Ethero

lunedì 13 gennaio 2014

Starbound


  • Genere:Platform

  • Sviluppatore:Chucklefish Games

  • Data uscita:2014

     

    Pensate per un attimo alle patatine fritte. Le patatine fritte sono delle infami. Voi siete lì, già pieni come barili dopo esservi pappati tre etti di hamburger di manzo con salse varie, e loro vi aspettano, quasi orientandosi verso di voi con la loro dorata e bastarda croccantezza. Quindi le mangiate. Anche se siete già pieni le mangiate, e continuate a mangiarle finché non sono finite. Poi arrivate a casa rotolando e vi pentite di ciò che avete fatto.
    Ecco... Starbound al momento vanta una bastardaggine simile. Tra saldi di Steam e sconti natalizi nelle librerie dei videogiocatori ci sono dozzine e dozzine di titoli bellissimi da finire, di esperienze da provare e di storie da vivere. E invece arriva lui, con la sua formula maledetta, e brucia lentamente tutte le vostre ore libere, mentre la lista dei giochi arretrati si allontana sempre di più. 
    E, sia chiaro, non ci sarebbe alcun problema se il gioco fosse completo. Peccato che stiamo parlando di una beta, e che potete tranquillamente giocarci per decine e decine di ore, ma un bel giorno i vostri personaggi, le vostre scoperte, e le vostre conquiste verranno cancellate brutalmente da un bel wipe, causato dall'arrivo delle prossime patch contenutistiche. 
    Il motivo per cui Starbound è così terrificante? Non si riesce a smettere anche con questa consapevolezza. Pur volendosi trattenere, alla fine ci si ritrova con una decina buona di ore di giocato in un giorno e il desiderio di vedere di più, a discapito di tutto il resto.
    Noi siamo entrati in questo turbine inarrestabile, uscendone temporaneamente per darvi le nostre impressioni a riguardo. E l'unica cosa che ci è rimasta da chiederci è “cosa ci accadrà quando Starbound sarà finalmente completato?”
    Inizialmente Starbound potrebbe sembrarvi Minecraft in 2D. Compimenti, ci avete quasi preso. Le basi iniziali però sono molto più pericolose per la vostra vita sociale, perché se da una parte (escludendo l'adventure mode del titolo di Notch) si ha un sandbox dove bene o male l'unica cosa chiesta al giocatore è costruire, qui siamo di fronte a un titolo che invece è costruito attorno all'esplorazione.
    Partirete da un pianeta a casaccio in una galassia sconfinata, dove vi verrà richiesto di raccogliere risorse e di completare alcune semplici quest. Gli obiettivi sono basilari: dotati di un manipolatore di materia potrete raccogliere legna, pietra e fibre vegetali per costruire vari oggetti, tra cui magari un rifugio, e in seguito creare strumenti da lavoro come picconi e accette per recuperare risorse più rapidamente. Fin qui Minecraft al 100%, con tanto di ciclo giorno/notte e mostruosità che diventano leggermente più pericolose in notturna, nonostante in Starbound le creature aggressive abbondino anche alla luce del sole. Quando tuttavia avrete raccolto abbastanza carbone bruciando legna o scavando a fondo, potrete usarlo come carburante per la vostra nave, e da lì dedicarvi alla scoperta dei misteri del cosmo. E' a questo punto che vi si paleserà la più grande forza del gioco. Siamo di fronte a un videogame che sfrutta un universo procedurale, pieno zeppo di pianeti ricchi di misteri generati randomicamente ma spesso persino migliori di mondi accuratamente studiati dagli sviluppatori. Sceglierete una tra varie razze aliene (umani compresi) e via, verso le stelle, per scoprire cosa le varie galassie hanno da offrire.
    Al momento gli algoritmi usati sono già molto complessi, e ci è capitato davvero di trovare di tutto, da templi popolati da pericolose guardie a prigioni abbandonate dominate dai criminali, da dungeon sotterranei a misteriosi laboratori ripieni di trappole. Girando di pianeta in pianeta capita di trovare qualche villaggio o edificio simile, ma ogni volta è sempre una scoperta, ed è solo l'inizio. Dozzine sono le razze di bestie pacifiche o meno che scorrazzano sulle superfici, innumerevoli le viste sullo sfondo, gli ecosistemi, le armi e i pericoli che si possono trovare.
    Non è un titolo particolarmente impegnativo, anche perché l'unica penalità una volta morti è la perdita di qualche prezioso pixel, la moneta del gioco, ma non mancano le complessità. Ci sono sistemi di sviluppo interni legati a scoperte tecnologiche sparse per i pianeti, che permettono al proprio alter ego di eseguire salti doppi, scatti innaturali o altre peripezie, tier di armatura legati ai materiali scoperti, mappe spaziali da costruire con oggetti droppati da poderosi boss che sbloccano nuovi settori dell'universo di difficoltà più elevata, e tante altre chicche. 
    Insomma, l'insieme di esplorazione galattica, interazione con il mondo alla Minecraft, e sviluppo del personaggio è una combinazione incredibile, che droga letteralmente il giocatore. 
    Non è finita. L'altro motivo per cui Starbound cattura con molta più cattiveria ed efficacia di altri titoli simili è la velocità della progressione. Basta una manciata di ore a chi ha un po' di esperienza con questa tipologia di giochi per capire come muoversi, raccogliere le giuste risorse e iniziare a esplorare come un novello capitano Kirk senza equipaggio. Se poi si affronta il gioco con qualche amico, sfruttando un sistema a server simile proprio a quello del titolo Mojang, è la fine. Non ci si stacca più dallo schermo, e si passano giornate intere a scavare per raggiungere metalli preziosi, costruire rifugi sempre più elaborati, o chissà cos'altro. 
    E, lo ripetiamo ancora, è tutto in beta. Si sta ancora evolvendo. Sta ancora crescendo. Gli sviluppatori vogliono inserire una questline più longeva che chiarifichi meglio le meccaniche, visto che ora si utilizza per lo più la Wiki ufficiale, vogliono dare all'utente la possibilità di allargare e modificare sensibilmente la propria astronave oltre al pianeta scelto come “casa” dove è possibile teletrasportarsi in ogni momento, e vogliono addirittura inserire fasi di navigazione galattica e astronavi gigantesche esplorabili. 
    Quando tutto questo verrà rilasciato per noi sarà un disastro. Quindi, per favore, non avvertiteci, o dovremo scappare in un luogo dove la tecnologia non potrà mai più raggiungerci.

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