Piattaforme:PC
Genere:Sparatutto
Data uscita:1 giugno 2015
"Il mio nome non è importante. Quello che conta è ciò che sto per fare. Odio questo mondo e i vermi che banchettano sulla sua carcassa. La mia vita non è che odio freddo e amaro, e ho sempre voluto morire di morte violenta. È il momento della vendetta, e nessuna vita è meritevole di salvezza. Ne seppellirò quanti più potrò. È tempo che io uccida. Ed è tempo che io muoia."Queste parole, assieme a un furbo trailer montato per accendere gli animi e fare facile propaganda sensazionalistica, hanno completamente alterato la percezione di un gioco che è a conti fatti qualcosa di ben diverso da quanto inizialmente ci si aspettava. A posteriori, quella tempesta di polemiche che avrebbe potuto assumere proporzioni ancora più grandi, oggi fa veramente sorridere. E fa tenerezza almeno quanto l'innocuo livore del protagonista senza nome, che pare più una macchietta da teatrino di quart'ordine anziché l'incarnazione del Maligno sulla Terra.Hatred è un sparatutto con visuale isometrica piuttosto classico, con nessun vero elemento distintivo rispetto agli altri titoli che circolano e circolavano nel mercato. Le poche missioni che dovrete superare sono strutturate come se fossero composte da una sequela sconnessa di obiettivi secondari, finalizzati all'uccisione dissennata di qualunque essere umano si trovi nelle vicinanze. Obiettivi secondari che fungono però da utili checkpoint, senza i quali sarete costretti a ricominciare da capo il livello, ripetendo ossessivamente le stesse azioni di guerriglia urbana nella speranza di non essere aggrediti da poliziotti in grado di colpirvi a morte da ben oltre l'inquadratura di gioco.Tra fare fuori tutti gli ospiti di un albergo, sterminare agenti in una stazione di polizia o uccidere un numero predefinito di civili, non troverete nessuna sostanziale differenza: i cittadini scapperanno in preda al terrore proprio delle bestie portate al macello, imploreranno pietà tutti allo stesso modo durante le esecuzioni, e non vi trasmetteranno mai alcun tipo di empatia. Si faranno riempire di pallottole con grande facilità, perché sono in realtà solo degli oggetti che vi servono per recuperare la salute tutte le volte che li farete fuori con brutalità. Lo stesso vale naturalmente anche per i poliziotti, che saranno però adeguatamente armati e capaci di colpirvi da ogni direzione, senza farvi capire da dove stiano effettivamente arrivando le pallottole. Questo grosso problema, specialmente nella seconda metà dell'avventura, diventa una grande fonte di frustrazione. Mirare manualmente più in profondità per scorgere e abbattere i nemici significa concentrarsi solo su un angolo della schermata, diventando così un facilissimo bersaglio impossibilitato a rispondere adeguatamente al fuoco dei poliziotti. I conflitti si trasformano spesso in un incontrollato bailamme dal quale è meglio fuggire per cercare di riorganizzarsi e affrontare la minaccia con un po' più di ordine, ma in alcune mappe al chiuso questa possibilità vi è preclusa e vi ritroverete a fare la fine dei topi. Sarete costretti insomma ad affidarvi alla buona sorte e a qualche elemento dello scenario da far esplodere, mentre sparate all'impazzata cercando di superare le ondate di nemici alla bell'e meglio.
L'aspetto lugubre di Hatred, con luttuose tonalità di grigi, è una buona scelta artistica che funziona solo a metà, perché l'eccessiva presenza monocromatica degli scenari tende spesso a creare un impasto coi nemici che vi vengono incontro. E considerando che non potrete sempre osservare con prontezza i puntini rossi sulla minimappa, sarebbe stato più intelligente rendere immediatamente visibili i vostri avversari, soprattutto perché sono già avvantaggiati nei conflitti a fuoco sulla lunga distanza.
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martedì 9 giugno 2015
Hatred
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