Ethero

giovedì 11 giugno 2015

The Masterplan

  • Piattaforme:PC

  • Genere:Strategico

     

     

    Dopo ben 9 mesi trascorsi a essere rifinito e migliorato in ogni suo aspetto, The Masterplan ha finalmente fatto il grande passo dallo stato di Accesso Anticipato alla pubblicazione vera e propria su Steam in versione definitiva. Insomma, il team finlandese di Shark Punch ce ne ha messo di tempo, ma da pochi giorni questo simulatore di rapine con visuale dall’alto si può acquistare a 14,99 euro e, sebbene il 9 di media su Steam ci paia francamente esagerato, siamo di fronte a un titolo davvero interessante, soprattutto per chi ha sempre voluto assistere all’azione e alle dinamiche di Payday 2 da un altro punto di vista. Non che The Masterplan assomigli al FPS di Overkill Software o tantomeno alle “Heist” di GTA V, ma visto che di rapine si tratta con tutto quello che ne consegue (preparazione, ostaggi, fuga finale), qualche vicinanza c’è comunque. 
    The Masterplan cerca però di trovare la sua via originale al genere scegliendo innanzitutto gli anni ’70 come cornice storica, scenografica e musicale (davvero valida la colonna sonora) e, come seconda felice intuizione, una visuale dall’alto e una cura grafica inaspettata per una produzione di questo livello. Certo, nulla di travolgente, ma ogni location è realizzata con grande cura dei particolari e tanti piccoli dettagli dimostrano una grande attenzione degli sviluppatori nel ricreare un’atmosfera a suo modo unica. Ecco perché il primo impatto con The Masterplan convince pienamente, nonostante un tutorial un po’ troppo avaro di informazioni che di fatto ci ha costretti a imparare diversi aspetti del gioco con il passare dei livelli. Come dicevamo prima, The Masterplan ruota attorno alle rapine, o meglio a qualsiasi tipo di rapine (negozi, banche, sale giochi, ristoranti ecc.). La prima cosa da fare è scegliere il colpo da eseguire mentre siamo rintanati nella nostra base sporca e puzzolente. In questa fase di gioco dobbiamo anche “acquistare” dei complici, ognuno dei quali è portato a una certa abilità, oltre ad armi e munizioni che si sbloccano nel corso del gioco. Si inizia quindi con pochissimo arsenale e con ancor meno uomini (comincerete con soli due personaggi), ma visto che i complici, una volta morti, lo rimangono per sempre, il cambio di alleati è una costante del gioco e spinge a fare in modo di non sacrificare troppo i nostri uomini nel corso delle rapine. La questione dei soldi è infatti fondamentale in The Masterplan. Acquistare armi, munizioni e complici costa, così come rimediare ai casini fatti se nel corso di un colpo uccidiamo una o più persone. Ecco perché, invece di entrare in una banca e massacrare tutti attirando così immediatamente le forze dell’ordine, conviene molto di più tentare un approccio stealth o comunque non sanguinoso.
    È questo in fondo il bello di The Masterplan, non tanto per quanto riguarda la preparazione del colpo, che infatti non è affatto dettagliata come ci si aspetterebbe, quanto più per le dinamiche di gioco che portano a fare tutto di nascosto e a usare i PNG come alleati involontari. Nei colpi meno complessi basta infatti una pistola giocattolo o una scarica di pugni per spaventare i civili e costringerli a consegnarci chiavi, a farci passare in determinate location e a facilitarci comunque il compito. Meglio poi se facciamo tutto questo lontano dallo sguardo di altri PNG per non farli insospettire, ma riuscire a terminare il colpo con successo senza colpo ferire non è affatto semplice e questo sia per meriti, sia per alcuni difetti del gioco. I meriti sono essenzialmente quelli di un’intelligenza nemica sufficientemente sviluppata e di un sistema che, per convincere i PNG a ubbidirci, si affida a un cono di luce prodotto dalla nostra arma che deve sempre circondare la persona che stiamo minacciando. Non appena questa esce dal cono luminoso, inizia a scappare o a raggiungere un telefono per chiamare soccorsi, costringendoci spesso a ucciderla con tutte le conseguenze negative che ne conseguono. Questo sistema crea sempre una certa tensione e costringe sempre a stare attenti al nostro posizionamento e a quello dell’ostaggio. 
    Da segnalare poi l’ampia libertà lascia al giocatore nell’affrontare i colpi, che nonostante alcuni obiettivi di massima, possono essere portati a termine nei più svariati modi, soprattutto quando dobbiamo controllare diversi membri del gruppo ognuno con un suo incarico preciso. Volendo è poi possibili premere la barra spaziatrice e rallentare notevolmente il gioco mettendolo quasi in pausa. Non che The Masterplan sia un titolo dal ritmo furibondo e scatenato, ma questa opzione viene utile spesso, soprattutto quando bisogna organizzare una via di fuga o quando suona all’improvviso un allarme che ci coglie del tutto impreparati. Fosse solo per questi aspetti, il gioco meriterebbe un bel 8 pieno, ma Shark Punch non ha posto altrettanta attenzione su altri elementi importanti, soprattutto nel sistema di controllo. Aprire e gestire l’inventario dei personaggi con quella odiosa rotella non è proprio il massimo della vita e anche il sistema di selezione multipla, che funziona bene o male come quello di un classico RTS, è piuttosto impreciso, per non parlare della difficoltà nel riconoscere un personaggio invece di un altro se non per la capigliatura, e a volte nemmeno da quella. Anche l’assenza di una vera e propria pianificazione del colpo, come invece accade in Payday 2 ad esempio, si fa sentire e ad andarci di mezzo è un po’ tutto l’aspetto tattico. Insomma, i difetti, seppur non gravissimi, ci sono e a lungo andare smorzano un po’ l’entusiasmo iniziale per un titolo che rimane comunque caldamente consigliato a chi cerca uno strategico un po’ diverso dal solito e con un suo stile ben definito, originale e personale.        

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