Piattaforme:PC, PS4, Xbox One
Genere:Avventura grafica
Sviluppatore:Uppercut Games
Data uscita:5 agosto 2015 (PS4-PC) - 7 agosto 2015 (Xbox One)
Una città parzialmente sommersa accoglie
una minuscola barca da pesca alla deriva. A bordo, una ragazzina
stremata da un viaggio verso l'ignoto che sembra interminabile; accanto a
lei, giace suo fratello gravemente ferito, immobile, in lotta tra la
vita e la morte. Quando la prua cozza contro il basso muricciolo di
un'antica costruzione, Miku prende in braccio l'esanime Taku, mette i
piedi sulla terraferma e si dirige verso un rudere. Lo adagia su un
letto di pietra e si imbarca nuovamente alla ricerca di cure mediche che
possano salvargli la vita. In Submerged però non è rimasto più
nulla: l'acqua ha quasi inghiottito ogni cosa, dal mare fanno capolino
animali che sembrano avvolti da una mucillagine verdastra e nessun uomo
abita più quel luogo abbandonato da tempo immemore.
La
solennità della presentazione vorrebbe in qualche modo ricordare titoli
come Shadow of the Colossus, ma si tratta di un tentativo goffo e
infelice di allinearsi a un filone in cui Submerged vorrebbe far parte
senza tuttavia riuscirci, soprattutto per via di una evidente mancanza
di sensibilità artistica. È in particolar modo il deficit tecnico a
svilire la potenza comunicativa dell'opera, che fa timidamente capolino
solo nel prologo, andando via via scemando fino a sfumare
nell'anonimato. La storia dei due è molto semplice ma sin troppo
sibillina, e viene narrata esclusivamente da poche immagini stilizzate e
non sempre chiare; a differenza di quella dedicata alla memoria del
luogo, tenuta separata dal menù e forse fin troppo sfilacciata e
confusionaria, si riesce comunque a comprendere.
Le immagini
capaci di ricostruire il passato della città sommersa sono in realtà dei
collezionabili, e perderne qualcuno significa avere un quadro talmente
provvisorio da non permettere neanche di azzardare un paio di ipotesi
valide. Evidentemente gli sviluppatori volevano fornire un motivo in più
per trattenere i giocatori all'interno del mondo diSubmerged, ma la
sostanziale ripetitività delle azioni è in realtà un deterrente che
lascia desiderare a tutti una rapida conclusione, che arriva al massimo
in tre ore.
L'idea di lasciare scoprire all'utente ciò che il
mondo di gioco ha da offrire è certamente buona, ma considerando che la
mappa (di dimensioni modeste) ha un insufficiente numero di attrattive,
si tratta di un'iniziativa tutto sommato sprecata. Per tutto l'arco
dell'avventura vi ritroverete infatti a fare la spola dal giaciglio di
Taku agli edifici principali in cui si trovano i kit di primo soccorso,
perdendo rapidamente interesse per tutto il resto. Mentre vi spostate
con la barca, userete un cannocchiale per individuare le scorte mediche,
i potenziamenti per aumentare la velocità di spostamento e i disegni
"tribali" che danno una'idea abbozzata del passato della città; tuttavia
gli unici oggetti veramente utili, quelli che fanno progredire il
gioco, sono per l'appunto gli unici da portare a Taku. Ce ne sono pochi e
sono tutti disposti con criterio lungo la mappa, che viene mostrata
gradualmente al vostro passaggio senza presentare mai autentiche
sorprese o zone che premiano in qualche modo le ricerche più meticolose.
Gli
edifici che emergono parzialmente dalle acque sono sostanzialmente
tutti uguali. Il loro design non dimostra alcun tipo di sforzo creativo e
sottolinea al contrario un lavoro neghittoso, rilassato e privo di
ambizione. Considerando che non è possibile entrare in nessuna di queste
costruzioni e che tutta l'azione si basa su semplici scalate che
portano fino al tetto, avere come segno distintivo il solo nome sulle
diverse insegne è semplicemente inaccettabile. Una libreria, un paio di
alberghi, una banca e altri stabili hanno variazioni minime della
medesima struttura di base, che consiste in qualche balconata, piante
rampicanti sulle facciate, tubi e cornicioni. Questi pochi elementi sono
continuamente rimescolati per dare un'impressione di diversità che di
fatto non esiste, visto che si tratta sempre di un impasto poco
variegato che riduce ai minimi termini il level design. Dopo aver
reperito le prime scorte, capirete qual è l'andazzo e di conseguenza
saprete già cosa aspettarvi dal resto del gioco, che ha poco da dire
anche per quanto riguarda gli elementi di contorno. Il senso di scoperta
dei ruderi della città si limita a uno sparuto gruppo di attrazioni,
come statue antiche o una ruota panoramica. I cosiddetti "completisti"
tenderanno forse a cercarle tutte, ma tutti gli altri si limiteranno
allo stretto indispensabile, che rappresenta in verità la maggior
percentuale di ciò che Submerged offre.
Tecnicamente l'uso
dell'Unreal Engine 4 non ha dato grandi frutti: va segnalata una
modellazione poligonale appena nella media e una qualità delle texture
piuttosto bassa, con elementi dello scenario che sembrano incollati alle
pareti. C'è anche qualche glitch visivo e appaiono degli sfarfallii
sulla superficie dell'acqua quando la telecamera ruota d'improvviso e si
ferma là dove acqua e rocce si uniscono. Non bastano nemmeno il meteo
dinamico e il ciclo giorno/notte a dare credibilità alla città che fu: è
tutto troppo smorto, le creature umanoidi che vi osservano da sopra le
rocce sono anonime e la navigazione in mezzo ai soliti oggetti non è
esattamente così rilassante e piacevole come dovrebbe. La colonna sonora
è buona ma poco varia, e raramente riesce a comunicare la drammaticità
di ciò che accade. Considerando poi il pessimo e sbrigativo finale, è
veramente difficile dare la sufficienza all'opera di Uppercut Games, che
voleva mettere in scena una storia di sacrificio, redenzione e
determinazione, ma ha finito col vanificare tutto per via della troppa
fretta.
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