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martedì 11 agosto 2015

Rainbow Six Siege


  • Piattaforme:PC, PS4, Xbox One

  • Genere:Sparatutto

  • Sviluppatore:Ubisoft

  • Data uscita:13 ottobre 2015

     

     

    La serie Rainbow Six, fin dalle origini, ha tentato di coinvolgere i suoi giocatori in un approccio tattico – nella pianificazione della propria strategia prima di agire – e alla Gamescom abbiamo avuto modo di notare in prima persona che Rainbow Six: Siege vuole seguire la medesima filosofia. Questa volta, Ubisoft ci ha dato la possibilità di giocare un 5v5 contro altri colleghi dell'informazione arrivati un po' da tutto il pianeta, lasciandoci immergere in una modalità competitiva che ha svelato diverse meccaniche degne della vostra attenzione.
    Una volta lanciata la partita, abbiamo potuto scegliere quale degli operatori impersonare, con la consapevolezza che quello selezionato da un compagno non poteva essere utilizzato da nessun altro. Ognuno dei soldati vanta degli equipaggiamenti unici e delle specialità, ed è quindi possibile sceglierli sia in base al modo in cui possono incastrarsi con gli alleati, sia fondandosi sulle proprie abilità come giocatori: se siete votati all'assalto meglio optare per un soldato pesantemente armato, mentre se ad esempio la vostra mira è poco lodabile potete sempre rendervi utili per la squadra alzando lo scudo e proteggendo i tiratori dal fuoco avversario.
    Fatte le dovute considerazioni, mentre venivamo guidati in cuffia da Ubisoft, abbiamo appreso lo svolgimento della modalità: saremmo stati divisi in due squadre, una d'attacco e una di difesa. Quest'ultima avrebbe avuto il compito di barricarsi e difendere un'area fino alla fine del round, sopravvivendo con almeno un elemento, mentre l'altra doveva ovviamente raggiungere l'obiettivo opposto, sfondando le barriere e sterminando gli avversari.
    Il match si è svolto al meglio dei tre round (anche se per la caduta della connessione non è stato purtroppo possibile completare l'ultimo), e nel primo abbiamo vestito i panni della squadra d'assalto. Prima di dare il via ai combattimenti, abbiamo così avuto a disposizione qualcosa in più di trenta secondi per guidare dei droni, e farli andare in giro per la nuova mappa mostrata in cerca dell'ubicazione del team avversario. Riuscendo a scovarli, avremmo avuto ovviamente un vantaggio tattico nel momento dell'assalto. Di contro, quando si vestono i panni della squadra in difesa, si può sfruttare quel tempo per fortificare l'area di presidio, sbarrando le finestre, rafforzando i muri che potevano essere distrutti e disseminando l'ambientazione di filo spinato e – se in dotazione al personaggio scelto – di trappole esplosive.
    La mappa si chiama Hereford, ed è un capannone/armeria su più livelli in cui l'azione è persino più tesa rispetto a quanto visto in House e Plane, in virtù del numero impressionante di finestre da cui entrare, di passaggi e stretti corridoi. Attenzione però, perché anche questa mappa varia parecchio di piano in piano, e una volta arrivati nel sotterraneo si apre sensibilmente, portando i giocatori a dover cambiare seccamente strategia d'attacco.
    Scaduto il tempo, è venuto il momento di avviare il round, e sempre sotto la voce guida della software house francese ci siamo trovati a collaborare strettamente per raggiungere il nostro scopo, in questo caso dividendoci in due mini-team per tentare di prendere in una morsa a tenaglia i terroristi interpretati dagli altri giocatori. L'approccio è insomma estremamente tattico, e la corsa a perdifiato verso l'avversario in cerca dell'headshot o della raffica letale non solo è sconsigliata e inefficace, ma non viene neanche perdonata: Siege sposa infatti il realismo, e prendere fucilate dal nemico non solo vi manderà al tappeto, ma vi escluderà dal resto del round, dal momento che non è previsto il respawn. Durante la nostra prova gli avversari non sono riusciti ad ucciderci, ma ci è stato spiegato che, in caso di morte, si possono osservare i compagni per tentare di dare loro indicazioni utili. Così – sfondando pareti e superando le fortificazioni, in un gameplay elettrizzante di pochi ma intensi minuti, che sale rapidamente di ritmo nel momento in cui c'è l'impatto tra i due team – abbiamo portato a casa l'1-0. 
    È stato divertente e forse ancora più interessante mettersi poi in difesa, dal momento che ci siamo ritrovati a collaborare in modo ancora più stretto con i compagni: dividendoci le aree della struttura, abbiamo fortificato tutto ciò che si poteva, spargendo anche del filo spinato, ed abbiamo poi atteso pazientemente il loro inevitabile arrivo, acquattandoci negli angoli per sorprenderli nel momento in cui le nostre barriere sarebbero state forzate. Anche in questo caso, l'approccio si è rivelato vincente, e l'intero team è effettivamente riuscito a collaborare per il raggiungimento dello scopo.
    Ci sono insomma bastati due round per comprendere che ciò che conta in Rainbow Six: Siege è davvero la tattica. Ubisoft ne è pienamente consapevole, e per questo motivo ci ha presentato in alpha la Spectator Cam: grazie ad essa, un undicesimo giocatore può unirsi alle partite e semplicemente assistere al match o vagando in prima persona, o utilizzando la visuale tattica che gli consente di vedere l'ambientazione dall'alto o di seguire i soldati in campo, apprendendo le loro strategie e i trucchi dei più esperti. In questo modo, insomma, si favorisce ulteriormente una rincorsa alla pianificazione, dal momento che anche chi ancora non è riuscito ad elaborare un suo piano su una mappa o a prendere confidenza con le strutture in essa presenti, può seguire agevolmente l'esempio degli altri, facendosi magari venire qualche buona idea.

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