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giovedì 8 maggio 2014

The Shivah

  • Piattaforme:iPhone, PC

  • Genere:Avventura grafica

  • Sviluppatore:Wadjet Eye Games

  • Data uscita:21 novembre 2013 (PC) - 17 dicembre 2013 (iOS)

     

     

    Wadjet Eye Games è un nome che, se si è appassionati di avventure grafiche, si dovrebbe conoscere abbastanza bene: la realtà indipendente creata nel 2006 da Dave Gilbert, infatti, ha saputo crescere ed espandersi fino a diventare un punto di riferimento per gli appassionati del genere. Proprio il primo progetto creato dal piccolo studio newyorchese in questione, The Shivah, è stato proposto su Steam in un’edizione rivista e migliorata. Approfittiamo dell’occasione, allora, e scopriamo cosa può offrire il rinnovato The Shivah: Kosher Edition, avventura grafica bidimensionale peraltro disponibile anche su iOS a € 1,79 e proposta sulla piattaforma di digital delivery di Valve a € 4,99.

    Il rabbino Russel Stone è un uomo che sembra aver perso fiducia in sé stesso e nelle persone che gli stanno attorno: ridotto a una figura ormai impotente e aggrappata all’altare della propria sinagoga vicina alla bancarotta, il personaggio principale di The Shivah dà l’impressione di non avere più certezze. Una sera qualsiasi, dopo l’ennesima funzione infruttuosa, il nostro viene avvicinato dalla polizia; il motivo della visita è una vecchia conoscenza del rabbino, che prima di morire ha deciso di lasciare una ingente somma di denaro allo stesso Stone. Tutto ciò porterà il protagonista a indagare su una faccenda legata col proprio passato. Non sembra il caso di andare oltre la descrizione della trama del titolo, considerato soprattutto che l’intera vicenda durerà poco più di un’ora; appare decisamente più interessante, allora, parlare delle tematiche proposte dalla produzione in questione, che si concentrerà sulla crisi di vocazione di Stone. Parlare di problemi religiosi, e soprattutto degli intensi rapporti umani che possono sorgere all’interno di una sinagoga, è un qualcosa che non si vede in ogni videogioco; se a ciò si aggiunge tutto un sottobosco di personaggi loschi e legati a situazioni non proprio limpide, balordi e malavitosi, si può comprendere come The Shivah possa risultare interessante agli occhi dei giocatori maggiormente sensibili ai titoli che puntano molto sullo sviluppo del plot.
    Dal punto di vista della narrativa, dunque, non siamo davanti al cast di quattro personaggi principali visto in Resonance, titolo sviluppato da XII Games e pubblicato proprio da Wadjet Eye Games, ma la cura posta nella realizzazione del rabbino Stone restituisce un personaggio tutto sommato rotondo e ben definito. La breve durata del titolo consente di approfondire ulteriori aspetti solo di un altro paio di protagonisti, ma nel complesso la narrazione e la contestualizzazione di alcuni personaggi rientrano di sicuro negli aspetti più positivi del titolo.
    Dal punto di vista del gameplay, The Shivah si presenta come un’avventura grafica bidimensionale tutta incentrata sui dialoghi e le intuizioni del giocatore. Il tipo di enigmi proposti dal titolo, infatti, non richiederà tanto la raccolta di oggetti e l’interazione con gli stessi, quanto la ricerca di particolari e informazioni che poi dovranno essere utilizzati al momento opportuno nel confronto con gli altri personaggi. Tanto per fare un esempio, il titolo prevederà più volte l'utilizzo di vari computer, richiedendo inoltre l’inserimento di password e username. Per trovare questi preziosi dati, dunque, il giocatore dovrà rifarsi ai pochi elementi in proprio possesso, che potrebbero essere oggetti, pure e semplici informazioni raccolte precedentemente, oppure alcuni termini “tecnici”, legati cioè alle pratiche religiose ebraiche, rintracciabili sul piccolo vocabolario in possesso del rabbino Stone.
