Piattaforme:PC, PS4, Xbox One
Genere:Survival horror
Sviluppatore:OSome Studio
Data uscita:3 marzo 2015 (PC) - 4 marzo 2015 (PS4) - 6 marzo 2015 (Xbox One)
Se un colosso come Activision ha deciso di pubblicare l’opera prima di uno studio indipendente – ho pensato – non dev’essere stato per un capriccio. Deve avere avuto la certezza che White Night fosse un’opera di caratura ben più elevata rispetto a quelle sperimentali e spesso senz’anima che si affacciano di continuo sul mercato.Un survival horror di stampo classico, in bianco e nero, rappresenta già un azzardo non da poco, ma i ragazzi di OSome Studio dichiarano di essere fortemente ispirati da una visione aperta e matura del videogioco, nutrita da un’evidente cultura letteraria, cinematografica e teatrale. E in White Night, per tutto l’arco dell’avventura, tutto ciò si avverte palesemente, con una chiarezza di intenti a cui difficilmente abbiamo avuto l’onore di assistere negli ultimi anni.Siamo nella Boston del primo dopoguerra, in quel periodo che abbraccia il Proibizionismo, la crisi del ’29 e le prime manovre del New Deal varate da Roosevelt. Sono gli anni delle grandi star del jazz, gli anni ruggenti del grande sviluppo e quelli successivi del tracollo economico. White Night dipinge questo spaccato di storia con pennellate precise, decise e a suo modo autorevoli, creando la scenografia ideale lungo cui si muovono i suoi personaggi ambigui, dissoluti, soli e disperati. La scrittura dei testi (così come l’encomiabile localizzazione in italiano) è di un livello superiore, pari a quella di un racconto di inizio ‘900: articolata, ricca di suggestioni, citazioni coltissime e carica di un potere immaginifico che ha il potere di calare l’utente all’interno di una storia dai tratti foschi, cupi e dal chiaro respiro hitchcockiano. Trattandosi di un survival horror story-driven, non avrebbe potuto essere altrimenti, ma laddove in molti falliscono nel costruire pilastri portanti come l’atmosfera ideale e uno sfondo credibile, White Night riesce a fare qualcosa di davvero eccezionale, ponendosi sul gradino dove sostano silenziosamente le migliori opere d’autore. Ma attenzione a cantare vittoria sin dall’inizio, perché la creazione di OSome è sì una gemma, ma presenta qualche imperfezione sulle sfaccettature più in vista.
La conduzione di gioco si rifà ai classici survival horror di un tempo come il primo Resident Evil o Alone in the Dark, con ritmi compassati e una spiccata propensione per l’esplorazione degli ambienti, che qui costringe il giocatore a essere paziente e incredibilmente meticoloso. Sebbene appaiano sempre delle icone contestuali nel momento in cui ci si avvicina agli oggetti di maggior interesse, bisogna ammettere che lo stile grafico è talvolta d’impaccio, perché rende un po’ impastata l’immagine e di conseguenza più complicata l’identificazione dello scenario. La situazione si complica ulteriormente quando le inquadrature – rigorosamente fisse – mostrano il protagonista in lontananza. E diventa insopportabile quando a tutto ciò si somma un' IA nemica e un posizionamento dei fantasmi davvero poco indulgenti, specialmente a partire dal quarto capitolo.Le fasi finali si tramutano spesso in sezioni da percorrere effettuando precise gimkane, con la speranza di non sbattere contro i fantasmi e dover così ricominciare tutto dall’ultimo checkpoint. Checkpoint, per l’appunto, attivabili sedendosi su alcune poltrone da cui è possibile salvare i progressi di gioco. Il consiglio è di farlo continuamente, tutte le volte che se ne ha la possibilità, perché morire in White Night è semplicissimo, così come adirarsi e farsi prendere un po’ dalla frustrazione. Va però ben specificato che se è vero che in alcuni punti la densità dei nemici e il loro raggio d’azione sono mal calcolati, è vero anche che spesso i game over sono dovuti all’eccessiva fretta del giocatore, ormai disabituato ai ritmi degli horror degli anni ’90. Quando bisognerà spostarsi rapidamente, le animazioni e gli improvvisi cambi di prospettiva non giocheranno a vostro favore, ma se entrerete nel mood di gioco, vi renderete conto che White Night è un titolo che è stato studiato per essere goduto in gran tranquillità, senza mai cedere il passo alla fretta. Non vi sentirete realmente minacciati o in pericolo, e non avvertirete nemmeno quell’ansia tipica che sa trasmettere il genere; sarete piuttosto invasi dalla tensione nervosa e da quel senso di scoperta che solo i thriller più avvincenti sanno stimolare. White Night è scritto divinamente. Ha un senso del ritmo perfetto, una cura per i particolari d’altri tempi, un modo di raccontarsi efficace, diretto e in linea col periodo storico in cui è ambientato. Non si fa problemi a essere crudo quando deve, e non è mai gratuito o fuori luogo: semplicemente, sa come gestirsi, come tirarvi dentro, come invischiarvi e non lasciarvi più. Qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che un titolo story-driven ha in un certo senso il dovere di lasciarsi giocare più agevolmente, ma sudare per arrivare all’obiettivo e apprendere per gradi i particolari di una storia simile, così dolce e agghiacciante, ha tutto un altro gusto. Pure gli enigmi sono molto buoni e decisamente sopra la media, sia per originalità che per difficoltà. Anch’essi si piegano in favore della storia, soprattutto nel finale, quando si mescolano inaspettate rivelazioni e un gusto per la suspense davvero raffinato.
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lunedì 9 marzo 2015
White Night
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