del 2011. Non sembra si possa dire lo stesso delle texture, che per gli standard attuali sembrano mancare, talvolta, di una buona definizione. Difatti, questo Hard Reset Redux non propone, dal punto di vista grafico, un feeling complessivo così differente dall’originale: da questa angolazione, probabilmente, si poteva fare di più. In ogni caso, sono soprattutto i livelli ambientati all’aperto, inseriti con il DLC del 2012, quelli che beneficiano del rinnovato sistema di illuminazione, proponendo scorci di una certa qualità.Quello che si presentava come un gioco tutto sommato leggero nel 2011, poi, ha mantenuto tale vocazione anche in questa nuova versione aggiornata; Hard Reset Redux è difatti un gioco leggero dal punto di vista hardware, e che presenta dei caricamenti realmente più rapidi rispetto alla controparte originale. Il solo caricamento iniziale, ad esempio, ora richiede circa la metà del tempo impiegato dalla versione di cinque anni fa. La leggerezza appena citata fa il paio, poi, con una consistente scalabilità: un fattore, questo, che consente di intervenire con precisione su differenti aspetti relativi a filtri e componenti grafiche avanzate.
    Ottimo, infine, il comparto audio, che propone accompagnamenti sonori in linea con l’ambientazione cyberpunk, e un doppiaggio in inglese (con sottotitoli in inglese) senza particolari sussulti.

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