    La raccolta e l’utilizzo di queste informazioni sono resi possibili grazie al completo menù di gioco, che oltre l’inventario include tutti gli indizi raccolti da Stone. Così come visto in altri titoli Wadjet Eye Games, dal punto di vista meramente pratico un dato indizio verrà rappresentato da una semplice voce selezionabile all’interno di una sezione apposita dell’inventario. Queste varie voci, alla stregua di un qualsiasi oggetto raccolto, possono essere combinate tra di loro, di modo da creare nuove informazioni e indizi, essenziali allo sviluppo della vicenda. Insomma, coerentemente col periodo di sviluppo del titolo originale, sembra più che lecito dire che quello visto in The Shivah rappresenta una sorta di primo tentativo, un’introduzione al più complesso sistema proposto dallo stesso sviluppatore in titoli più recenti. Se si pensa ancora una volta a Resonance, ad esempio, le analogie sono evidenti, laddove nel titolo XII Games era possibile sostanzialmente combinare la maggior parte degli elementi presenti su schermo per formare degli argomenti di discussione utili per proseguire nella storia.
    Ciò che risulta da questa breve analisi, dunque, è un gameplay totalmente al servizio della storia narrata, che non proporrà quasi mai elementi di possibile frustrazione, lasciando totalmente spazio alla comprensione dei dialoghi e delle informazioni raccolte durante il gioco. Tutto ciò è di vitale importanza perché le differenti scelte compiute dai giocatori durante le interazioni tra Stone e i personaggi potranno portare a tre finali differenti, che segneranno diversi destini per il rabbino protagonista del titolo. Anche per questo, dunque, appare molto utile la possibilità di salvare in ogni momento e prima di ogni possibile scelta importante: un fattore, questo, da non prendere per scontato soprattutto in avventure grafiche dalla durata estremamente esigua come The Shivah.
    Rispetto alle primissime versioni, in questa Kosher Edition il titolo ha subito un pesante restyling grafico, che allinea The Shivah all’aspetto tipico delle avventure Wadjet Eye Games; ciò significa, in buona sostanza, che i giocatori avranno davanti un titolo che riporterà i più nostalgici indietro nel tempo, al periodo delle console a 8 e 16 bit.
    Personaggi e ambienti, dunque, presenteranno un aspetto pixelloso che non risulterà mai fastidioso, e che anzi consente di dare una originale connotazione ad ambientazioni e personaggi. Questo particolare aspetto, tra le altre cose, riesce in qualche modo a creare un’astrazione tra i temi narrati e il puro e semplice aspetto visivo, fatto questo che aiuta molto a immergere il giocatore nella breve vicenda narrata; non è poi da trascurare il fatto che il caratteristico comparto grafico consente al titolo di girare su una vastissima fetta di configurazioni Windows.
    Decisamente positivo il comparto audio, che include numerose musiche di accompagnamento, diversificate per i vari ambienti che si andranno a visitare. Già dalla schermata iniziale del titolo, peraltro, si potrà iniziare ad apprezzare la fattura di queste piccole composizioni, cui si vanno ad affiancare le voci dei vari personaggi. La recitazione in inglese è di buona fattura nella maggioranza dei casi, sebbene a volte sia possibile notare qualche discrepanza nel volume di alcune linee di dialogo. Ciò è riscontrabile soprattutto durante alcune scene in cui i personaggi si esprimono in maniera concitata: in questi particolari frangenti, infatti, la sensazione è quella che la registrazione stessa delle voci sia stata effettuata a un volume troppo alto, restituendo a volte distorsioni e piccole imprecisioni nella resa finale.
    Da segnalare, infine, la presenza dei bloopers, dedicati agli errori e alle performance fantasiose dei vari doppiatori, nonché la possibilità di giocare l’intero titolo con l’aggiunta dei commenti degli sviluppatori. 

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